Quella lenta riscoperta delle proprie origini ricordando i caduti austroungarici contro la damnatio memoriae del nazionalismo italiano

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Timidamente, negli anni, son sorti dei cippi, delle targhe, dei monumenti, defilati o meno, con i quali ricordare ciò che dall'avvento del Regno d'Italia in poi in buona parte del Friuli è stato sostanzialmente cancellato dalla memoria pubblica, ma non ovviamente da quella privata. Un territorio legato all'impero asburgico, che ricorda i propri caduti italiani che hanno lottato per la propria terra asburgica. Nei ricordi  memorie delle famiglie che si son tramandate nel tempo è difficile raccogliere testimonianze negative di quel periodo, sostanzialmente si viveva tutti assieme, ognuno con le proprie peculiarità e l'irredentismo italiano era solo una minoranza di un manipolo di esagitati. Poi, come ben sappiamo, con la guerra, le cose son cambiate in modo terrificante, per arrivare alla dannazione della memoria che ha voluto cancellare secoli e secoli di appartenenza asburgica. Lentamente, questi cippi, targhe, dal cimitero di Ronchi, al comune di Villesse, a Lucinico,

Le due sinistre opposte scese in piazza.Da quella insieme ai 40mila di Torino a quella invisibile dei 100mila di Roma


Due manifestazioni importanti. Dal peso politico chiaramente ed evidentemente diverso. Una manifestazione a Torino, a sostegno della Torino Lione, che nel corso dei decenni ha subito contestazioni, stop, repressioni verso chi diceva no, militarizzazioni e quant'altro ancora. A cui ha aderito anche una parte della sinistra, o meglio quella che da alcuni viene considerata come tale, il Pd. Ed il tutto in un Paese che alle prime piogge è franato, collassato, con miliardi di euro di danni, con lo stato d'emergenza dichiarato in 11 regioni su 20. Si continua a parlare di grandi e inutili opere quando l'unica opera che servirebbe è solo la messa in sicurezza del territorio, già devastato sin oltre ogni limite di tolleranza accettabile. E poi una seconda sinistra. Quella dei 100 mila di Roma, Indivisibili sotto il segno dell'antirazzismo. E diventati invisibili. Totalmente ignorata dai principali media. Come se l'emergenza razzismo fosse finita, o fosse stata solo fuffa elettorale. Certo che se l'Italia deve ripartire dalla piazza di Torino, non stupiamoci se nei prossimi decenni si consolideranno al governo chi oggi ha il potere. Che forse è quello che un Paese da repubblica delle banane come il nostro effettivamente si merita, visto quello che succede. Questo è quello che insegna questo 10 novembre. La scollatura pesante ed evidente che c'è in Italia. Torino e Roma ne sono la vetrina chiara.

Marco Barone

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