Quella lenta riscoperta delle proprie origini ricordando i caduti austroungarici contro la damnatio memoriae del nazionalismo italiano

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Timidamente, negli anni, son sorti dei cippi, delle targhe, dei monumenti, defilati o meno, con i quali ricordare ciò che dall'avvento del Regno d'Italia in poi in buona parte del Friuli è stato sostanzialmente cancellato dalla memoria pubblica, ma non ovviamente da quella privata. Un territorio legato all'impero asburgico, che ricorda i propri caduti italiani che hanno lottato per la propria terra asburgica. Nei ricordi  memorie delle famiglie che si son tramandate nel tempo è difficile raccogliere testimonianze negative di quel periodo, sostanzialmente si viveva tutti assieme, ognuno con le proprie peculiarità e l'irredentismo italiano era solo una minoranza di un manipolo di esagitati. Poi, come ben sappiamo, con la guerra, le cose son cambiate in modo terrificante, per arrivare alla dannazione della memoria che ha voluto cancellare secoli e secoli di appartenenza asburgica. Lentamente, questi cippi, targhe, dal cimitero di Ronchi, al comune di Villesse, a Lucinico,

Se il 40% degli italiani e il 53% degli stranieri sono senza il diploma di scuola superiore e siamo penultimi per laureati in Europa

Che in Italia ci sia un problema nell'ambito dell'istruzione è un fatto notorio. Anche se negli ultimi anni propagande ed interventi legislativi scellerati sono andati nella direzione opposta e contraria a quella che servirebbe ad un Paese in difficoltà come il nostro. 
Un Paese da terza media. Lo sapevamo. Il problema è che questa situazione è sostanzialmente ferma. Mentre il resto del mondo progredisce. 

L'ISTAT evidenzia che "la quota di popolazione di 25-64 anni con almeno un titolo di studio secondario superiore è il principale indicatore per valutare il livello di istruzione formale conseguito in un Paese. Il diploma è infatti considerato il livello minimo indispensabile per acquisire le competenze di base richieste nella società attuale e ragionevolmente anche nella futura. In Italia, nel 2017 la quota di 25-64enni con almeno un titolo di studio secondario superiore è ancora piuttosto contenuta (60,9%, +0,8 punti rispetto al 2016) e molto inferiore a quella media europea (77,5%, +0,6 punti rispetto all’anno precedente)."

Una peculiarità che, tra i maggiori paesi europei, accomuna Italia e Spagna è il marcato vantaggio delle donne nei livelli di istruzione secondaria: 63,0% contro 58,8% le quote, di donne e uomini, con almeno il diploma di scuola secondaria superiore) nel nostro Paese a fronte di una sostanziale parità nella media Ue.

Un problema si pone anche con gli stranieri. 
Il gap nei livelli di istruzione è molto ampio guardando la cittadinanza delle persone. Tra gli stranieri solo il 47,7% possiede almeno il diploma di scuola secondaria superiore (o equivalente) contro il 62,5% degli italiani mentre il 12,1% ha conseguito un titolo terziario a fronte del 19,5% registrato per gli italiani. Il gap di cittadinanza è molto ampio in Europa, soprattutto in Francia e Germania. Fanno eccezione il Regno Unito, dove il livello di istruzione degli stranieri è superiore a quello dei cittadini inglesi, e la Spagna, che presenta quote di coloro con almeno un diploma secondario superiore piuttosto simili tra stranieri e locali.

Ritardo nella strategia Europa 2020
"Nel confronto con l’Europa, l’Italia ha una posizione molto arretrata riguardo al secondo obiettivo della strategia Europa 2020 legato all’istruzione: innalzare al 40% la quota di giovani 30-34enni con titolo di studio terziario. Questo obiettivo è stato giudicato fondamentale nella “società della conoscenza”, sia per stimolare la crescita economica sia per rendere compatibile crescita e inclusione sociale.Nel 2017, la quota di 30-34enni in possesso di titolo di studio terziario è stimata pari al 26,9% (39,9% la media Ue)."

Penultimi come laureati   
"Nonostante un aumento dal 2008 al 2017 di 7,7 punti l’Italia è la penultima tra i paesi dell’Unione e non è riuscita a ridurre il divario con l’Europa."

Oltre 2 milioni di giovani non occupati e non in formazione 
"Nel 2017, in Italia si stima che i giovani di 15-29 anni non occupati e non in formazione siano 2 milioni e 189 mila (24,1%): il 41,0% cerca attivamente un lavoro e il 29,8% sono forze di lavoro potenziali."

Abbandono degli studi
Continua ad essere un problema enorme la questione dell'abbandono precoce degli studi. 
"Nel 2017, la quota di 18-24enni che hanno abbandonato precocemente gli studi si stima pari al 14,0%; per la prima volta dal 2008 il dato non ha registrato un miglioramento rispetto all’anno precedenteIn Italia l’abbandono scolastico precoce è molto più rilevante tra gli stranieri rispetto agli italiani (33,1% contro 12,1%). Tuttavia dal 2008 ad oggi, proprio tra gli stranieri si è registrato il miglioramento più consistente."

Tutti dati che confermano che all'Italia serve una strategia nazionale in materia di scuola.

Marco Barone



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