Che in Italia ci sia un problema nell'ambito dell'istruzione è un fatto notorio. Anche se negli ultimi anni propagande ed interventi legislativi scellerati sono andati nella direzione opposta e contraria a quella che servirebbe ad un Paese in difficoltà come il nostro.
Un Paese da terza media. Lo sapevamo. Il problema è che questa situazione è sostanzialmente ferma. Mentre il resto del mondo progredisce.
L'ISTAT evidenzia che "la quota di popolazione di 25-64 anni con almeno un titolo di studio secondario superiore è il principale indicatore per valutare il livello di istruzione formale conseguito in un Paese. Il diploma è infatti considerato il livello minimo indispensabile per acquisire le competenze di base richieste nella società attuale e ragionevolmente anche nella futura. In Italia, nel 2017 la quota di 25-64enni con almeno un titolo di studio secondario superiore è ancora piuttosto contenuta (60,9%, +0,8 punti rispetto al 2016) e molto inferiore a quella media europea (77,5%, +0,6 punti rispetto all’anno precedente)."
Una peculiarità che, tra i maggiori paesi europei, accomuna Italia e Spagna è il marcato vantaggio delle donne nei livelli di istruzione secondaria: 63,0% contro 58,8% le quote, di donne e uomini, con almeno il diploma di scuola secondaria superiore) nel nostro Paese a fronte di una sostanziale parità nella media Ue.
Un problema si pone anche con gli stranieri.
Il gap nei livelli di istruzione è molto ampio guardando la cittadinanza delle persone. Tra gli stranieri solo il 47,7% possiede almeno il diploma di scuola secondaria superiore (o equivalente) contro il 62,5% degli italiani mentre il 12,1% ha conseguito un titolo terziario a fronte del 19,5% registrato per gli italiani. Il gap di cittadinanza è molto ampio in Europa, soprattutto in Francia e Germania. Fanno eccezione il Regno Unito, dove il livello di istruzione degli stranieri è superiore a quello dei cittadini inglesi, e la Spagna, che presenta quote di coloro con almeno un diploma secondario superiore piuttosto simili tra stranieri e locali.
Ritardo nella strategia Europa 2020
"Nel confronto con l’Europa, l’Italia ha una posizione molto arretrata riguardo al secondo obiettivo della strategia Europa 2020 legato all’istruzione: innalzare al 40% la quota di giovani 30-34enni con titolo di studio terziario. Questo obiettivo è stato giudicato fondamentale nella “società della conoscenza”, sia per stimolare la crescita economica sia per rendere compatibile crescita e inclusione sociale.Nel 2017, la quota di 30-34enni in possesso di titolo di studio terziario è stimata pari al 26,9% (39,9% la media Ue)."
Penultimi come laureati
"Nonostante un aumento dal 2008 al 2017 di 7,7 punti l’Italia è la penultima tra i paesi dell’Unione e non è riuscita a ridurre il divario con l’Europa."
Oltre 2 milioni di giovani non occupati e non in formazione
"Nel 2017, in Italia si stima che i giovani di 15-29 anni non occupati e non in formazione siano 2 milioni e 189 mila (24,1%): il 41,0% cerca attivamente un lavoro e il 29,8% sono forze di lavoro potenziali."
Abbandono degli studi
Continua ad essere un problema enorme la questione dell'abbandono precoce degli studi.
"Nel 2017, la quota di 18-24enni che hanno abbandonato precocemente gli studi si stima pari al 14,0%; per la prima volta dal 2008 il dato non ha registrato un miglioramento rispetto all’anno precedenteIn Italia l’abbandono scolastico precoce è molto più rilevante tra gli stranieri rispetto agli italiani (33,1% contro 12,1%). Tuttavia dal 2008 ad oggi, proprio tra gli stranieri si è registrato il miglioramento più consistente."
Tutti dati che confermano che all'Italia serve una strategia nazionale in materia di scuola.
Marco Barone
Commenti
Posta un commento