Quella lenta riscoperta delle proprie origini ricordando i caduti austroungarici contro la damnatio memoriae del nazionalismo italiano

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Timidamente, negli anni, son sorti dei cippi, delle targhe, dei monumenti, defilati o meno, con i quali ricordare ciò che dall'avvento del Regno d'Italia in poi in buona parte del Friuli è stato sostanzialmente cancellato dalla memoria pubblica, ma non ovviamente da quella privata. Un territorio legato all'impero asburgico, che ricorda i propri caduti italiani che hanno lottato per la propria terra asburgica. Nei ricordi  memorie delle famiglie che si son tramandate nel tempo è difficile raccogliere testimonianze negative di quel periodo, sostanzialmente si viveva tutti assieme, ognuno con le proprie peculiarità e l'irredentismo italiano era solo una minoranza di un manipolo di esagitati. Poi, come ben sappiamo, con la guerra, le cose son cambiate in modo terrificante, per arrivare alla dannazione della memoria che ha voluto cancellare secoli e secoli di appartenenza asburgica. Lentamente, questi cippi, targhe, dal cimitero di Ronchi, al comune di Villesse, a Lucinico,

L'Isonzo non è un fiume sacro né alla patria né ai popoli d'Europa



Quando nel 2017 l'Isonzo venne battezzato in modo improprio fiume "sacro ai popoli d'Europa" una delle poche forze politiche che protestò con tanto di striscione, fu una forza politica che alle ultime elezioni del 4 marzo a livello nazionale prese lo 0,95%. I cosiddetti fascisti del terzo millennio. La definizione di Isonzo come fiume sacro ai popoli d'Europa o sacro alla patria era sbagliato sia nell'una che nell'altra direzione. Come si legge sul sito del Ministero della Difesa: Dei tre fiumi, vere e proprie fortezze liquide, tra i cui bacini si sono snodate le vicende belliche più sanguinose del fronte italiano della Grande Guerra, il più noto a tutti è sicuramente il Piave, il fiume Sacro alla Patria per antonomasia.

Ed è l'unico che ha questo titolo. Anche se a dirla tutta collegare il concetto di sacralità alla guerra è una concezione a dir poco sconcertante del sacro e della sacralità. Gli altri due fiumi di cui si parla sul sito del Ministero solo il Tagliamento e l'Isonzo. Dell'Isonzo si ricordano i versi di Ungaretti:

"Stamani mi sono disteso/ in un'urna d'acqua/ e come una reliquia /ho riposato/ L'Isonzo scorrendo/ mi levigava /come un suo sasso /Ho tirato su /le mie quattr'ossa /e me ne sono andato /come un acrobata /sull'acqua (…)." Isonzo che è un fiume che nasce in Slovenia per sfociare nell'Adriatico, che ha conosciuto epopee, guerre, miti, non è mai stato sacro e mai lo potrà essere né alla patria né all'Europa, soprattutto se il concetto fantomatico di sacralità è collegato alla guerra di aggressione fatta dall'Italia contro l'Austria cagionando danni e sofferenze immani. Lasciatelo in pace questo fiume. Senza dar ragione a chi ha percentuali da prefisso telefonico e che vorrebbe dare lezioni morali con i suoi precetti che si richiamano ad un periodo storico che l'Italia ha con grande dignità e orgoglio sconfitto, o a chi in modo indipendente ed autonomo si improvvisa in gesta dannunziane per coprire un banale cartello stradale od a chi si è inventato in buona fede il concetto di sacralità per i popoli d'Europa, chiamatelo semplicemente fiume Isonzo, fiume tanto sloveno, quanto italiano quanto di questa fetta d'Europa ma sacro a nessuno.

Marco Barone



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