La celebrazione del fascismo della passeggiata di Ronchi di D'Annunzio e l'occupazione di Fiume

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Mio caro compagno, Il dado è tratto. Parto ora. Domattina prenderò Fiume con le armi. Il Dio d'Italia ci assista. Mi levo dal letto febbricitante. Ma non è possibile differire. Ancora una volta lo spirito domerà la carne miserabile. Riassumete l'articolo !! che pubblicherà la Gazzetta del Popolo e date intera la fine . E sostenete la causa vigorosamente, durante il conflitto. Vi abbraccio Non sarà stato forse un fascista dichiarato, D'Annunzio, certo è che non fu mai antifascista, era lui che aspirava a diventare il duce d'Italia e la prima cosa che fece, all'atto della partenza da Ronchi per andare ad occupare Fiume, fu quella di scrivere a Mussolini, per ottenere il suo sostegno. Perchè D'Annunzio ne aveva bisogno. Il fascismo fu grato a D'Annunzio, per il suo operato,  tanto che si adoperò anche per il restauro e la sistemazione della casa dove nacque D'Annunzio e morì la madre. E alla notizia della morte, avvenuta il 1 marzo del 193

Le ritorsioni in stile mafioso per ostacolare la verità per Giulio Regeni: arrestata Amal Fathy

Quello che è successo tra Italia ed Egitto, Europa ed Egitto è fatto notorio. Ha prevalso il torto dell'affare di stato sulla verità per Giulio. Compromessi, strette di mano, continuare a fare affari, i famigerati 5 miliardi di euro di business ed oltre, come se niente fosse, continuando a legittimare una dittatura quando poi noi nelle nostre scuole andiamo ad insegnare quanto belli sono i diritti umani, quanto bella è la nostra Costituzione. Costituzione e diritti umani denigrati da chi continua a relazionarsi con sorrisi e benevolenza con normalità assoluta con un sistema criminale che non ha niente da invidiare ad altre dittature che l'Europa ha conosciuto, combattuto e sconfitto.

Depistaggi, menzogne, calunnie, ritorsioni, sparizioni, per ostacolare la verità per Giulio in quell'omicidio di stato oramai noto a tutto il mondo nella sua dimensione, crudeltà, portata. Si colpiscono coloro che operano per cercare di arrivare a definirla questa verità in Egitto, dall'arresto di Metwaly mentre si apprestava a partire per Ginevra, per partecipare a una sessione del Consiglio dei diritti umani dell'Onu alla moglie del presidente Mohamed Lotfy, responsabile delle associazioni che seguono le indagini su Giulio, Amal Fathy, il passo è stato breve. Qualsiasi pretesto sarebbe andato bene per arrivare a realizzare la ritorsione a pochi giorni da quando dovrebbero essere consegnati i video sovrascritti dal 25 gennaio 2016 dalle telecamere a circuito chiuso della stazione della metropolitana di Dokki. Ogni passo, utile od inutile che possa essere realizzato verso la verità per Giulio e che possa mettere in dubbio o in difficoltà il sistema governante quel Paese, comporta delle reazioni tipiche di quella metodologia mafiosa che noi italiani ben conosciamo.

Altro non si deve fare ora che pretendere #FreeAmalFathy importante per arrivare alla verità per Giulio Regeni e non solo.


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     Marco Barone

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