La celebrazione del fascismo della passeggiata di Ronchi di D'Annunzio e l'occupazione di Fiume

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Mio caro compagno, Il dado è tratto. Parto ora. Domattina prenderò Fiume con le armi. Il Dio d'Italia ci assista. Mi levo dal letto febbricitante. Ma non è possibile differire. Ancora una volta lo spirito domerà la carne miserabile. Riassumete l'articolo !! che pubblicherà la Gazzetta del Popolo e date intera la fine . E sostenete la causa vigorosamente, durante il conflitto. Vi abbraccio Non sarà stato forse un fascista dichiarato, D'Annunzio, certo è che non fu mai antifascista, era lui che aspirava a diventare il duce d'Italia e la prima cosa che fece, all'atto della partenza da Ronchi per andare ad occupare Fiume, fu quella di scrivere a Mussolini, per ottenere il suo sostegno. Perchè D'Annunzio ne aveva bisogno. Il fascismo fu grato a D'Annunzio, per il suo operato,  tanto che si adoperò anche per il restauro e la sistemazione della casa dove nacque D'Annunzio e morì la madre. E alla notizia della morte, avvenuta il 1 marzo del 193

Veneto e FVG sono destinate a "fondersi"? E' in arrivo il grifone del NordEst?



Non c'è mai stato buon sangue tra Veneto e Friuli Venezia Giulia, nonostante il fascismo tramite la sua lettura distorta della storia in gran parte del FVG abbia disseminato i simboli della Serenissima, nonostante una concorrenza spietata tra queste due terre, battaglie spietate, dalle vicende storiche e tramandate delle saline al sistema portuale di questo terzo millennio, ad esempio. Per non parlare del pasticcio storico della Venezia Giulia, come se a Bologna gli si aggiungesse la qualificazione di "romagnola".  Una ridicolaggine storica che continua a sopravvivere inspiegabilmente al tempo. Doveva essere la Venezia Giulia, negli intenti, ponte verso quell'Adriatico sempre mare di conquista scivolando per le terre istriane corteggiate e desiderate dal sistema veneto a partire dalla sua antichissima storia. Per arrivare al presente, un presente che vede il FVG sempre più assimilato al Veneto, nonostante ridicole battaglie che vedono alcuni Comuni voler fuggire dal Veneto per entrare in Friuli, che hanno favorito la richiesta di maggior concessione di autonomia al Veneto, a cui il FVG assomiglia sempre di più, dalla politica al sistema strutturale ed economico. Insomma il dubbio è se il Veneto divorerà il FVG, se il leone mangerà l'aquila friulana e l'alabarda triestina verrà deposta oppure se semplicemente si arriverà ad una fusione tra due regioni contigue, confinanti, storicamente in conflitto ma che oggi vedono il FVG, a partire dal calo demografico pauroso, e dalla situazione complessiva sociale non certamente florida, essere in fase di assoluta debolezza e non in grado di reggere a quella che potrebbe sembrare per tanti una semplice ovvietà, per altri una grande bestemmia che  potrebbe portare al grifone del NordEst.

Marco Barone

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