La celebrazione del fascismo della passeggiata di Ronchi di D'Annunzio e l'occupazione di Fiume

Immagine
Mio caro compagno, Il dado è tratto. Parto ora. Domattina prenderò Fiume con le armi. Il Dio d'Italia ci assista. Mi levo dal letto febbricitante. Ma non è possibile differire. Ancora una volta lo spirito domerà la carne miserabile. Riassumete l'articolo !! che pubblicherà la Gazzetta del Popolo e date intera la fine . E sostenete la causa vigorosamente, durante il conflitto. Vi abbraccio Non sarà stato forse un fascista dichiarato, D'Annunzio, certo è che non fu mai antifascista, era lui che aspirava a diventare il duce d'Italia e la prima cosa che fece, all'atto della partenza da Ronchi per andare ad occupare Fiume, fu quella di scrivere a Mussolini, per ottenere il suo sostegno. Perchè D'Annunzio ne aveva bisogno. Il fascismo fu grato a D'Annunzio, per il suo operato,  tanto che si adoperò anche per il restauro e la sistemazione della casa dove nacque D'Annunzio e morì la madre. E alla notizia della morte, avvenuta il 1 marzo del 193

Fu Moro, fu moro, fu...moro



La mossa del Cavallo di Andrea Camilleri, oramai considerato un classico, ha avuto un successo strepitoso in televisione. E' emersa tutta la complessità della Sicilia, ambientato nella Sicilia post unità, fatta l'Italia ma senza gli italiani, perchè ogni terra aveva ed ancora oggi ha una sua radice una specificità che potrai comprendere solo immedesimandoti e parlando o conoscendo le sfumature di quella lingua, o dei vari dialetti. La genialità di Camilleri, uno degli ultimi cantastorie viventi che hanno attraversato due millenni e due secoli, in una terra dove le storie si raccontano, mitizzano dal vino di Vittoria che porterà all'ubriachezza di Polifemo da parte di Nessuno, all'impresa violenta dei Mille di quel Garibaldi che il Sud ha dovuto subire, per arrivare a quel moro che potrà essere ora verbo, ora aggettivo ora un nome identificativo di una persona la cui diversa interpretazione nell'enfasi della Sicilia come ben rappresentata tra i grandi come Verga, potrà determinare la vita o la morte dell'individuo. Fu Moro, fu moro, fu...moro. Il prete ucciso che sull'atto di morire pronunciò queste due parole, due parole che ora potevano identificare il vero colpevole di quello che sarà il suo  omicidio, ora un banale indizio riconducendo al colore della pelle dell'attentatore alla sua vita, ora semplicemente un senso di pietà per l'atto della morte che lo dominava violentemente. D'altronde la genialità dei siciliani è sempre stata profonda, ricordo quando venne raccontata una storia, molto banale, e la prospettiva poteva cambiare in modo diverso l'intero quadro. Un fedele mentre fumava chiedeva ad un prete se poteva pregare, ed il prete acconsentì senza alcun problema. Ma quando un secondo fedele chiese allo stesso prete se mentre pregava poteva fumare, accendersi una sigaretta, il prete lo rimproverò con tenacia perchè mentre si prega non si fuma, ma quando si fuma però si può pregare...

Marco Barone

Commenti

Post popolari in questo blog

Una storia per bambini della scuola primaria nella giornata Mondiale della Gentilezza

Come calcolare capienza di una piazza durante manifestazione?

Bruxelles e le vetrine hot