Quella lenta riscoperta delle proprie origini ricordando i caduti austroungarici contro la damnatio memoriae del nazionalismo italiano

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Timidamente, negli anni, son sorti dei cippi, delle targhe, dei monumenti, defilati o meno, con i quali ricordare ciò che dall'avvento del Regno d'Italia in poi in buona parte del Friuli è stato sostanzialmente cancellato dalla memoria pubblica, ma non ovviamente da quella privata. Un territorio legato all'impero asburgico, che ricorda i propri caduti italiani che hanno lottato per la propria terra asburgica. Nei ricordi  memorie delle famiglie che si son tramandate nel tempo è difficile raccogliere testimonianze negative di quel periodo, sostanzialmente si viveva tutti assieme, ognuno con le proprie peculiarità e l'irredentismo italiano era solo una minoranza di un manipolo di esagitati. Poi, come ben sappiamo, con la guerra, le cose son cambiate in modo terrificante, per arrivare alla dannazione della memoria che ha voluto cancellare secoli e secoli di appartenenza asburgica. Lentamente, questi cippi, targhe, dal cimitero di Ronchi, al comune di Villesse, a Lucinico,

Vertenza isontino: il lavoro è un diritto! Assemblea pubblica a Monfalcone il 23 gennaio ore 19

Esiste una questione "isontina"? Sì. Intendendosi per tale una problematica strutturale, composita e complessa che ha reso debole nel corso del tempo un territorio dalle estreme potenzialità, favorendo una pesante crisi nel settore industriale, lavorativo, sociale. Un territorio che non si può più permettere la chiusura di alcuna azienda e fabbrica perchè significherebbe accettare una sorta di fine dell'industrializzazione  sostenibile di questa zona profondamente depressa e di confine. 
Si è perso il conto della chiusura delle fabbriche e della perdita dei posti di lavoro. Ed ora il caso Eaton, reale e non potenziale o retorica, bomba sociale, è pronta ad esplodere con delle conseguenze pesantissime nell'isontino, nel triestino, nella bassa friulana che avrà effetti anche nell'intero NordEst.
Il sistema del capitale agisce e si comporta sempre nello stesso metodico modo. Nulla di eccezionale o straordinario emerge a Monfalcone, salvo il fatto che il tutto sia precipitato in una situazione di estrema gravità nel giro di un niente, un niente catastrofico. 200 famiglie a rischio di esclusione sociale, perchè quando perdi il lavoro qui non lo ritrovi più. Non esistono e non possono esistere altre soluzioni che battersi perchè quell'azienda rimanga operativa in questo territorio, ha centinaia di stabilimenti in tutto il mondo, da quasi 2000 dipendenti che aveva in Italia ne ha circa 700 attualmente. Altre soluzioni in questo momento non vanno prese in considerazione. L'eventuale ricollocamento alla Fincantieri, rischia di trasformare quell'azienda in una sorta di ammortizzatore sociale, conferendogli ulteriore potere di cui sinceramente non necessita e poi cosa significa essere ricollocati? Nelle ditte in appalto? In sub-appalto? In che condizioni? Con quali diritti? Perchè qui esiste anche un problema che si chiama Fincantieri, come è noto, dove i diritti son sempre meno, gli esternalizzati la maggioranza, con tutte le conseguenze sociali ben note. Si deve assolutamente evitare una guerra tra "poveri" rivedere l'intera sistema non a pezzettini ma nel suo complesso a partire dal conferimento di finanziamenti pubblici e per questo non si può ma si deve parlare di questione isontina e va affrontata come una vera e propria vertenza sociale.
 
Come Potere al Popolo Isontino si è organizzata per martedì 23 gennaio ore 19 presso la sede di RC in Monfalcone una iniziativa pubblica dal titolo chiaro: Vertenza isontino: il lavoro è un diritto Se ne discute assieme alle RSU di Eaton, Fincantieri ed altre realtà industriali della zona.



Marco Barone

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