Quella lenta riscoperta delle proprie origini ricordando i caduti austroungarici contro la damnatio memoriae del nazionalismo italiano

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Timidamente, negli anni, son sorti dei cippi, delle targhe, dei monumenti, defilati o meno, con i quali ricordare ciò che dall'avvento del Regno d'Italia in poi in buona parte del Friuli è stato sostanzialmente cancellato dalla memoria pubblica, ma non ovviamente da quella privata. Un territorio legato all'impero asburgico, che ricorda i propri caduti italiani che hanno lottato per la propria terra asburgica. Nei ricordi  memorie delle famiglie che si son tramandate nel tempo è difficile raccogliere testimonianze negative di quel periodo, sostanzialmente si viveva tutti assieme, ognuno con le proprie peculiarità e l'irredentismo italiano era solo una minoranza di un manipolo di esagitati. Poi, come ben sappiamo, con la guerra, le cose son cambiate in modo terrificante, per arrivare alla dannazione della memoria che ha voluto cancellare secoli e secoli di appartenenza asburgica. Lentamente, questi cippi, targhe, dal cimitero di Ronchi, al comune di Villesse, a Lucinico,

Nova Gorica interrompa i rapporti con Gorizia



Non è la prima volta e non sarà forse neanche l'ultima volta che Gorizia e l'Italia dovranno vivere un sabato nero. Ricevere certi nostalgici è un qualcosa di veramente incomprensibile che continua a trovare spazio e legittimazione in una zona di confine come questa che ha conosciuto più che altrove le barbarie compiute soprattutto contro gli sloveni. Non è un caso che anche Gorizia ha avuto il suo Narodni dom. Il 4 novembre del 1926, sei anni dopo l'incendio del Narodni dom,un manipolo di fascisti, festeggiando la Celebrazione della vittoria, entrarono violentemente nelle sale del Trgovski Dom, gettando in cortile libri, mobili, oggetti, tutto quello che si poteva gettare venne gettato via fino a costituire un mucchio da bruciare. E bruciarono libri, documenti, mobili,oggetti, simboli, bruciarono l'identità slovena, il riscatto sloveno, tra una folla di cittadini che osservava anche applaudendo ed inneggiando Viva l'Italia. E' inaccettabile che nella Repubblica nata dalla resistenza, dall'antifascismo si possano legittimare a livello istituzionale, situazioni come quelle che si ripetono puntualmente ed annualmente a Gorizia. Vedere entrare bandiere come quella della Rsi all'interno del Comune di Gorizia è un qualcosa che non può essere accettato come fatto abituale, normale, o semplicemente tipicamente "goriziano".

Non erano tanti i nostalgici, questo è vero, neanche i sostenitori giunti da più parti, ma i sintomi di questi tempi evidenziano bene come le cose, giorno dopo giorno, vanno sempre di più nella direzione nera. Un sabato nero per l'Italia e Gorizia. La Presidente dell'associazione Decima Mas-Rsi, al TG3 del FVG dopo aver ringraziato  coloro che oramai son noti come "i fascisti del terzo millennio", per il loro striscione, ha detto che  "ringraziamo il signore che una parte di Gorizia è italiana" e nella sala della giunta hanno intonato anche l'inno della decima per la prima volta. Ora come può una città come Nova Gorica fino a quando Gorizia continua a legittimare queste situazioni, continuare a relazionarsi con Gorizia, almeno a livello istituzionale? Una riflessione andrà fatta anche sull'antifascismo in generale e generazionale, perchè sinceramente ci si aspettava una risposta più corposa dalla provincia goriziana, viste anche le tante adesioni, almeno sulla carta pervenute al presidio indetto contro la Decima Mas, Casapound ecc.



Marco Barone

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