Tanta l'indignazione sollevata per l'intitolazione del carcere a Ernesto Mari, più sotto silenzio quella per Bigazzi a Gorizia, operanti nel periodo in cui dal Coroneo di Trieste partirono verso i campi di concentramento e sterminio nazisti tante persone la cui unica colpa era quella di essere dalla parte sbagliata, in quel momento maledetto per la nostra storia.
Sul Fatto Quotidiano si legge a proposito di Mari:
"Durante la Seconda Guerra Mondiale, all’epoca della gestione nazista dell’istituto penitenziario, era il comandante di quel carcere. In quell’edificio, come in molti altri, si praticava la tortura con modalità sistematiche. Dopo l’8 settembre ’43,
dal carcere di Trieste partivano ebrei, detenuti politici e partigiani
verso Auschwitz o verso la vicina Risiera di San Sabba. Da quest’ultima
si poteva venire smistati verso altri campi oppure soppressi e bruciati
anche dopo poche ore dall’arrivo.
Non conosciamo le responsabilità dirette di Ernesto Mari in questo
scenario. Egli fu tuttavia, come scriveva ieri un comunicato del
comitato provinciale dell’Anpi di Trieste, “per lo meno osservatore immobile, pur da posizioni di responsabilità e di comando”. Dopo che, all’inizio del maggio 1945, le truppe nazi-fasciste lasciarono Trieste, Ernesto Mari fu ucciso e infoibato a Basovizza. (...) intitolare
al suo nome l’istituto penale significa cancellare “le sue
responsabilità come comandante delle Carceri”.
Quali le motivazioni di tale dedica a Mari e Bigazzi?
Sul profilo Facebook del corpo di polizia penitenziaria si legge:
"Nell’immediato dopoguerra, nei primi di maggio del 1945 anche i
penitenziari subirono la ferocia e la scelleratezza di quelli che,
approfittando dei disordini e delle e insurrezioni, si impadronirono
dell’istituto di Trieste, forti del fatto di conoscerlo bene in quanto
li ristretti. Il personale in servizio fu dispensato da ogni attività e
le carceri comandate dagli insorti, iniziarono così le loro
persecuzioni. Il comandante Mari, “colpevole” di essere stato a capo del
carcere fu non solo cacciato con la sua famiglia dalla sua casa ma,
convocato da uno dei capi di quella feroce banda, fu tratto in arresto.
Lo tradussero più volte a villa Sgrè per interrogarlo, fu torturato per
la sola colpa di aver indossato la divisa degli Agenti di Custodia. Gli
improvvisati dirigenti usavano modi raccapriccianti e bestiali e nelle
carceri dei “Gesuiti”, succursale del “Coroneo” di Trieste, alcuni
agenti furono costretti ad assistere alle torture praticate sui
detenuti, il Comandante Mari venne martoriato con scudisciate. Durante
la notte l’agente capoposto sentì delle urla atroci provenire dalla
cella di Mari, ma non gli fu permesso dagli aguzzini di poter
intervenire, soltanto durante il giro della conta delle tre, potè
constatare che il Mari era riverso in un lago di sangue, senza potergli
prestare aiuto, né una parola di conforto perché controllato e
richiamato da uno dei pregiudicati comandanti. Ma il Maresciallo Mari
era sempre ugualmente sereno! La sua fine era però vicina e nella notte
del 23 maggio 1945 un camion con 19 persone partì alla volta di
Basovizza a 15 chilometri da Trieste, dove il Maresciallo Mari venne
barbaramente trucidato e inumato in una “foiba”. Non ebbero il coraggio e
il cuore neanche di comunicare il decesso alla sua famiglia, gli
comunicarono che era stato trasferito, ma non dove. I suoi cari
aggrappati alla speranza di rivederlo si chiusero nel dolore quando, nel
maggio del 1947 dalla foiba ”Plutone” vennero riesumate 19 salme, fra
le quali quella del Comandante Mari. Ecco come seppe immolarsi per il
dovere chi, compiva quotidianamente il suo lavoro, con zelo ed
abnegazione.
(tratto da: L’Agente di Custodia marzo 1951.)"
" Ernesto Mari, Maresciallo Agente di Custodia. L’Aquila 10 ottobre 1900 - Trieste 24 maggio 1945.
Il mattino del 1° maggio 1945 un gruppo di partigiani jugoslavi occupò
il Carcere giudiziario di Trieste. Il Comandante Ernesto Mari,
sottufficiali e agenti in servizio al “Coroneo” furono dispensati dagli
incarichi e sostituiti dagli occupanti, tra cui figuravano anche ex
detenuti animati da sentimenti di vendetta verso il Comandante. Nel
tentativo di arginare i soprusi, il Maresciallo Mari si mise in contatto
con le autorità del luogo. Convocato da uno dei capi della feroce
banda, Ernesto Mari fu tratto in arresto e sottoposto a sevizie.
Tradotto più volte a Villa Sgrè per essere interrogato, fu torturato per
la sola colpa di indossare la divisa degli Agenti di Custodia. Nella
notte del 23 maggio 1945 un camion con 19 prigionieri, tra cui Mari, il
Brigadiere Angiolo Bigazzi e l’Agente Filippo Del Papa, partì alla volta
di Basovizza a 15 chilometri da Trieste. Qui vennero tutti barbaramente
trucidati e gettati nella foiba “Plutone”. Nel maggio del 1947 dalla
foiba vennero riesumate le salme, fra le quali quelle di Mari, Bigazzi e
Del Papa.
Il 5 marzo del 1950, Ernesto Mari è stato insignito dal Ministero della Difesa della Croce al Merito di Guerra alla Memoria.
Con Decreto del Capo del Dipartimento del 14 luglio 2016 al Maresciallo Mari è intitolata la Casa Circondariale di Trieste."
Sul sito della polizia penitenziaria si legge:
Angiolo Bigazzi, Brigadiere Agente di Custodia. Volterra 1 luglio 1902 - 24 maggio 1945.
Il mattino del 1° maggio 1945 un gruppo di partigiani jugoslavi occupò
il Carcere giudiziario di Trieste. Il Comandante Ernesto Mari,
sottufficiali e agenti in servizio al “Coroneo” furono dispensati dagli
incarichi e sostituiti dagli occupanti, tra cui figuravano anche ex
detenuti animati da sentimenti di vendetta verso il Comandante. Nel
tentativo di arginare i soprusi, il Maresciallo Mari si mise in contatto
con le autorità del luogo. Convocato da uno dei capi della feroce
banda, Ernesto Mari fu tratto in arresto e sottoposto a sevizie.
Tradotto più volte a Villa Sgrè per essere interrogato, fu torturato per
la sola colpa di indossare la divisa degli Agenti di Custodia. Nella
notte del 23 maggio 1945 un camion con 19 prigionieri, tra cui Mari, il
Brigadiere Angiolo Bigazzi e l’Agente Filippo Del Papa, partì alla volta
di Basovizza a 15 chilometri da Trieste. Qui vennero tutti barbaramente
trucidati e gettati nella foiba “Plutone”. Nel maggio del 1947 dalla
foiba vennero riesumate le salme, fra le quali quelle di Mari, Bigazzi e
Del Papa.
Con Decreto del Capo del Dipartimento del 14 luglio 2016 al Brigadiere Bigazzi è intitolata la Casa Circondariale di Gorizia.
Dunque l'unica colpa era solo quella di indossare la divisa degli Agenti di Custodia.
Diverse le autorità intervenute all'inaugurazione di quella targa sia a Gorizia che a Trieste.
E le lacrime di coccodrillo che ora si vedono di chi si è reso complice con la legge sul giorno del ricordo, che tra le altre cose ha creato più danni che determinato benefici storici alla vicenda degli esuli, mescolata in modo improprio con la questione delle foibe, sono ancor più ignobili di chi almeno con una sua coerenza politica rivendica la sua convinzione storica che non dovrebbe trovare legittimazione alcuna, ma che invece la trova eccome nell'Italia che non ha mai fatto i conti con le sue responsabilità.
Se non si comprende questo, non si potrà comprendere il senso ed il perchè dell'intitolazione del carcere di Trieste o Gorizia a quelle persone.
Marco Barone
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