Quella lenta riscoperta delle proprie origini ricordando i caduti austroungarici contro la damnatio memoriae del nazionalismo italiano
Timidamente, negli anni, son sorti dei cippi, delle targhe, dei monumenti, defilati o meno, con i quali ricordare ciò che dall'avvento del Regno d'Italia in poi in buona parte del Friuli è stato sostanzialmente cancellato dalla memoria pubblica, ma non ovviamente da quella privata. Un territorio legato all'impero asburgico, che ricorda i propri caduti italiani che hanno lottato per la propria terra asburgica. Nei ricordi memorie delle famiglie che si son tramandate nel tempo è difficile raccogliere testimonianze negative di quel periodo, sostanzialmente si viveva tutti assieme, ognuno con le proprie peculiarità e l'irredentismo italiano era solo una minoranza di un manipolo di esagitati. Poi, come ben sappiamo, con la guerra, le cose son cambiate in modo terrificante, per arrivare alla dannazione della memoria che ha voluto cancellare secoli e secoli di appartenenza asburgica. Lentamente, questi cippi, targhe, dal cimitero di Ronchi, al comune di Villesse, a Lucinico,
Meno male che gente come colui che ha scritto ciò che avete appena letto incominciano a scomparire dalla faccia della terra, o per ragioni anagrafiche e morte naturale o perchè gli italiani incominciano a discernere tra cultura e bassa politica, tra arte e politicizzazione della cultura. C'è stato un periodo che biechi e incolti politicanti (tra cui, immagino, l'autore di questo blob) volevano abbattere, solo perché simbolo della Patria, il monumento a Vittorio Emanuele II (meglio noto come Altare della Patria), oggi rivalutato perché considerato uno dei capolavori della storia architettonica dell'umanità. Vergognosi atteggiamenti di individui incolti vorrebbero abbattere tutto ciò che è stato creato nella prima metà del XX secolo solo perché concepito negli anni delle dittature del secolo, fascismo, nazismo e comunismo: un secolo di architettura da rinnegare. Quegli stessi esseri immondi vorrebbero distruggere tutta la produzione artistica del Rinascimento perché prodotta durante i secoli delle Signorie in Italia: ricordo benissimo queste tesi perché ho abbastanza anni per averle dovute ascoltare, inorridito, durante i famigerati anni del '68, da parte di quegli stessi individui che sono oggi a capo, in veste di manager, di alcuni dei dei più importanti gruppi finanziari nel paese.
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