Siamo un piccolo Paese, che ha raggiunto la soglia di 60 milioni di abitanti e che probabilmente non solo non supererà mai più ma che rischia di vedere con il binocolo per i prossimi decenni. Certamente viviamo in una società di 7 e passa miliardi di persone, siamo troppi, ma chi pagherà più di altri lo spopolamento saranno i Paesi poveri e tra questi vi è ovviamente anche l'Italia.
Se il Sud rischia di vivere uno spopolamento pazzesco, nell'Europa, l'Italia è come il suo sud, vivrà uno spopolamento importante.
Cosa comunica l'ISTAT?
"La popolazione residente attesa per l'Italia è stimata pari, secondo lo scenario mediano, a 58,6 milioni nel 2045 e a 53,7 milioni nel 2065. La perdita rispetto al 2016 (60,7 milioni) sarebbe di 2,1 milioni di residenti nel 2045 e di 7 milioni nel 2065. Tenendo conto della variabilità associata agli eventi demografici, la stima della popolazione al 2065 oscilla da un minimo di 46,1 milioni a un massimo di 61,5. La probabilità di un aumento della popolazione al 2065 è pari al 7%"
Dunque nello scenario peggiore si perderebbero 14 milioni di abitanti rispetto alla popolazione odierna e non lontani dalla cifra enorme di un calo demografico di quasi 20 milioni di abitanti. In quello migliore la perdita è di "soli" 7 milioni di abitanti, cioè come se in un colpo solo sparissero le regioni del FVG, della Calabria, della Sardegna, le Marche ed Umbria.
Ma l'ISTAT evidenzia anche che "Appare dunque evidente uno spostamento del peso della popolazione dal Mezzogiorno al Centro-nord del Paese.
Secondo lo scenario mediano, nel 2065 il Centro-nord accoglierebbe il 71% di residenti contro il 66% di oggi; il Mezzogiorno invece arriverebbe ad accoglierne il 29% contro il 34% attuale. La sopravvivenza è prevista in aumento. Entro il 2065 la vita media crescerebbe fino a 86,1 anni e fino a 90,2 anni, rispettivamente per uomini e donne (80,1 e 84,6 anni nel 2015). L'incertezza associata assegna limiti di confidenza compresi tra 84,1 e 88,2 anni per gli uomini e tra 87,9 e 92,7 anni per le donne."
La soluzione non è un nuovo piano di natalità.
Ma accogliere i nuovi migranti e prepararsi a divenire un popolo multietnico con il plurilinguismo e multiculturale rivedendo lo strumento di concessione della cittadinanza, deve divenire più flessibile rispetto alla rigidità che lo continua a connotare.
Marco Barone
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