Quella lenta riscoperta delle proprie origini ricordando i caduti austroungarici contro la damnatio memoriae del nazionalismo italiano

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Timidamente, negli anni, son sorti dei cippi, delle targhe, dei monumenti, defilati o meno, con i quali ricordare ciò che dall'avvento del Regno d'Italia in poi in buona parte del Friuli è stato sostanzialmente cancellato dalla memoria pubblica, ma non ovviamente da quella privata. Un territorio legato all'impero asburgico, che ricorda i propri caduti italiani che hanno lottato per la propria terra asburgica. Nei ricordi  memorie delle famiglie che si son tramandate nel tempo è difficile raccogliere testimonianze negative di quel periodo, sostanzialmente si viveva tutti assieme, ognuno con le proprie peculiarità e l'irredentismo italiano era solo una minoranza di un manipolo di esagitati. Poi, come ben sappiamo, con la guerra, le cose son cambiate in modo terrificante, per arrivare alla dannazione della memoria che ha voluto cancellare secoli e secoli di appartenenza asburgica. Lentamente, questi cippi, targhe, dal cimitero di Ronchi, al comune di Villesse, a Lucinico,

E' più corretto dire che Ronchi è stata friulana che dei legionari

In una piccola ma complessa regione come quella del FVG, si registrano ancora oggi dei campanilismi pazzeschi, che minano in realtà le radici storiche, le specificità di questo complesso ma organico territorio che ha una storia unica nel panorama italiano. Il caso di Ronchi è certamente quello più emblematico, specialmente per le rimozioni storiche sostanziali che si sono affermate nel coso dei secoli, anche per colpa del nazionalismo estremo italiano.  Come è noto Ronchi in sloveno è chiamata Ronke, ed in friulano Roncjis. I rapporti con il Friuli sono stati importanti, anche se oggi incomprensibilmente rimossi, a partire dalla scoperta del suo nome. Ronchi venne citata per la prima volta nella donazione del 967 d.C. dell'imperatore Ottone I a favore del Patriarca di Aquileia. Atto che viene puntualmente celebrato e rimarrà sotto la sua giurisdizione per diverso tempo e quando questo venne soppresso il Territorio di Monfalcone fu aggregato ad Udine come tutta la parte veneta, mentre quella austriaca fu assegnata a Gorizia. Ed è interessante notare come dal 1420 al 1797, Ronchi di Sopra, Ronchi di Sotto, Selz, Soleschiano e Vermegliano appartennero sì alla Repubblica di Venezia ma alla provincia detta Patria del Friuli, anche se poi dal punto di vista tecnico e politico ed amministrativo per Patria doveva intendersi quella zona del Friuli rappresentata praticamente nel parlamento friulano. Poi, come è noto, salvo qualche parentesi, vi sarà l'importante dominio dell'Impero Austroungarico per arrivare alla catastrofe della prima guerra mondiale che vedrà drammaticamente questo territorio essere in prima fila e passare all'Italia. Ronchi di Monfalcone, anche se in tutti gli atti ufficiali veniva sempre indicata semplicemente come Ronchi, per mano del fascismo subirà uno dei primi processi di romanizzazione, a livello di toponomastica accaduti in Italia, chiamandosi Ronchi dei Legionari per omaggiare, dopo l'atto di fedeltà manifestato nei confronti di Mussolini, quella scellerata marcia di occupazione militare che condurrà alla disastrosa occupazione di Fiume. Marcia che in modo antistorico ed anacronistico ed antieuropeo viene ancora oggi non ricordata ma celebrata, capeggiata dal duce mancato, D'Annunzio, la cui lingua, come ha in modo efficace detto Wu Ming1 "è puramente “effettistica” e finalizzata a ottundere. Il termine supercazzola” sembra inventato per lui". Tanto detto, è certamente storicamente più corretto dire che Ronchi è stata friulana, e dunque potrebbe anche essere esposta la bandiera dei Friuli nel giorno della sua festa, che dei legionari, denominazione antistorica, frutto di manipolazioni fasciste e totalmente sconnessa dalla vera storia ed identità di questa piccola ma importante località, denominazione nella quale non si rispecchia e non può rispecchiarsi e per questo Ronchi continuerà ad essere chiamata solo e semplicemente Ronchi, o Ronke o Roncjis.
Marco Barone 

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