Quella lenta riscoperta delle proprie origini ricordando i caduti austroungarici contro la damnatio memoriae del nazionalismo italiano

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Timidamente, negli anni, son sorti dei cippi, delle targhe, dei monumenti, defilati o meno, con i quali ricordare ciò che dall'avvento del Regno d'Italia in poi in buona parte del Friuli è stato sostanzialmente cancellato dalla memoria pubblica, ma non ovviamente da quella privata. Un territorio legato all'impero asburgico, che ricorda i propri caduti italiani che hanno lottato per la propria terra asburgica. Nei ricordi  memorie delle famiglie che si son tramandate nel tempo è difficile raccogliere testimonianze negative di quel periodo, sostanzialmente si viveva tutti assieme, ognuno con le proprie peculiarità e l'irredentismo italiano era solo una minoranza di un manipolo di esagitati. Poi, come ben sappiamo, con la guerra, le cose son cambiate in modo terrificante, per arrivare alla dannazione della memoria che ha voluto cancellare secoli e secoli di appartenenza asburgica. Lentamente, questi cippi, targhe, dal cimitero di Ronchi, al comune di Villesse, a Lucinico,

Il futuro dell'Europa è senza più i vecchi Stati nazionali ma con le Macroregioni?

Il motto dell'Europa è unita nella diversità, l'inno è ancora senza testo, perchè la musica unisce tutte le diversità, anche se un testo pare essere in fase di redazione. Diversità, multiculturalismo, euro-cosmopolitismo, globalizzazione europea, integrazione. Tutti concetti meravigliosi, favolosi, ma che nella società di oggi sembrano, anche per scelte infelici dell'attuale e pregressa governance europea a livello economico, essere seriamente minati dal ritorno di vecchi e disastrosi nazionalismi. Forse si tratterà solo di urla di disperazione, dei morti viventi che ritornano, una sorta di zombie in salsa ottocentesca, destinati ad essere spazzati via dalle nuove generazioni che vogliono muoversi liberamente, vivere liberamente senza più confini e barriere. Il futuro dell'Europa sembra correre nella direzione delle Macroregioni di cui praticamente tutti ignorano l'esistenza, e forse in futuro, neanche tanto lontano, sono destinate a ribaltare la geografia politica e non solo politica dell'Europa e dell'Italia. Si tratta di progetti nati, così come nacque la CEE, poi Ce, ed ora UE, in primo luogo per coordinare l'intervento economico su determinate aree. Ma lo scopo finale sarà quello di fare in modo che, rafforzandosi in maniera importante e determinante il ruolo delle Regioni, queste possano negoziare, trattare, direttamente con Bruxelles senza coinvolgere i Paesi nazionali di cui fanno parte. Insomma le Regioni scavalcheranno lo Stato, si coordineranno con le Regioni della Macroregione di cui faranno parte per costituire inevitabilmente un nuovo corpus politico ed autonomo che minerà, ovviamente, il senso degli Stati così come oggi e ieri li abbiamo conosciuti. Non tutte le Regioni saranno interessate da questi processi, ma buona parte di quelle italiane sì, e tra queste vi è anche il FVG che rientra in due progetti Nella Macroregione regione Alpina, che riguarda l'Italia e altri quattro Stati membri dell'Ue (Austria, Francia, Germania, Italia e Slovenia), insieme a due Paesi terzi (Liechtenstein e Svizzera). E soprattutto in quella Adriatico Ionica che interessa i seguenti Paesi: Croazia, Grecia, Italia , Slovenia, Albania, Bosnia Erzegovina, Montenegro e Serbia. Il futuro dell'Europa è segnato dalla fine degli Stati nazionali, e dalle Macroregioni, dove si parleranno diverse lingue, dove si incroceranno diverse culture, diverse mentalità, diverse specificità, tutte unite dalla bandiera dell'Unione Europea con cui non riusciamo proprio ad aver alcuna confidenza? Bye Bye vecchi stati nazionali, Italia, Germania, Austria, Slovenia, Croazia o qualunque esso sia. Ma sarà realmente così? I tentativi scellerati di strumentalizzare la questione migranti, per creare ridicole barriere protettive, muri, reticolati, dall'Ungheria alla Slovenia, dall'Austria alla Croazia, dalla Francia e chissà quale altro Paese ancora, sono avvisaglie che vengono conferite ai Paesi confinanti, all'Europa, finalizzate a difendere quel proprio orticello isolato in un contesto globale dove solo l'Unione può essere la vera forza, purchè basata su principi fermi di solidarietà, uguaglianza, fratellanza, principi oggi ideali, e lungi dall'essere attuati, ed è da qui che si deve partire per una nuova Europa condivisa senza più vecchi ed anacronistici Stati nazionali.

Marco Barone

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