Quella lenta riscoperta delle proprie origini ricordando i caduti austroungarici contro la damnatio memoriae del nazionalismo italiano

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Timidamente, negli anni, son sorti dei cippi, delle targhe, dei monumenti, defilati o meno, con i quali ricordare ciò che dall'avvento del Regno d'Italia in poi in buona parte del Friuli è stato sostanzialmente cancellato dalla memoria pubblica, ma non ovviamente da quella privata. Un territorio legato all'impero asburgico, che ricorda i propri caduti italiani che hanno lottato per la propria terra asburgica. Nei ricordi  memorie delle famiglie che si son tramandate nel tempo è difficile raccogliere testimonianze negative di quel periodo, sostanzialmente si viveva tutti assieme, ognuno con le proprie peculiarità e l'irredentismo italiano era solo una minoranza di un manipolo di esagitati. Poi, come ben sappiamo, con la guerra, le cose son cambiate in modo terrificante, per arrivare alla dannazione della memoria che ha voluto cancellare secoli e secoli di appartenenza asburgica. Lentamente, questi cippi, targhe, dal cimitero di Ronchi, al comune di Villesse, a Lucinico,

Quella proposta di legge firmata Ziberna e Riccardi: valorizzare il resiano per chi non si riconosce nella comunità slovena

I consiglieri Novelli, Riccardi, Ziberna, De Anna, Marini, Piccin, Revelant hanno depositato al Consiglio Regionale del FVG una singolare proposta di legge che dovrebbe realizzare delle modifiche alla legge regionale 16 novembre 2007, n. 26(Norme regionali per la tutela della minoranza linguistica slovena). E cosa propongono? “ A fronte dell’importanza che riveste la tutela e la valorizzazione della minoranza linguistica storica del Resiano e delle varianti linguistiche delle Valli del Natisone, del Torre e della Val Canale, la presente proposta di legge mira a salvaguardare il patrimonio linguistico, culturale e storico proprio di coloro che, non riconoscendosi nella comunità autoctona di nazionalità slovena, rivendicano come propria l'identità trasmessa nei secoli attraverso le espressioni linguistiche resiane, natisoniane e della Valle del Torre.” A detta dei proponenti “l’unicità di questi antichi idiomi linguistici richiede, pertanto, la creazione di un Istituto per la promozione del resiano e delle varianti linguistiche delle Valli del Natisone, del Torre e della Val Canale, dotato di autonomia amministrativa, finanziaria e contabile, volto a coordinare le iniziative della Regione e delle altre amministrazioni pubbliche della Provincia di Udine in materia. La nomina del presidente dell’Istituto è di competenza della Regione. Nel quadro dell’azione regionale per la tutela e valorizzazione del resiano e delle varianti linguistiche delle Valli del Natisone, del Torre e della Val Canale, allo scopo di coordinare le iniziative della Regione e delle altre Amministrazioni pubbliche della provincia di Udine, l’Amministrazione regionale promuove l’istituzione di un’apposita agenzia regionale, dotata di autonomia amministrativa, finanziaria e contabile, denominata “Istituto per la promozione del resiano e delle varianti linguistiche delle Valli del Natisone, del Torre e della Val Canale”.

Tra le varie cose si prevedono anche corsi di formazione e aggiornamento, in particolare per gli insegnanti delle scuole dell’obbligo del territorio, studi e ricerche in ambito scolastico circa la realtà storica, culturale, linguistica e delle tradizioni locali anche mediante sussidi didattici; concorsi tra gli alunni e altre attività volte alla conoscenza della storia, della cultura e della lingua e delle tradizioni locali . Ed il tutto al modico costo di 400.000 euro, cifra suddivisa in ragione di 150.000 euro per ciascuno degli anni dal 2017 al 2018 e di 100.000 euro per l’anno 2019.
Ora, è proprio necessaria una cosa del genere? Guardando al resiano, i resiani sono una popolazione appartenente al gruppo linguistico slavofono. Nella Enciclopedia Treccani si legge che “ il resiano è il dialetto (denominato in sloveno rezijansko) che è parlato in Val Resia, una piccola valle che si estende dalle falde del massiccio montuoso di Canin, che divide l’Italia dalla Slovenia, fino al paese friulano di Resiutta, non lontano dal grosso centro abitato di Moggio Udinese. Il resiano si è conservato meglio degli altri dialetti sloveni del Friuli. Ciò si spiega bene con le caratteristiche orografiche di questa piccola e stretta valle, circondata per tre lati da montagne impervie, con un’unica apertura sul lato occidentale, verso la pianura friulana. Per queste ragioni, il resiano non solo è entrato poco in contatto con l’area linguistica romanza, ma si è sviluppato in condizioni di sostanziale isolamento anche rispetto alla lingua slovena, conservando numerosi tratti arcaici che contraddistinguono questo dialetto all’interno dell’area linguistica slovena (e slava in generale) e che costituiscono il motivo principale dell’ininterrotto interesse di cui esso è stato oggetto tra gli slavisti ormai da circa due secoli (Benacchio 2002: 20-24).” Ora, essendo il resiano e non solo il resiano un dialetto sloveno, non basta già la normativa attuale per tutelarne l’eventuale conoscenza e tutela, come già sussistente in materia di minoranza linguistica slovena? Si ha la sensazione che lo scopo di questa proposta di legge sia quello di scorporare il dialetto resiano dal suo ceppo originario, quello sloveno, e conseguentemente indebolire anche la lingua slovena. Una banale operazione culturale e linguistica che rischia di avere effetti molto significativi.

Marco Barone 

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