C'era una volta Gorz. Gorizia, la città più tedesca del "nord est italiano"

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    Gorizia è oggi, a causa degli eventi del '900, conosciuta forse come la città più italiana, delle italiane, anche se la sua peculiarità discende dal passato asburgico, quello che affascina, quello che interessa i turisti, insieme alla questione dell'ultimo "muro" caduto che divideva Gorizia da Nova Gorica. A partire dal 1500 Gorizia conobbe la sua svolta, una città dove convivevano, senza ghettizzarsi, idiomi diversi, dove la cultura germanofona era rilevante, con l'ultimo censimento dell'Impero che arrivava a contare poco più di 3000 cittadini di lingua tedesca. Tedesco, sloveno, friulano, italiano. Il nome Gorizia, è un nome slavo, una città dallo spirito tedesco, di cui oggi si è praticamente perso pressoché ogni traccia. Salvo iniziative di qualche realtà associativa privata, che mantengono con impegno e passione viva la lingua tedesca a Gorizia e contributi da parte di alcuni storici e studiosi, in città si è assistito ad un vero e proprio annichilime

Quella firma "francese" sul caso di Schleyer e Moro

  

Dire che vi sono delle analogie, è cosa da poco. Le dinamiche operative che porteranno al sequestro dell'industriale Hanns-Martin Schleyer, ufficiale delle SS e presidente della Confindustria tedesco-occidentale, con quelle di Aldo Moro, sono praticamente identiche. Solo che il primo verrà sequestrato dalla RAF il secondo dalle BR, almeno così è quello che risulta sino ad oggi. L'industriale verrà ucciso dopo 43 giorni di prigionia, nel 1977. Moro verrà ucciso dopo 55 giorni di prigionia. Entrambi i corpi verranno fatti ritrovare all'interno di un bagagliaio di una macchina. Il primo dentro quello dell'Audi 100, in una città francese, Mulhouse, il secondo dentro la storica Renault 4 di casa francese.  

Una firma "francese" casuale caratterizzerà la fine di queste due persone. Sul sequestro Moro l'unica certezza è che risultano coinvolte una moltitudine di soggettività, che interessano più Paesi, e forse per questo la verità non la conosceremo mai. 

Marco Barone

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