Quella lenta riscoperta delle proprie origini ricordando i caduti austroungarici contro la damnatio memoriae del nazionalismo italiano

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Timidamente, negli anni, son sorti dei cippi, delle targhe, dei monumenti, defilati o meno, con i quali ricordare ciò che dall'avvento del Regno d'Italia in poi in buona parte del Friuli è stato sostanzialmente cancellato dalla memoria pubblica, ma non ovviamente da quella privata. Un territorio legato all'impero asburgico, che ricorda i propri caduti italiani che hanno lottato per la propria terra asburgica. Nei ricordi  memorie delle famiglie che si son tramandate nel tempo è difficile raccogliere testimonianze negative di quel periodo, sostanzialmente si viveva tutti assieme, ognuno con le proprie peculiarità e l'irredentismo italiano era solo una minoranza di un manipolo di esagitati. Poi, come ben sappiamo, con la guerra, le cose son cambiate in modo terrificante, per arrivare alla dannazione della memoria che ha voluto cancellare secoli e secoli di appartenenza asburgica. Lentamente, questi cippi, targhe, dal cimitero di Ronchi, al comune di Villesse, a Lucinico,

Prima di estendere l'Europa ad EST si deve ripensare l'Europa


Dicono e ripetono che da quando esiste l'Europa non ci sono state più guerre. Falso. L'attuale Unione Europea nasce e si rinforza grazie alla dissoluzione della Jugoslavia. Non poteva esistere una Jugoslavia, socialista poi, con una nascente Unione Europea alle sue porte che seguiva la dichiarazione di Stoccarda. Guerra tremenda quella della ex-Jugoslavia con responsabilità Occidentali tremende. Bombardamenti NATO, mai punti, mai dimenticati, che hanno lasciato il segno, indelebile, ben visibile ancora nel centro di Belgrado e non solo. Sono sempre stato Europeista convinto. Mi è piaciuta l'idea di una Unione tra i vari Stati, il poter liberamente circolare, senza muri, senza confini. Ma nella realtà pratiche delle cose, questa Unione Europea ha demolito il sogno europeo sul nascere. Prima le merci, poi le persone. Prima il liberismo esasperato, poi i diritti, prima l'economia, poi il resto. E le conseguenze le abbiamo viste. Una globalizzazione in chiave europea che ha comportato la distruzione della nostra agricoltura, della nostra pesca, delle nostre specificità, il made in Italy è solo un marchio che di italiano ha poco o nulla. Per non parlare dei diritti dei lavoratori, del costo della vita incrementato e salari fermi. Vi è stata una grande omologazione, una corsa europea al capitalismo europeo made USA. Ma entrare in Europa significa fare anche parte della NATO che oggi non avrebbe più alcuna ragione di esistere, ma questa ragione di esistere la sta trovando con la tentata guerra fredda con la Russia e con l'espansione globale del dominio americano. Abbiamo l'Europa del Nord che costruisce tunnel, l'Europa del Sud che fa crepare i migranti nel mare, l'Europa dell'Est che si barrica con i reticolati, l'Europa dell'Ovest che cerca di andare via. In questo momento storico delicatissimo, fare entrare in Europa l'ovest dei Balcani con Bosnia-Erzegovina, Albania e Kosovo, dall'altra Montenegro, Macedonia e Serbia e, oltre a quest'area, la Turchia, è un grave errore. Perché lo scopo di tutto ciò è funzionale a cosa? A contrastare la Russia e ci saranno delle tensioni enormi. E' miopia immaginare che se questi Paesi dei Balcani entreranno in Europa si affermerà pace ed equilibrio come accaduto con la Jugoslavia di Tito. Sciocchezze. Erano altri tempi e soprattutto vi era una idea completamente diversa di società. Fino a quando non si ripensa l'Europa estendere i propri confini, è un grave errore, anziché favorire pace, favorirà tensioni. Mi piace l'idea di una Europa unita, mi piace l'idea di una Europa dove si possa tutti circolare liberamente, con diritti umani e sociali pieni e garantiti. Mi piace meno una Europa centralista, con una Commissione che non rappresenta nulla. Abrogherei la Commissione e manterrei in vita il solo Parlamento europeo come momento di confronto tra i vari Stati.  Ma ad oggi non è propriamente così. L'Europa in questo momento è come un grattacielo che vede le sue fondamenta cedere. Invece di rinforzare le fondamenta si preferisce costruire più in alto, con la conseguenza che crolleremo tutti insieme. Ripensare l'Europa è vitale per la pace, per una nuova società. Europa unita ed indipendente ed autonoma e soprattutto che non persegua ancora politiche capitaliste, fallimentari per il popolo, ghiotte per il famigerato 1% della società che detiene buona parte delle ricchezze globali.

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