Quella lenta riscoperta delle proprie origini ricordando i caduti austroungarici contro la damnatio memoriae del nazionalismo italiano

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Timidamente, negli anni, son sorti dei cippi, delle targhe, dei monumenti, defilati o meno, con i quali ricordare ciò che dall'avvento del Regno d'Italia in poi in buona parte del Friuli è stato sostanzialmente cancellato dalla memoria pubblica, ma non ovviamente da quella privata. Un territorio legato all'impero asburgico, che ricorda i propri caduti italiani che hanno lottato per la propria terra asburgica. Nei ricordi  memorie delle famiglie che si son tramandate nel tempo è difficile raccogliere testimonianze negative di quel periodo, sostanzialmente si viveva tutti assieme, ognuno con le proprie peculiarità e l'irredentismo italiano era solo una minoranza di un manipolo di esagitati. Poi, come ben sappiamo, con la guerra, le cose son cambiate in modo terrificante, per arrivare alla dannazione della memoria che ha voluto cancellare secoli e secoli di appartenenza asburgica. Lentamente, questi cippi, targhe, dal cimitero di Ronchi, al comune di Villesse, a Lucinico,

Meno male che a Trieste il supereroe c'è, contro le forze del male "slavo comuniste"


Quattro bandiere, di cui due che ricordavano la Repubblica socialista slovena, una quella jugoslava, una la Brigata Garibaldi, due toppe, qualche maglietta che ricordava la liberazione di Trieste avvenuta il primo maggio per opera dei partigiani, ebbene, tanto è bastato, per la diffusione dell'ira funesta. Per l'ennesima volta. Alcuni erano fermi ai lati del passaggio del corteo del primo maggio di Trieste, pronti con il cellulare a cercare i simboli " del crimine", altri ad intrufolarsi all'interno del corteo e riprendere tutto con il cellulare per poi rinviare al giudizio del popolo isterico del web la sentenza. E la sentenza è arrivata. Tra chi considera come un vero e proprio affronto la bandiera italiana con la stella rossa, chi invoca il vilipendio, chi invoca la carabina contro chi portava quelle bandiere, chi di prenderli a bastonate, ed il tutto pubblicamente. Per non parlare della marea infinita di insulti, offese per non dire altro. Poi, nella mattina del 2 maggio 2016, arriva la notizia, che un super eroe di Trieste, che lotta quotidianamente contro le forze del male, che in questo caso sono quelle "slavo comuniste" appena appresa la notizia che la fontana installata in onore di Mussolini, quando venne a Trieste a proclamare le leggi razziali, è stata attaccata dai terribili comunisti, cosa ha fatto? Dopo aver affrontato l'acqua della fontana, essersi bagnato, la stella rossa del crimine, che qualcuno ha collocato su quella fontana, viene rimossa. Grande vittoria. 
Chi ha considerato tale gesto come atto vandalico, chi come una ignobile provocazione. Il tutto ovviamente si inserisce all'interno di un bollente clima elettorale, come già era stato tentato con una mozione più degna del periodo buio che questo Paese ha conosciuto, che di una società democratica, che il Consiglio Comunale di Trieste, in maggioranza, ha respinto. Eppure queste urla proprie di una tragedia greca, non circolano quando i fascisti del terzo millennio si recano a Basovizza, non al monumento dei fucilati di cui forse ignorano anche l'esistenza, ma alla "foiba", o quando lì si recano quelli della XaMas, o quando lì si recano coloro che sventolano bandiere della RSI. In quel caso tutto normale, perché sono patrioti, patrioti a prescindere anche se hanno combattuto per la Germania nazista, l'importante era contrastare il nemico numero uno i cattivi "slavo comunisti". Ma qualcuno dovrebbe ricordare loro che è stato il fascismo ad aver tradito la patria e l'Italia, mandando alla rovina questo Paese ed è colpa del fascismo se l'Italia ha perso quelle terre che ha conquistato dopo la fine della prima guerra mondiale, che è colpa del fascismo delle sue politiche da bonifica etnica, se è accaduto quello che è accaduto, che il fascismo, con il suo nazionalismo estremo è stato il vero male di Trieste e del confine orientale. Ma è chiedere troppo ai super eroi di Trieste, perché la storia è una cosa seria, ed è facile perdersi nel qualunquismo o nella banalità del semplicismo, nella logica dell'italiano brava gente, nella logica di chi probabilmente avrebbe preferito vedere queste terre essere occupate dal nazifascismo piuttosto che liberate dai partigiani. Sì, è vero, siamo oramai ad oltre 70 anni da certi eventi, ma è anche vero che un nuovo fascismo e nazismo ritorna, ritorna con il volto sorridente, con il volto del perbenismo, con giacca e cravatta, che sostiene le politiche da rissa, che stravolge la realtà fattuale e storica per legittimare la propria forza ed esistenza, che mai ha rinnegato sentimenti di odio ed ostilità verso tutto ciò che è diverso, diverso dalla sua concezione militaresca, reazionaria, autoritaria  e razzista di società.

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