La celebrazione del fascismo della passeggiata di Ronchi di D'Annunzio e l'occupazione di Fiume

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Mio caro compagno, Il dado è tratto. Parto ora. Domattina prenderò Fiume con le armi. Il Dio d'Italia ci assista. Mi levo dal letto febbricitante. Ma non è possibile differire. Ancora una volta lo spirito domerà la carne miserabile. Riassumete l'articolo !! che pubblicherà la Gazzetta del Popolo e date intera la fine . E sostenete la causa vigorosamente, durante il conflitto. Vi abbraccio Non sarà stato forse un fascista dichiarato, D'Annunzio, certo è che non fu mai antifascista, era lui che aspirava a diventare il duce d'Italia e la prima cosa che fece, all'atto della partenza da Ronchi per andare ad occupare Fiume, fu quella di scrivere a Mussolini, per ottenere il suo sostegno. Perchè D'Annunzio ne aveva bisogno. Il fascismo fu grato a D'Annunzio, per il suo operato,  tanto che si adoperò anche per il restauro e la sistemazione della casa dove nacque D'Annunzio e morì la madre. E alla notizia della morte, avvenuta il 1 marzo del 193

La proposta di referendum in FVG tra le UTI e la creazione della provincia del Friuli e di Trieste e la fine dell'Isontino

Lo si denuncia da tempo che con il sistema delle UTI, vi è stata una enorme frammentazione del territorio e chi ne ha pagato maggiormente le conseguenze è stato quello noto comunemente come Isontino, diviso in Alto e Basso, sinistra e destra Isonzo. Con Gorizia che ha perso ogni senso di autorevolezza ed il monfalconese che è tirato ora da Trieste ora dal Friuli, perché con il suo porto, con l'aeroporto di Ronchi ed altre infrastrutture che dovrebbero arrivare, diviene un nodo fondamentale per l'economia di queste zone. Le UTI sono state contestate da diverse forze, tra tentativi di proporre un referendum alla fine l'unica che si è realmente attivata è una realtà nota come Tutti per il Friuli. Un movimento che vede avere diversi simpatizzanti tra, ovviamente, i friulani, ma pare anche da alcune aree politiche di destra ed anche leghiste il cui motto è tutti uniti per il Friuli ed un Friuli policentrico fondato sui Comuni. Hanno raccolto il doppio delle firme richieste per avviare l'iter per la proposta di referendum sia sulle UTI di cui si vorrebbero abrogare tutti gli articoli della Legge regionale 26 del 2014, salvo quelli che riguardano le Assemblee di comunità linguistica o la Centrale unica di committenza regionale che costituisce attuazione delle disposizioni statali sulla razionalizzazione della spesa e sugli obblighi di aggregazione degli acquisti.  Ed è difficile, comunque non concordare sulla relativa abrogazione delle UTI che ha visto introdurre in FVG un sistema decisionista, minando l'autonomia e l'indipendenza dei singoli Comuni e frammentando in modo centralistico il nostro territorio. Nel momento in cui si appresta a giungere al traguardo l'abrogazione delle inutili province del FVG, ma si propone l'ancor più inutile sistema delle città metropolitane, il citato movimento, ha anche proposto un secondo referendum, questa volta propositivo. La seconda è una proposta di referendum propositivo che prevede un percorso legislativo che porti alla formazione di una Regione con Friuli e Trieste, sul modello del Trentino-Alto Adige. A sostenerla, le firme di 885 sottoscrittori. Sull'ammissibilità delle proposte di referendum (che devono essere accompagnata da almeno 500 firme) decide l'Ufficio di Presidenza del Consiglio regionale entro trenta giorni dalla sua presentazione e delibera all'unanimità. 
Se non viene raggiunta, l'argomento è iscritto di diritto all'ordine del giorno della seduta del Consiglio regionale immediatamente successiva. La presente proposta di iniziativa legislativa regionale è composta da un solo articolo recante diversi principi generali ai quali il Consiglio Regionale si dovrebbe ispirare all’atto di proporre una iniziativa di generale modifica della Legge Costituzionale 31 Gennaio 1963, n. 1 (Statuto Speciale della Regione Friuli-Venezia Giulia), iniziativa da presentare al Parlamento ai sensi dell’art. 138 Cost. e dell’art. 63 L. Cost. 1/63. Un testo composto da un solo unico articolo recante venti principi e criteri direttivi generali per l’adozione da parte del Consiglio Regionale di una legge-voto da presentare al Parlamento ai sensi dell’art. 138 Cost. quale iniziativa di Legge Costituzionale ai sensi dell’art. 63 L. Cost. 1/63. Tra i vari punti si legge che la regione sarà praticamente costituita tra Il Friuli e Trieste, comprendenti il territorio delle Province Autonome del Friuli e di Trieste, e sono costituiti in Regione Autonoma, fornita di personalità giuridica, entro l’unità della Repubblica italiana, una e indivisibile, sulla base dei principi della Costituzione, secondo il proprio Statuto, approvato con Legge Costituzionale. La Regione Autonoma Friuli e Trieste ha per capoluogo la città di Trieste. Laddove, nella legislazione costituzionale, statale, regionale, viene fatta menzione del Friuli - Venezia Giulia, essa deve sempre intendersi riferita, rispettivamente, al Friuli e a Trieste e laddove viene fatta menzione alla Regione Autonoma Friuli - Venezia Giulia essa deve intendersi riferita alla Regione Autonoma Friuli e Trieste e, per quanto di rispettiva competenza territoriale, alla Provincia Autonoma del Friuli e alla Provincia Autonoma di Trieste. La Regione Autonoma Friuli e Trieste è composta da due Province Autonome, rispettivamente del Friuli e di Trieste, divise dalla foce del fiume Timavo. Dunque da un lato sparisce praticamente l'anacronistica e fuorviante denominazione di Venezia Giulia, antistorica rispetto alle reali vicissitudini di questi territori, dall'altro si propone un modello autonomistico sulla base di quello di Bolzano e Trento e con una divisione del territorio che per alcuni aspetti pare ricordare la vecchia costituzione ideale del TLT da un lato e la Patria del Friuli , ma ben più estesa rispetto al passato, dall'altro. Con Gorizia e Monfalcone che sembrano essere destinate a finire sotto il Friuli o forse sotto Trieste, dipende dai progetti politici. Vi è poco da fare, l'Isontino è terra oramai contesa, da un lato con la futura città metropolitana di Trieste che rischia di assorbire parte di questo territorio, dall'altro con questa proposta di referendum. Ma nell'Isontino cosa si vuole fare? Continuare a stare a guardare? Per decidere di che sorte perire o non perire? D'altronde queste sono le conseguenze di un territorio privo di ogni minima autorevolezza.  Insomma in FVG vi è una gran voglia di ridefinire la situazione territoriale e ciò, nel bene o nel male, si pone in linea con il tracollo dell'Unione Europea, con la voglia di maggiore "sovranità" in casa propria .


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