Quella lenta riscoperta delle proprie origini ricordando i caduti austroungarici contro la damnatio memoriae del nazionalismo italiano

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Timidamente, negli anni, son sorti dei cippi, delle targhe, dei monumenti, defilati o meno, con i quali ricordare ciò che dall'avvento del Regno d'Italia in poi in buona parte del Friuli è stato sostanzialmente cancellato dalla memoria pubblica, ma non ovviamente da quella privata. Un territorio legato all'impero asburgico, che ricorda i propri caduti italiani che hanno lottato per la propria terra asburgica. Nei ricordi  memorie delle famiglie che si son tramandate nel tempo è difficile raccogliere testimonianze negative di quel periodo, sostanzialmente si viveva tutti assieme, ognuno con le proprie peculiarità e l'irredentismo italiano era solo una minoranza di un manipolo di esagitati. Poi, come ben sappiamo, con la guerra, le cose son cambiate in modo terrificante, per arrivare alla dannazione della memoria che ha voluto cancellare secoli e secoli di appartenenza asburgica. Lentamente, questi cippi, targhe, dal cimitero di Ronchi, al comune di Villesse, a Lucinico,

Essere grande non significa essere più forte perchè la forza di una città non è data dalla sua grandezza



Più grandi, più forti. Slogan semplice, efficace. Buono per vendere un prodotto che mira più alla quantità che alla qualità. Ma dove è scritto che le città più grandi sono, più forti sono? Dove è scritto che una città grande, e per grande si intende almeno di 100 mila abitanti e non neanche di 50 mila abitanti, che può essere definita come cittadina, risolve tutti i problemi? Se le raccontasse Pinocchio queste cose, un risatina scapperebbe sicuramente. Ma non è Pinocchio a sostenere il mito della grandezza. Ma i fusionisti. Quelli che vogliono la fusione di alcuni Comuni. La vera grandezza di una località è data dalla forza e coesione della sua comunità.Se una comunità, per quanto piccola, è coesa, e determinata, tutto è possibile. Ma corre la moda della grandezza. Il piccolo è brutto, il grande è bello. Il piccolo rompe le scatoline, il grande, farà anche la voce grossa, per apparire, mostrerà i muscoli della sua nuova corporatura,  potrà dire ora ho 48 mila abitanti, ora mi dovrai sentire. Già.Il tempo dell'illusionismo penso che sia finito da un pezzo. 
Ma grandezza significa anche omologazione. Nel 2001, l'immenso Umberto Eco, sul problema della "omologazione" delle grandi città così scriveva: "accade che tutti i luoghi tendono ormai ad assomigliarsi, e qui una volta tanto la globalizzazione c'entra davvero. Sto pensando ad alcuni luoghi magici come Parigi come Saint-Germain, dove scompaiono a poco a poco i vecchi ristoranti, le librerie ombrose, i negozietti dei vecchi artigiani e vengono sostituiti da negozi di stilisti internazionali. Sono gli stessi che si possono trovare a N.York, a Londra, a Milano. Le strade principali delle grandi città oramai si assomigliano l'una con l'altra, vi si trovano gli stessi negozi. (...)Quando tutto sarà diventato uguale a tutto, non si farà più turismo per scoprire il mondo vero, ma per trovare sempre, ovunque andiamo, quello che conoscevamo già, e che avremmo benissimo potuto vedere stando a casa davanti al televisore."

Adattando questa sua importante riflessione alle questioni dei piccoli Comuni, bestioline da schiacciare, perché sono una gran noia per l'omologazione, per il potere centrale e decisionista, viene da pensare che in un colpo solo tutto verrà spazzato via e si vivrà solo di ricordi e nostalgia. Lì ove un tempo vi era un parco, ecco la mitica e modernissima torre futuristica, lì ove un tempo vi era il silenzio, ecco ora un traffico senza mai fine, lì ove un tempo vi erano tante piccole botteghe, ecco il vuoto, perché il grande centro commerciale divora il mangiabile. I piccoli Comuni sono da sempre stati la vera forza dell'Italia, ora questa forza la vogliono sopprimere perché il tempo della democrazia reale e partecipata, dell'essere comunità, è finito. Almeno secondo le intenzioni di alcuni. E se la logica della fusione dei Comuni, dovrà essere anche quella di proporre ciò lì ove questi sono confinanti tra di loro, praticamente quasi ovunque, mi pare evidente che in Italia la maggior parte dei Comuni sono destinati a scomparire. E dopo toccherà ad un pesce ancora più grande che si mangerà quel pesciolino che a colpi di pinocchiate si è mangiato a sua volta il pesce ancor più piccolo per arrivare a maledire quel giorno in cui venne proposta la prima fusione. Ma teniamoceli questi Comuni, difendiamoli. 
Il vero problema che si ha in FVG sono il becero sistema delle UTI, i fusionisti farebbero bene ad impiegare il loro tempo e le loro energie per battersi contro il sistema delle UTI, una delle peggiori riforme in materia di Enti Locali mai scritte nella storia della Repubblica Italiana, ove si realizzerà l'applicazione piena del sistema decisionista del grande "rottamatore" renziano. Però, pensandoci bene, sarà mica che sono i decisionisti renziani questi che sostengono le fusioni dei Comuni di Ronchi, Staranzano, Monfalcone? Sarà mica che avere qualche cane sciolto all'interno delle UTI come Ronchi, che magari non si allinea, rischia di essere un problemino per i grandi equilibri di potere che qualcuno vorrebbe costruire all'interno del mostro UTI? 

Marco Barone 


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