La celebrazione del fascismo della passeggiata di Ronchi di D'Annunzio e l'occupazione di Fiume

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Mio caro compagno, Il dado è tratto. Parto ora. Domattina prenderò Fiume con le armi. Il Dio d'Italia ci assista. Mi levo dal letto febbricitante. Ma non è possibile differire. Ancora una volta lo spirito domerà la carne miserabile. Riassumete l'articolo !! che pubblicherà la Gazzetta del Popolo e date intera la fine . E sostenete la causa vigorosamente, durante il conflitto. Vi abbraccio Non sarà stato forse un fascista dichiarato, D'Annunzio, certo è che non fu mai antifascista, era lui che aspirava a diventare il duce d'Italia e la prima cosa che fece, all'atto della partenza da Ronchi per andare ad occupare Fiume, fu quella di scrivere a Mussolini, per ottenere il suo sostegno. Perchè D'Annunzio ne aveva bisogno. Il fascismo fu grato a D'Annunzio, per il suo operato,  tanto che si adoperò anche per il restauro e la sistemazione della casa dove nacque D'Annunzio e morì la madre. E alla notizia della morte, avvenuta il 1 marzo del 193

Anche Ronchi ha avuto una storia alla Don Camillo e Peppone, per la prima targa per i partigiani

6 marzo 1949 Selz, inaugurazione targa per Partigiani
Era da pochi anni finita la guerra ma le tensioni nel nostro Territorio erano ancora alte. Il picco della tensione lo si raggiungerà soprattutto nel settembre del 1947 quando tra Trieste, Gorizia e Monfalconese per tre, quattro giorni, si verificarono aggressioni contro sloveni e comunisti. Nel mentre a Parigi presso l'ufficio del Ministro degli esteri francese aveva luogo la cerimonia del deposito delle ratifiche del trattato di pace italiano da parte dei rappresentanti delle quattro maggiori potenze, ma senza la presenza di alcun rappresentante del Governo italiano, a Gorizia ritornava lentamente la normalità, dopo tre giorni di assalti e violenze inaudite nei confronti degli sloveni e dei comunisti. Per esempio il 12 settembre si denunciavano, nel goriziano, un lancio di bombe a mano contro un gruppo di comunisti e dove risultavano essere feriti anche dei bambini.Venne assaltata la federazione Comunista di Gorizia, venne incendiata la casa del Popolo di Gradisca e si tentava l'assalto alla sede del PCI di Monfalcone e di Ronchi, ma senza successo grazie alla resistenza dei comunisti. Venivano affisse per la città di Gorizia delle liste di “proscrizione” nelle quali si minacciavano di morte i cittadini che cercavano la collaborazione con i popoli confinanti, gli sloveni. Sloveni che subirono violenze, saccheggi, distruzione di negozi, boicottaggi, pestaggi, insulti. La situazione divenne talmente insostenibile che venne presentata, dal deputato della Costituente, Giordano Pratolongo, una interrogazione al Governo per sapere quali“ provvedimenti siano stati presi o si intenda prendere per garantire le istituzioni democratiche e le libertà dei cittadini nella provincia di Gorizia contro le aggressioni e le violenze scatenate da provocatori fascisti e nazionalisti a danno di italiani e sloveni e delle organizzazioni democratiche: e per l'arresto e la punizione dei responsabili dei gravi fatti accaduti nei giorni scorsi”. Si denunciava in particolare quanto accadde tra il 13, 14 e 15 settembre 1947, si ricordava, tra le varie cose, oltre a quelle già in precedenza elencate, anche la devastazione della tipografia del giornale democratico sloveno Primorski, l'assalto alle cooperative, negozi di proprietà di sloveni, assalti a case private di sloveni e comunisti italiani e sloveni. Il tutto accadde anche quando a Gorizia giunse la divisione Mantova e le autorità italiane, presenti nella zona di Gorizia tra la notte della domenica 14 settembre e le prime ore del 15 settembre non presero ufficialmente possesso del territorio sgombrato dagli alleati ed il passaggio effettivo di poteri veniva ritardato. Circa due anni dopo, il 6 marzo del 1949, a Ronchi verrà inaugurata la prima targa dedicata ai caduti partigiani, per la precisione a 10 caduti per la libertà dei popoli ed a 9 dispersi. Tale targa sorgerà a Selz, e verrà realizzata con il contributo dei famigliari dei caduti ricordati nella targa. Il Comune in quel tempo era retto da Bernazza Carlo che seguiva Tambarin Antonio sindaco disegnato dal GMA dal 1945 al 1948 ed il prete era il noto don Giovanni Battista Falzari. 

Il Comune diede solo l'autorizzazione per realizzare quella targa ma il giorno della inaugurazione Don Falzari, come raccontano le testimonianze, decise di non partecipare o di non effettuare alcuna benedizione, perché quella targa veniva vista come una sorta di sfida alla cappella della Madonna lì collocata. 


Una storia alla Don Camillo e Peppone, anche se il Peppone del caso non era propriamente il Sindaco, ma chi ha sostenuto la collocazione di quella targa, a partire dalla nostra ANPI ed ovviamente i famigliari dei caduti. Ma non venne quella targa collocata come affronto alla cappella della madonna, venne lì collocata  perché era l'unica facciata disponibile su una strada pubblica di Selz che conduceva al luogo ove si costituì la nota Brigata Proletaria. Una piccola storia da conoscere. La foto di quella targa nel 2015, per il 70° anniversario della Resistenza, è stata anche pubblicata, dopo una mia segnalazione, insieme al cippo della Brigata Proletaria realizzato nel settembre del 1970, sul sito di Repubblica tra i luoghi della resistenza d'Italia.
Marco Barone 

Aggiornamento, il 12 aprile questa piccola ricerca è stata pubblicata sul Piccolo edizione di Gorizia, che ringrazio.

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