A Gorizia pare che il coprifuoco sia una cosa innata. Già dal tardo pomeriggio, quando in tutte le città, di norma, la vita invade le strade, le vie cittadine, a Gorizia, invece, regna il vuoto. Un vuoto che ti consente di ammirare meglio la fisionomia urbanistica di questa città. Panchine vuote, marciapiedi vuoti, strade vuote. Sei il padrone della città, pur non avendolo né chiesto e neanche immaginato. Ed allora provi a fare un giro in città nelle ore mattutine. Pensi che la situazione sia diversa. Ed invece meglio emerge la desolazione di questa città. Incredibile la mole di attività commerciali chiuse, perché cessate, in vendita. Anche il meraviglioso piccolo mercato coperto nei pressi di via Verdi è poco frequentato e parzialmente vuoto. L'età media che incontri é elevata, e poi vuoti e silenzio e nessuno sguardo felice o sorridente. Qualcuno che legge i giornali lo incontri nei bar. Dove si deve fare la fila più che per il caffè, per leggere il quotidiano.
E poi le notizie riportate diventeranno elemento di accompagnamento per tutta la giornata. Poca gioventù in giro, poca vitalità in giro. Gorizia, amministrata come un condominio in decadenza. Le cui casse saranno anche in ordine, ma che senso ha mantenere le casse in ordine, per poi assistere alla desolazione regnante in questa piccola ma importante città di confine? Gorizia sta morendo e nascondere questa deprimente realtà, magari cullandosi dietro qualche strada sistemata che dovrà accogliere il vuoto, significa essere complici di questa triste eutanasia cittadina che pare essere inarrestabile. Forse a qualcuno ciò andrà bene. Ma a dirla tutta Gorizia non pare essere neanche una sorta di Zombieland, come si sente dire da più di qualcuno, perché anche gli zombie fuggono da Gorizia. Ma non è questo il bene per Gorizia che ancora non è riuscita a trovare una sua giusta collocazione da quando è finito l'assistenzialismo italiano, terminata la questione del pericolo "comunista" o "Jugoslavo". Qui è necessario adottare politiche scioccanti, nel senso che possano determinare una svolta radicale, in chiave transfrontaliera, europea.
Quando entri a Gorizia leggi i cartelli con scritto "città di Europa". Ma cosa ha realmente di città di Europa, oggi, Gorizia? Ancora oggi intossicata dalle nocività nazionalistiche? Che ne hanno comportato la sua inesorabile decadenza?
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