C'era una volta Gorz. Gorizia, la città più tedesca del "nord est italiano"

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    Gorizia è oggi, a causa degli eventi del '900, conosciuta forse come la città più italiana, delle italiane, anche se la sua peculiarità discende dal passato asburgico, quello che affascina, quello che interessa i turisti, insieme alla questione dell'ultimo "muro" caduto che divideva Gorizia da Nova Gorica. A partire dal 1500 Gorizia conobbe la sua svolta, una città dove convivevano, senza ghettizzarsi, idiomi diversi, dove la cultura germanofona era rilevante, con l'ultimo censimento dell'Impero che arrivava a contare poco più di 3000 cittadini di lingua tedesca. Tedesco, sloveno, friulano, italiano. Il nome Gorizia, è un nome slavo, una città dallo spirito tedesco, di cui oggi si è praticamente perso pressoché ogni traccia. Salvo iniziative di qualche realtà associativa privata, che mantengono con impegno e passione viva la lingua tedesca a Gorizia e contributi da parte di alcuni storici e studiosi, in città si è assistito ad un vero e proprio annichilime

La"fusione" di Ronchi, Staranzano e Monfalcone gioverà solo a Monfalcone




Leggendo gli ultimi dati ISTAT si rileva che nel corso dell’anno 2015 sono stati istituiti per fusione 6 nuovi comuni, a fronte della soppressione di 16. Le variazioni sono occorse nelle province di Trento (3 comuni istituiti e 10 comuni soppressi), di Lucca, di Pordenone e di Lecco (1 comune istituito e 2 comuni soppressi in ciascuna provincia). Nel mese di novembre è stato soppresso il comune di Menarola in provincia di Sondrio, inglobato nel confinante comune di Gordona. In provincia di Cuneo, il comune di Castellinaldo ha assunto la nuova denominazione di Castellinaldo d’Alba a partire dal 30 gennaio 2015. Con riferimento alla data del 1° gennaio 2016 si rilevano ulteriori variazioni. Risultano istituiti 25 nuovi comuni per fusione, a fronte della soppressione di 68 comuni esistenti. Le variazioni sono così distribuite: 17 comuni istituiti in provincia di Trento (49 comuni soppressi); 1 comune istituito in ciascuna delle seguenti province: Verbano-Cusio-Ossola, Bologna, Rimini, Parma, Pavia (2 comuni soppressi in ciascuna), Reggio nell’Emilia (4 comuni soppressi); 2 comuni istituiti in provincia di Biella (5 comuni soppressi).  In via generale dal 23 febbraio 2016, con la istituzione in provincia di Belluno dei due nuovi comuni di Alpago e Val di Zoldo per fusione di 5 unità amministrative, il numero dei comuni in Italia risulta essere di 8.000 unità. Un calo sistematico ma che ha riguardato i piccoli Comuni e per tali si intendono quelli sotto la soglia dei 5000 abitanti e che inverte quella tendenza che vi è stata tra il 1931 e il 2007, quando il numero dei Comuni passa da 7.311 a 8.101 con un incremento di 790 unità. Elevato è l’aumento che si registra tra il censimento del 1931 e quello del 1951 (più 499 Comuni). La Francia, che nel 1881 contava 36.097 Comuni ne conta ancora oggi più di 36 mila. In alcuni paesi vi è stata nell’ultima parte del Novecento una drastica riduzione come in Danimarca passati da 1.388 a 275, in Belgio da 2.500 a 600, nel Regno Unito da 1.830 autorità locali si è scesi a 486 . Dunque si vuole emulare una forma di sistema nordico che non ha nulla da condividere con il nostro sistema. In Italia la questione della fusione ha sempre interessato i Comuni sotto la soglia dei 5000 abitanti che è stata ritenuta come la soglia minima di popolazione da considerare accettabile per un processo di fusione. E le questioni che si pongono sempre per sostenere queste fusioni, cioè quelle dei piccoli Comuni, sono ovunque le medesime. Come se la cabina di regia fosse una sola. Una cabina di regia che ha avuto origine dal 2007. E molti degli esempi fatti sul visionario ed ipotetico grande Comune di Monfalcone, sono quelli posti in essere in merito ai processi di fusione che riguardano i piccoli Comuni che non hanno nulla in comune con Ronchi e Staranzano, che sono Comuni non piccoli
Come è stato già detto Ronchi e Staranzano, anche se fisicamente sono confinanti con Monfalcone, hanno una soglia ottimale per continuare ad esistere come Comuni. Se il ragionamento da seguire è perché sono contigui cosa dovremmo fare allora? Assorbire la Slovenia, come qualche nostalgico irredentista e nazionalista forse vorrebbe? Visto che siamo confinanti con quello Stato? Ma una delle questioni peggiori riguarda il bilanciamento democratico in chiave di rappresentanza in sede di gestione del territorio, che per ovvi motivi si inclinerebbe tutto a favore di Monfalcone. 
Sarebbe più equilibrata da valutare, invece, una inclusione, una unione, che non è la scellerata UTI, tra tutti i Comuni della Sinistra Isonzo, del basso Isontino, che favorirebbe un bilanciamento democratico, sarebbe più equilibrata e non si innescherebbe il meccanismo del pesce più grosso, Monfalcone, che mangia quello più piccolo, ma si tratterebbe, qualora condivisa, di un processo di unione e non di frammentazione  che rischia di trasformare, come nel caso di Ronchi e Staranzano, questi due Comuni in banali circoscrizioni di Monfalcone. Ora, qualcuno potrebbe obiettare, ma questa fusione può aprire quella della Sinistra Isonzo. Non è vero. Anzi stimolerà al contrario qualsiasi processo di reale unione, e poi chi ha deciso che deve essere Monfalcone il centro unico d'imputazione giuridica e non solo? Nel caso dell'unione tra i Comuni della Sinistra Isonzo, la cosa sarebbe diversa e non è detto che sarà Monfalcone il centro di questo mondo, lo si deciderà insieme, in modo condiviso, senza forzature o capricci dell'ultima ora o con ipotesi ufologiche. 

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