Quella lenta riscoperta delle proprie origini ricordando i caduti austroungarici contro la damnatio memoriae del nazionalismo italiano

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Timidamente, negli anni, son sorti dei cippi, delle targhe, dei monumenti, defilati o meno, con i quali ricordare ciò che dall'avvento del Regno d'Italia in poi in buona parte del Friuli è stato sostanzialmente cancellato dalla memoria pubblica, ma non ovviamente da quella privata. Un territorio legato all'impero asburgico, che ricorda i propri caduti italiani che hanno lottato per la propria terra asburgica. Nei ricordi  memorie delle famiglie che si son tramandate nel tempo è difficile raccogliere testimonianze negative di quel periodo, sostanzialmente si viveva tutti assieme, ognuno con le proprie peculiarità e l'irredentismo italiano era solo una minoranza di un manipolo di esagitati. Poi, come ben sappiamo, con la guerra, le cose son cambiate in modo terrificante, per arrivare alla dannazione della memoria che ha voluto cancellare secoli e secoli di appartenenza asburgica. Lentamente, questi cippi, targhe, dal cimitero di Ronchi, al comune di Villesse, a Lucinico,

Polo intermodale di Ronchi: è necessario un protocollo di legalità antimafia

Sul sito del Ministero dell'interno sono elencati ben oltre 110 protocolli di legalità antimafia. In Friuli Venezia Giulia, regione ove le mafie esistono da tempo, specialmente nella provincia di Gorizia e monfalconese nello specifico, si segnala quello promosso per prevenire infiltrazioni della criminalità organizzata nei lavori del terzo lotto per la Terza corsia della ''A4'' firmato nella Prefettura di Venezia anche dalla presidente della Regione FVG . 
La volontà dei firmatari del Protocollo è quello di assicurare la realizzazione del preminente interesse pubblico alla legalità ed alla trasparenza nel settore dei pubblici appalti, interessanti la realizzazione di opere pubbliche, esercitando i poteri di monitoraggio e vigilanza attribuiti dalla legge, anche ai fini di prevenzione, controllo e contrasto dei tentativi di infiltrazione mafiosa e di verifica della sicurezza e della regolarità dei cantieri di lavoro ed avrà efficacia fino all’emissione del certificato di collaudo dell’intervento. Sfatato il mito del FVG isola immune dalle mafie, quando si realizzano opere di una certa rilevanza e particolarità che rischiano di attirare il cancro mafioso, è necessario muoversi sin da subito. Il polo intermodale di Ronchi, opera faraonica dal costo complessivo di 17 milioni di euro, può essere a rischio di infiltrazione mafiosa? Nel dubbio se non è stato già fatto è bene che lo si faccia immediatamente. Un protocollo della legalità antimafia per quell'opera pubblica enorme che cambierà il volto anche di parte di Ronchi e dell'economia di questo territorio. Dotarsi di uno scudo antimafia, che possa garantire l'accesso ai cantieri in qualsiasi momento alle forze dell'antimafia, è non lo strumento d'eccellenza certamente per evitare eventuali infiltrazioni, ma sicuramente una forma di controllo e di pressione importante che minerà le cattive intenzioni. Oramai la nostra regione deve fare i conti con le mafie. Piaccia o non piaccia è così.  Sono anni che la DIA segnala le possibili infiltrazioni nella nostra cantieristica, nel sistema degli appalti delle grandi opere. Sono anni che si segnalano in FVG le presenze di tutte le cosche mafiose, siano esse calabresi, siciliane, campane o pugliesi ed anche straniere. Ognuna con un proprio raggio specifico di intervento. Di inchieste giudiziarie ve ne sono state, anche se passate totalmente nel dimenticatoio, di episodi eclatanti anche, pur se rimossi. Penso che sia un buon strumento di prevenzione adottare il protocollo di legalità antimafia coinvolgendo tutti i Comuni, le Prefetture ed Enti competenti in materia, coinvolti ed interessati da certe e date opere pubbliche, a partire dal polo intermodale di Ronchi. Non farlo significherebbe essere miopi, e chi pagherà gli effetti di questa miopia sarà la nostra comunità.

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