La celebrazione del fascismo della passeggiata di Ronchi di D'Annunzio e l'occupazione di Fiume

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Mio caro compagno, Il dado è tratto. Parto ora. Domattina prenderò Fiume con le armi. Il Dio d'Italia ci assista. Mi levo dal letto febbricitante. Ma non è possibile differire. Ancora una volta lo spirito domerà la carne miserabile. Riassumete l'articolo !! che pubblicherà la Gazzetta del Popolo e date intera la fine . E sostenete la causa vigorosamente, durante il conflitto. Vi abbraccio Non sarà stato forse un fascista dichiarato, D'Annunzio, certo è che non fu mai antifascista, era lui che aspirava a diventare il duce d'Italia e la prima cosa che fece, all'atto della partenza da Ronchi per andare ad occupare Fiume, fu quella di scrivere a Mussolini, per ottenere il suo sostegno. Perchè D'Annunzio ne aveva bisogno. Il fascismo fu grato a D'Annunzio, per il suo operato,  tanto che si adoperò anche per il restauro e la sistemazione della casa dove nacque D'Annunzio e morì la madre. E alla notizia della morte, avvenuta il 1 marzo del 193

Il 2016 in FVG sarà sotto il segno di Ronchi

Nel 1967, Ronchi, ha celebrato la ricorrenza del suo millenario storico, nel 2012 il centenario di quando venne elevato a rango di Borgata sotto sotto l' Impero Austro Ungarico. Autonomia, democrazia, partecipazione e centro d'imputazione giuridica e sociale fondamentale per la sua comunità. Vi è stata anche l'epoca in cui Ronchi era più grande di Monfalcone. L'effetto del l'indizione del referendum che vorrebbe l'unico Comune di Monfalcone, conseguente alla soppressione del Comune di Staranzano e Ronchi, che diventerebbero solo circoscrizioni o frazioni di Monfalcone, è stato, almeno a Ronchi a dir poco interessante.
Con la nascita del Comitato del No alla fusione, a Ronchi, è emersa una voglia condivisa, partecipata e per nulla scontata di attivarsi per la difesa della libera esistenza del Comune, bene comune, quale quello di Ronchi. Si è, più che riscoperta, ma rivitalizzata la voglia di essere comunità. Le iniziative come poste in essere dal Comitato continuano a riscontrare condivisione, partecipazione. Diverse sono le idee in campo, le prospettive e le visioni della e sulla società. A volte anche contrastanti o poco concilianti. Ma la forza della ragione, l'amore per Ronchi, la voglia di essere comunità, nel luogo ove non a caso è nata la prima formazione partigiana d'Italia armata contro il nazifascismo, ha prevalso su ogni possibile divisione. Una nuova forma di resistenza è in corso a Ronchi e questa cosa è meravigliosa. Ci si parla di più per le strade, si percepisce la reale preoccupazione di perdere il Comune, gli effetti devastanti che ne deriveranno per la nostra comunità. Dalla perdita di posti di lavoro, alla lesione delle proprie specificità, identità, tradizioni ed anche di servizi pubblici essenziali. A Ronchi vi è la consapevolezza che la fusione con Monfalcone sicuramente non giova al nostro territorio, che Ronchi ha solo da perdere e nulla da guadagnare e che per quattro soldi di incentivi, prevalentemente poi destinati ad essere utilizzati per far funzionare la nuova macchina amministrativa che nascerà, non si svenderà e neanche venderà la propria storia, la propria autonomia, la propria libera esistenza di essere orgogliosamente Comune d'Italia. Certo, è vero che Ronchi non naviga nell'oro, tutto è migliorabile e tutto verrà migliorato sicuramente nel corso del tempo, senza dimenticare che vi è stata una "crisi" devastante che ha tramortito anche la nostra cittadina. Ma i miglioramenti ed i salti di qualità saranno possibili solo attraverso il mantenimento del nostro Comune. Il 2016 sarà in FVG sotto il segno di Ronchi, perché non solo verrà qui data una bella lezione di democrazia contro il sistema decisionista, ma anche uno schiaffo a tutte quelle componenti, politiche, sociali, economiche, che hanno come unico scopo speculazione, lesione della democrazia, dell'autonomia, e la morte di tutto ciò che è piccolo e che possa essere di ostacolo a quei processi di potere auto-rappresentativi di interessi particolari e specifici che non portano nessun reale beneficio alla collettività.

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