La celebrazione del fascismo della passeggiata di Ronchi di D'Annunzio e l'occupazione di Fiume

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Mio caro compagno, Il dado è tratto. Parto ora. Domattina prenderò Fiume con le armi. Il Dio d'Italia ci assista. Mi levo dal letto febbricitante. Ma non è possibile differire. Ancora una volta lo spirito domerà la carne miserabile. Riassumete l'articolo !! che pubblicherà la Gazzetta del Popolo e date intera la fine . E sostenete la causa vigorosamente, durante il conflitto. Vi abbraccio Non sarà stato forse un fascista dichiarato, D'Annunzio, certo è che non fu mai antifascista, era lui che aspirava a diventare il duce d'Italia e la prima cosa che fece, all'atto della partenza da Ronchi per andare ad occupare Fiume, fu quella di scrivere a Mussolini, per ottenere il suo sostegno. Perchè D'Annunzio ne aveva bisogno. Il fascismo fu grato a D'Annunzio, per il suo operato,  tanto che si adoperò anche per il restauro e la sistemazione della casa dove nacque D'Annunzio e morì la madre. E alla notizia della morte, avvenuta il 1 marzo del 193

Replica alle accuse infamanti del Presidente della Lega Nazionale di Gorizia


Sorge il dubbio che alcuni audaci difensori dell'italianità abbiano qualche difficoltà nella comprensione di testi scritti rigorosamente in italiano. Non sono uno di quelli che, pur avendone gli strumenti, pensa che la storia si debba scrivere nelle aule dei Tribunali. Ho sempre accettato il dialogo a distanza aspro, critico, ma a tutto vi è un limite. Essere accusato di aver detto o peggio ancora scritto cose che mai ho detto e scritto sono di una gravità assoluta quando soprattutto si coinvolgono realtà terze.
Nell'intervento che è stato pubblicato dal Piccolo, come lettera del giorno, qualche settimana addietro, in merito alla vicenda dell'attentato al tempio del Parco della Rimembranza di Gorizia progettato da Enrico del Debbio, distrutto il 12 agosto del 1944, ho semplicemente evidenziato le diverse sfumature che emergono in rete, su alcuni siti di una certa rilevanza, e mai e ribadisco mai ho incolpato “i partigiani del CLN per l'attacco bombarolo al monumento ai caduti, scagionando i cetnici”. Tale accusa che mi è stata mossa è diffamatoria. Ho invece, evidenziato, e nel testo era chiaro, che condividevo quanto scritto in passato dal Piccolo, ovvero che si è trattata “ di una rappresaglia dei domobranci contro la popolazione italiana di Gorizia. I domobranci erano soldati sloveni alleati dei Tedeschi che all’epoca occupavano Gorizia". E ricordavo che la rappresaglia riguardava l'attentato avvenuto al teatro Verdi contro i domobranci, del 5 agosto, si dice provocato da fascisti, e questa sarebbe stata la vicenda del 12 agosto del '44, avvenuta intorno alle 3 e 20,ma anche che i domobranci presenti a Gorizia , vennero addestrati da Kurt Franz membro delle Waffen-SS e li guidò anche in operazioni anti-partigiane. Non si capisce poi quale maschera dovrei aver gettato. Sono sempre stato coerente in tutto quello che ho fatto e scritto. Sono note le mie posizioni in ordine alla questione di Gorizia sino al Trattato di Pace del '47, quando la nostra Costituzione ancora non esisteva. E per il bene di Gorizia, visto come le cose oggi vanno, dire e scrivere che forse sarebbe stato giusto assegnarla alla Jugoslavia, ragionando con i fatti di quel tempo e riconducendo le valutazioni a quel tempo, non ha nulla a che vedere con l'attualità e con la violazione della nostra importante Costituzione. Ho sempre difeso, tramite l'associazione di cui faccio parte, l'ANPI, la nostra Costituzione, entrata in vigore nel 1948 ed i principi fondamentali della nostra Carta, spesso inattuati, sono anche l'espressione della resistenza e di quella unità, fratellanza, solidarietà che italiani e sloveni hanno ritrovato, dopo l'avvento di istanze reazionarie post-risorgimentali prima e del fascismo poi che hanno considerato, ad esempio, i nostri vicini di casa come schiavi, barbari o di una razza inferiore. Anzi, sapere ancora oggi dell'esistenza di gruppi variegati anche politici, che magari organizzano iniziative nelle scuole, che, per ragioni politiche, storiche, ed ottocentesche, possono seminare convinzioni e sentimenti finalizzati a legittimare il “ritorno” nelle terre "contese"per il nuovo risorgimento italiano, falsificando la storia tramite un becero revisionismo è un qualcosa di una gravità inaudita, ed è di questo che ci si dovrebbe seriamente anche preoccupare. Mi si dica quando mai ho messo in discussione l'appartenenza all'Italia di Gorizia in merito al dopo '47, ed è di una gravità inaudita essere tacciato di odio nei confronti di tutto quello che è italiano, quando è grazie soprattutto al sangue dei miei conterranei che il 9 agosto del 1916 è avvenuta la prima piena presa di Gorizia. Meridionali che hanno combattuto per una città di cui non conoscevano neanche l'esistenza ma che hanno dato la propria vita, perché costretti, per Gorizia e Trieste in primo luogo. E nei confronti di costoro nutro un grande rispetto. Rispetto che non ho e mai potrò avere, invece, nei confronti di chi ha strumentalizzato quelle atroci morti per fini nazionalistici e reazionari o nei confronti di chi si nasconde dietro la maschera dell'italiano “brava gente” ed ancora oggi nega le responsabilità italiane come compiute nei confronti degli sloveni, ad esempio, ma non solo. Il miglior modo di essere italiano è fare assumere a questo Paese le sue responsabilità,in merito ai crimini di guerra compiuti, e mai puniti. E poi, bisognerebbe capire cosa significhi essere italiano. Questo perché non esiste una sola Italia, ma mille e più Italia, tante quanto sono almeno i nostri Comuni. Paese frammentato, unito con la forza della guerra, un Paese senza una vera anima unitaria. Giovanni Pascoli, nel suo discorso nazionalistico dal titolo " La grande proletaria si è mossa" così scriveva : "nel sacro cinquantennario voi avete provato, ciò che era voto de' nostri grandi che non speravano si avesse da avverare in così breve tempo, voi avete provato che sono fatti anche gl'italiani",ebbene, vista l'Italia di oggi, si sbagliava.

Marco Barone


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