C'era una volta Gorz. Gorizia, la città più tedesca del "nord est italiano"

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    Gorizia è oggi, a causa degli eventi del '900, conosciuta forse come la città più italiana, delle italiane, anche se la sua peculiarità discende dal passato asburgico, quello che affascina, quello che interessa i turisti, insieme alla questione dell'ultimo "muro" caduto che divideva Gorizia da Nova Gorica. A partire dal 1500 Gorizia conobbe la sua svolta, una città dove convivevano, senza ghettizzarsi, idiomi diversi, dove la cultura germanofona era rilevante, con l'ultimo censimento dell'Impero che arrivava a contare poco più di 3000 cittadini di lingua tedesca. Tedesco, sloveno, friulano, italiano. Il nome Gorizia, è un nome slavo, una città dallo spirito tedesco, di cui oggi si è praticamente perso pressoché ogni traccia. Salvo iniziative di qualche realtà associativa privata, che mantengono con impegno e passione viva la lingua tedesca a Gorizia e contributi da parte di alcuni storici e studiosi, in città si è assistito ad un vero e proprio annichilime

Scuola e questione meridionale, una nota stonata con la macchina che decide il tuo futuro

So bene cosa voglia dire abbandonare la propria terra, il proprio mare, lasciare i propri genitori e poi una borsa in mano, un viaggio che sembra non avere mai fine e sbarcare in quella che un tempo la presentavano come la terra della nebbia, fredda, il nord. So bene cosa significhi chiudersi per qualche minuto in se stessi e pensare che a me il sud piace, ma. Appunto, ma. Un conto è quando il ma è privato, è una scelta privata, insomma una scelta. Certo, a volte non proprio libera, perché le mafie, la corruzione, il sistema clientelare hanno reso buona parte del Sud ingestibile, però vi è chi ha deciso di restare, di lottare, di non adeguarsi, di andare contro, ed il Sud lo vive. Un conto quando il ma è pubblico, nel senso che è il tuo Stato, proprio quello che ha determinato la questione meridionale, il tuo datore di lavoro, quello che ha, anno dopo anno, in via passionaria, giostrato con leggi, regole, incertezze,corsi ecc perché tu potessi arrivare dove sei arrivato od arrivata. Partire o non partire? E se non parto, vengo penalizzato, ciò a prescindere dal fatto che il docente o la docente, perché qui trattasi soprattutto di condizione femminile, abbia deciso di partecipare, come in un gioco, alla ruota della fortuna di questo Stato. Notti senza dormire, ansia, a volte magari ci ridevi anche su, però, in fondo, tu in quel sud ci sei cresciuto, è la tua casa ed ora te la portano via. Di soluzioni ve ne sarebbero a decine, la più banale, è ridurre il rapporto docenti/studenti, visto che vi è un problema demografico, vista che la situazione è strutturale. Dicono anche che è fisiologica la percentuale di trasferimenti. Ma come osano? Un conto è scegliere liberamente, un conto è non scegliere ma vedere la propria sorte essere in balia dell'astrazione pura, di programmi, della meschina macchina. La macchina non ha sentimenti, la macchina non ha cuore, neanche anima, niente. La macchina è una macchina ed anche le macchine possono sbagliare. E sbagliano. Ma come cercare l'errore all'interno di un sistema totalmente errato che costringe migliaia di persone ad errare per questo Paese? E poi non dimentichiamolo, chi è soggetto a questo piano di assunzioni straordinario, a disposizione del così detto potenziamento, non sarà neanche più il classico docente. No. Vivrà con incarichi di durata triennale. Sono riusciti ad inventarsi la precarietà all'interno del ruolo, oltre all'estrema flessibilità. E senza avere neanche più un rapporto diretto, di continuità, con la propria classe. Non vedrai nascere la tua classe, e non la vedrai neanche finire l'ordine di scuola , ma sarai in mezzo, ancora una volta. In mezzo per non contare nulla. Un numero, una banale astrazione, da collocare dove la macchina ha deciso. Ma ricordiamolo che dietro l'operato della macchina vi è sempre la responsabilità dell'uomo.

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