C'era una volta Gorz. Gorizia, la città più tedesca del "nord est italiano"

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    Gorizia è oggi, a causa degli eventi del '900, conosciuta forse come la città più italiana, delle italiane, anche se la sua peculiarità discende dal passato asburgico, quello che affascina, quello che interessa i turisti, insieme alla questione dell'ultimo "muro" caduto che divideva Gorizia da Nova Gorica. A partire dal 1500 Gorizia conobbe la sua svolta, una città dove convivevano, senza ghettizzarsi, idiomi diversi, dove la cultura germanofona era rilevante, con l'ultimo censimento dell'Impero che arrivava a contare poco più di 3000 cittadini di lingua tedesca. Tedesco, sloveno, friulano, italiano. Il nome Gorizia, è un nome slavo, una città dallo spirito tedesco, di cui oggi si è praticamente perso pressoché ogni traccia. Salvo iniziative di qualche realtà associativa privata, che mantengono con impegno e passione viva la lingua tedesca a Gorizia e contributi da parte di alcuni storici e studiosi, in città si è assistito ad un vero e proprio annichilime

Ma che fine ha fatto il famigerato decreto della Regione FVG d'emergenza per la questione profughi?



E' o non è emergenza? Se è emergenza, siamo a settembre, e l'annunciato, a luglio, famigerato decreto d'emergenza della Regione FVG che prevedeva l'intervento della protezione civile, per la questione profughi, è sparito, anzi, è mai stato realmente partorito? Il testo mai pervenuto. Cosa è successo? Problemi di natura politica? Chissà. Ciò, comunque, evidenzia che lo stato di emergenza in FVG è inesistente, ma solo, ad oggi, figlio di campagne mediatiche faziose, per non dire altro. Da Gorizia che pare scoppiare, ove si attua una sorta di sgombero dei profughi dal Parco della Rimembranza, con tutte le vicende ben note, che casualmente cadeva a pochi giorni dalla cerimonia della presa di Gorizia. Poi, tutto può, in un certo senso continuare come prima, polemiche e strumentalizzazioni politiche a parte, per, far riemergere la problematica in prossimità della nuova ricorrenza che verrà...
Strutture vuote ve ne sono, si potrebbero adottare una miriade di soluzioni, da quelle temporanee, come accade nei casi dell'emergenza terremoti, a quelle con convenzioni doverose con strutture alberghiere, con privati cittadini, con le strutture pubbliche ecc. Nel mentre si corre da una polemica che inquina la vita ordinaria di Gorizia e dove non si parla di altro, mentre la città continua a vivere i suoi problemi mai risolti, alla faccia dell'operazione distrazione verrebbe da dire, ma la campagna elettorale è già iniziata e sulla pelle di chi si trova qui solo di passaggio perché fugge da situazioni maledette.  A Trieste, invece, vi è il vedo ma non vedo, che prima o poi farà vedere i canonici sorci verdi dell'intolleranza, quando anche lì si deciderà di strumentalizzare il tutto per la campagna elettorale. E nel mentre, la questione accoglienza, rischia di diventare una problematica di carattere esclusivamente di ordine pubblico, di sicurezza, cosa che non deve assolutamente accadere.
Non vi è la volontà politica di affrontare una non emergenza. E se per caso, dovesse veramente arrivare l'emergenza, quella vera, quella difficile da gestire, già immagino quali soluzioni verranno proposte. 
Intanto, il Garante regionale per i diritti della persona si appella alla comunità regionale affinché venga messo in atto un ulteriore sforzo di solidarietà nei confronti dei rifugiati e dei richiedenti asilo e vengano trovate tempestive soluzioni di accoglienza dignitosa per chi è attualmente costretto a vivere in condizioni di grave precarietà, che mettono a repentaglio la sicurezza personale e, al contempo, contribuiscono a fomentare tensioni con le comunità locali. "Il Garante esprime forte preoccupazione e condanna verso manifestazioni di intolleranza indirizzate anche attraverso i social network a rappresentanti istituzionali e del mondo del volontariato che si sono spesi in questi mesi per garantire l'accoglienza dignitosa dei rifugiati. A tal riguardo ricorda come la libertà di manifestazione del pensiero non può spingersi sino a tutelare espressioni di intolleranza e odio razziale, ma nemmeno ingiurie o diffamazioni fondate sull'avversione verso gruppi razziali o religiosi, che costituiscono reati perseguibili penalmente o comunque molestie razziali vietate dalla normativa europea e nazionale".
L'Europa è in declino totale, prima o poi salta, questo è poco ma sicuro. Era il 2000 quando si sollevavano all'Europa problematiche che interessavano il FVG ed in particolar modo Gorizia e Trieste.Il Consiglio regionale del Friuli Venezia-Giulia aveva chiesto, addirittura, l'intervento dell'esercito per contrastare e gestire il fenomeno dell'immigrazione così detta clandestina. Era il 2000. Certo, la vicenda riguardava l'immigrazione così detta clandestina, ma la percezione del problema era identico a quello odierno, ove si parla di profughi e di persone che fuggono da guerre determinate dall'umanitario Occidente, anche se qualcuno cerca di fare di tutta l'erba un fascio, spesso razzista. Come rispondeva la mitica Europa nel 2000? Invitando, e ripeto, invitando,  il Consiglio e/o gli Stati membri a fare quanto segue: affrontare alla radice l'immigrazione illegale, soprattutto contrastando coloro che si dedicano alla tratta di esseri umani e allo sfruttamento economico dei migranti; adottare norme che prevedano sanzioni severe contro tale grave reato; congiuntamente all'Europol, adoperarsi per individuare e smantellare le organizzazioni criminali coinvolte; garantire i diritti delle vittime di tali attività, con particolare attenzione ai problemi delle donne e dei minori; sviluppare l'assistenza ai paesi di origine e transito, al fine di aiutare le autorità di tali paesi a rafforzare la loro capacità di combattere efficacemente la tratta degli esseri umani e di adempiere i loro obblighi di riammissione nei confronti dell'Unione e degli Stati membri; promuovere una più stretta cooperazione e assistenza tecnica fra i servizi degli Stati membri preposti al controllo delle frontiere, per esempio mediante programmi di scambio e trasferimenti di tecnologia, in particolare alle frontiere marittime.  La Commissione, rendeva esplicitamente noto, che non aveva "nessun potere operativo o esecutivo in materia di immigrazione clandestina e non esistono ancora disposizioni comunitarie per un'equa suddivisione dei costi generati dai controlli alle frontiere esterne dell'Unione. In altri termini, allo stato attuale delle cose la Commissione non ha nessuna possibilità di assistere direttamente le regioni italiane più colpite dal fenomeno dell'immigrazione clandestina". Poi arriverà Dublino,  mentre l'Italia si armava dei noti, ahimè, CPT, prima, poi CIE. Una cosa è certa la non emergenza profughi, ha ben evidenziato l'inconsistenza della solidarietà, fratellanza all'interno dell'Unione Europa. Purtroppo la realtà è stata più crudele di ogni utopia, di ogni illusione. Il sogno europeo è diventato un vero incubo, che ognuno faccia da solo, che collabori con accordi bilaterali o plurilaterali, in armonia con i principi fondanti la nostra storia della resistenza, per andare oltre e pensare ad una nuova soggettività. Questa Europa, d'altronde, mica è stata prescritta da qualche medico, o no?

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