Questa riflessione segue dopo aver letto l'articolo, che forse in realtà era una lettera, che riportava le parole di un docente della Randaccio di Monfalcone. Articolo/lettera, pubblicata sul Piccolo edizione di Gorizia del giorno 9 luglio, che evidenzia da un lato un sentire comune, sulla questione studenti stranieri, ma non per questo condivisibile, anzi, e dall'altro delle posizioni a dir poco assurde. E' innegabile che se in alcune zone d'Italia non ci fossero studenti così detti “stranieri”, probabilmente molte scuole rischierebbero la chiusura e molti docenti rischierebbero anche di perdere il posto di lavoro. E' vero che in Italia si è fatto poco per investire nell'integrazione, e l'attuale ddl scuola come approvato in questo 9 luglio, corre proprio nella direzione opposta ad una scuola inclusiva, solidale, poiché vuole u na scuola della concorrenza, delle competenze e del classismo sociale. Il 9 luglio del '78 Pertini, all'atto del suo insediamento alla Presidenza della Repubblica affermava che “anche la scuola conosce una crisi che deve essere superata. L'istruzione deve essere davvero universale, accessibile a tutti, ai ricchi di intelligenza e di volontà di studiare, ma poveri di mezzi”. Queste devono essere le linee guida della scuola del presente e del futuro. Altro che google traduttore, che poi traduce anche in modo pessimo, od inutili e costose Lim, inserite spesso in contesti dove le scuole cadono materialmente a pezzi. Ma l'apparenza in questo Paese è tutto. Servono più mediatori culturali, questo è il vero punto della questione. Così come serve più apertura mentale anche per alcuni docenti, ed i corsi di formazione obbligatori, se ben fatti, certamente potrebbero aiutare. Il problema relativo al fatto che alcuni studenti non conoscono neanche una parola d'italiano, non è certamente colpa delle loro famiglie. Cosa si vuole riproporre il divieto di parlare sloveno o qualsiasi altra lingua che non sia l'italiano? Vietare il dialetto? Ognuno nella propria famiglia, ed anche pubblicamente, parla la lingua che vuole. A scuola si va per imparare e la scuola deve avere i mezzi e gli strumenti per saper insegnare, ad esempio, la lingua a chi non la conosce. Così come trovo incredibile che nella scuola italiana si possa solo pensare di dover insegnare “dio, patria e famiglia mazziniana”. Certo, a questo punto inseriamo anche un bel corso sulla massoneria ed abbiamo risolto il problema. Nazionalismo, religione ed irredentismi devono stare fuori dalle nostre scuole, la guida madre e padre è la Costituzione, punto.
Ognuno ha la sua cultura, che piaccia o non piaccia deve essere rispettata. Chi sono io per giudicare la cultura altrui? Nessuno. Invece, l'integrazione deve essere reciproca, non unilaterale ed esclusiva. Perché se è unilaterale significa chiudere le porte in faccia ad un modo diverso di pensare, di ragionare, che forse potrebbe essere anche migliore di quello “supremo e perfetto occidentale”.
Talmente perfetto e supremo che sta letteralmente facendo crepare di fame un Paese intero come la Grecia o morire nell'intolleranza più assoluta migliaia di migranti nelle profondità dei mari che ci circondano. Lo Stato non deve esercitare alcuna ingerenza nella vita famigliare altrui, questa è reputata come naturale nel senso di entità autonoma rispetto allo Stato, e come tale va rispettata. La scuola non è una famiglia, non deve sostituirsi alla famiglia, ma deve operare per l'integrazione, l'inclusione, altrimenti sarà solo esclusione ed emarginazione sociale. E' vero, nella nostra società vi è un problema culturale enorme, si legge poco, si campa di religione, d'ignoranza e clientelismo. Come possiamo noi dare lezioni di civiltà, quando siamo un Paese fondato sulla corruzione etica, morale e materiale? Dove lo Stato di diritto non esiste? Dove le leggi sono ad personam o ad azienda? Dove i diritti sono sempre più storti? Dove il razzismo è vivo e vegeto? Ecco più che delle difficoltà o dei pensieri dello studente straniero, mi preoccupano i pensieri od il modo di operare di alcuni docenti . Per fortuna nelle nostre scuole la maggior parte se non la quasi totalità dei docenti praticano attivamente la solidarietà, l'integrazione, e non a chiacchiere, così come la maggior parte degli studenti stranieri, che sono una risorsa per la nostra società sempre più cosmopolita, e di questo i nazionalisti se ne devono fare una ragione, studiano per contribuire oltre che al proprio benessere culturale, anche per cercare di dare una mano a questo Paese sempre più disastrato. Sarà solo grazie ai così detti "stranieri" che l'Italia riuscirà ad andare oltre la palude nella quale vive da tempo e divenire un Paese semplicemente civile.
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