Quella lenta riscoperta delle proprie origini ricordando i caduti austroungarici contro la damnatio memoriae del nazionalismo italiano

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Timidamente, negli anni, son sorti dei cippi, delle targhe, dei monumenti, defilati o meno, con i quali ricordare ciò che dall'avvento del Regno d'Italia in poi in buona parte del Friuli è stato sostanzialmente cancellato dalla memoria pubblica, ma non ovviamente da quella privata. Un territorio legato all'impero asburgico, che ricorda i propri caduti italiani che hanno lottato per la propria terra asburgica. Nei ricordi  memorie delle famiglie che si son tramandate nel tempo è difficile raccogliere testimonianze negative di quel periodo, sostanzialmente si viveva tutti assieme, ognuno con le proprie peculiarità e l'irredentismo italiano era solo una minoranza di un manipolo di esagitati. Poi, come ben sappiamo, con la guerra, le cose son cambiate in modo terrificante, per arrivare alla dannazione della memoria che ha voluto cancellare secoli e secoli di appartenenza asburgica. Lentamente, questi cippi, targhe, dal cimitero di Ronchi, al comune di Villesse, a Lucinico,

Scuola e stranieri a Monfalcone: gli studenti stranieri sono una risorsa importante e non un problema

Questa riflessione segue dopo aver letto l'articolo, che forse in realtà era una lettera, che riportava le parole di un docente della Randaccio di Monfalcone.  Articolo/lettera, pubblicata sul Piccolo edizione di Gorizia del giorno 9 luglio, che evidenzia da un lato un sentire comune, sulla questione studenti stranieri, ma non per questo condivisibile, anzi, e dall'altro delle posizioni a dir poco assurde. E' innegabile che se in alcune zone d'Italia non ci fossero studenti così detti “stranieri”, probabilmente molte scuole rischierebbero la chiusura e molti docenti rischierebbero anche di perdere il posto di lavoro. E' vero che in Italia si è fatto poco per investire nell'integrazione, e l'attuale ddl scuola come approvato in questo 9 luglio, corre proprio nella direzione opposta ad una scuola inclusiva, solidale, poiché vuole u na scuola della concorrenza, delle competenze e del classismo sociale. Il 9 luglio del '78 Pertini, all'atto del suo insediamento alla Presidenza della Repubblica affermava che “anche la scuola conosce una crisi che deve essere superata. L'istruzione deve essere davvero universale, accessibile a tutti, ai ricchi di intelligenza e di volontà di studiare, ma poveri di mezzi”. Queste devono essere le linee guida della scuola del presente e del futuro. Altro che google traduttore, che poi traduce anche in modo pessimo, od inutili e costose Lim, inserite spesso in contesti dove le scuole cadono materialmente a pezzi. Ma l'apparenza in questo Paese è tutto. Servono più mediatori culturali, questo è il vero punto della questione. Così come serve più apertura mentale anche per alcuni docenti, ed i corsi di formazione obbligatori, se ben fatti, certamente potrebbero aiutare. Il problema relativo al fatto che alcuni studenti non conoscono neanche una parola d'italiano, non è certamente colpa delle loro famiglie. Cosa si vuole riproporre il divieto di parlare sloveno o qualsiasi altra lingua che non sia l'italiano? Vietare il dialetto? Ognuno nella propria famiglia, ed anche pubblicamente, parla la lingua che vuole. A scuola si va per imparare e la scuola deve avere i mezzi e gli strumenti per saper insegnare, ad esempio, la lingua a chi non la conosce. Così come trovo incredibile che nella scuola italiana si possa solo pensare di dover insegnare “dio, patria e famiglia mazziniana”. Certo, a questo punto inseriamo anche un bel corso sulla massoneria ed abbiamo risolto il problema. Nazionalismo, religione ed irredentismi devono stare fuori dalle nostre scuole, la guida madre e padre è la Costituzione, punto. 
Ognuno ha la sua cultura, che piaccia o non piaccia deve essere rispettata. Chi sono io per giudicare la cultura altrui? Nessuno. Invece, l'integrazione deve essere reciproca, non unilaterale ed esclusiva. Perché se è unilaterale significa chiudere le porte in faccia ad un modo diverso di pensare, di ragionare, che forse potrebbe essere anche migliore di quello “supremo e perfetto occidentale”. 
Talmente perfetto e supremo che sta letteralmente facendo crepare di fame un Paese intero come la Grecia o morire nell'intolleranza più assoluta migliaia di migranti nelle profondità dei mari che ci circondano. Lo Stato non deve esercitare alcuna ingerenza nella vita famigliare altrui, questa è reputata come naturale nel senso di entità autonoma rispetto allo Stato, e come tale va rispettata. La scuola non è una famiglia, non deve sostituirsi alla famiglia, ma deve operare per l'integrazione, l'inclusione, altrimenti sarà solo esclusione ed emarginazione sociale. E' vero, nella nostra società vi è un problema culturale enorme, si legge poco, si campa di religione, d'ignoranza e clientelismo. Come possiamo noi dare lezioni di civiltà, quando siamo un Paese fondato sulla corruzione etica, morale e materiale? Dove lo Stato di diritto non esiste? Dove le leggi sono ad personam o ad azienda? Dove i diritti sono sempre più storti? Dove il razzismo è vivo e vegeto? Ecco più che delle difficoltà o dei pensieri dello studente straniero, mi preoccupano i pensieri od il modo di operare di alcuni docenti . Per fortuna nelle nostre scuole la maggior parte  se non la quasi totalità dei docenti praticano attivamente la solidarietà, l'integrazione, e non a chiacchiere, così come la maggior parte degli studenti stranieri, che sono una risorsa per la nostra società sempre più cosmopolita, e di questo i nazionalisti se ne devono fare una ragione, studiano per contribuire oltre che al proprio benessere culturale, anche per cercare di dare una mano a questo Paese sempre più disastrato. Sarà solo grazie ai così detti "stranieri" che l'Italia riuscirà ad andare oltre la palude nella quale vive da tempo e divenire un Paese semplicemente civile. 


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