C'era una volta Gorz. Gorizia, la città più tedesca del "nord est italiano"

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    Gorizia è oggi, a causa degli eventi del '900, conosciuta forse come la città più italiana, delle italiane, anche se la sua peculiarità discende dal passato asburgico, quello che affascina, quello che interessa i turisti, insieme alla questione dell'ultimo "muro" caduto che divideva Gorizia da Nova Gorica. A partire dal 1500 Gorizia conobbe la sua svolta, una città dove convivevano, senza ghettizzarsi, idiomi diversi, dove la cultura germanofona era rilevante, con l'ultimo censimento dell'Impero che arrivava a contare poco più di 3000 cittadini di lingua tedesca. Tedesco, sloveno, friulano, italiano. Il nome Gorizia, è un nome slavo, una città dallo spirito tedesco, di cui oggi si è praticamente perso pressoché ogni traccia. Salvo iniziative di qualche realtà associativa privata, che mantengono con impegno e passione viva la lingua tedesca a Gorizia e contributi da parte di alcuni storici e studiosi, in città si è assistito ad un vero e proprio annichilime

Ecco come la scuola azienda, dell'imprenditorialità, inizia a farsi “campo”


Uno dei tanti, così detti, emendamenti "migliorativi" introdotti alla Camera, approvato poi al Senato, sul noto ddl scuola, riguardava l'introduzione dell'educazione all'autoimprenditorialità nella scuola pubblica italiana, ovvero ex scuola pubblica, ora scuola azienda e delle competenze. Sul sito del Miur è visibile una comunicazione che evidenza quanto ora segue “Dal 29 giugno al 10 luglio, nella cornice di H-FARM, si tiene il primo H-SCHOOL ACCELERATION CAMP. Un progetto di formazione che vede protagonisti gli studenti vincitori di H-ACK SCHOOL, il primo hackathon completamente dedicato al mondo della scuola che si è tenuto a Milano il 17 e 18 marzo scorsi, nel contesto di GEC2015, il Congresso mondiale dell’imprenditorialità”. Ed ancora: “Il CAMP rappresenta una formula veloce, ma allo stesso tempo concreta, per favorire un primo passo nella direzione indicata nel Piano #LaBuonaScuola: far dialogare il mondo delle imprese – non solo digitali – con quello della scuola”. Il CAMP ha tra i suoi scopi quelli di “costruire materiali didattici sull’imprenditorialità che, a partire dal prossimo anno scolastico, potranno essere messi a disposizione delle scuole italiane. I ragazzi ogni giorno sviluppano competenze specifiche e strutturate nei seguenti ambiti: imprenditoria, per comprendere gli ingredienti necessari a trasformare un’idea in un progetto, storytelling, per capire come la narrazione può aiutare a mettere a fuoco un’idea, digital marketing e social media, per trasformare i social network in uno strumento potente per diffondere i propri progetti e presentation design per imparare le principali regole di composizione grafica per trasmettere il proprio messaggio nel modo più efficace”. Insomma la scuola azienda, la scuola dell'imprenditorialità, dell'autoimprenditorialità, delle competenze ha iniziato a riscaldare i motori. D'altronde una delle principali contestazioni al ddl scuola ha riguardato proprio il suo assetto aziendalista, le preoccupazioni non riguardano solo la questione del dirigente con i poteri incrementati, non solo la questione della chiamata diretta, non solo la questione del precariato, o del classismo, ma soprattutto ciò che a scuola si deve insegnare, che studenti si vogliono istruire, educare, formare. Dalla scuola azienda non usciranno studenti consapevoli e critici verso il sistema, non usciranno cittadini, ma lavoratori con competenze come inculcate da chi investe ed investirà nel settore scolastico. Tutto il contrario della scuola della Costituzione.

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