Quella lenta riscoperta delle proprie origini ricordando i caduti austroungarici contro la damnatio memoriae del nazionalismo italiano

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Timidamente, negli anni, son sorti dei cippi, delle targhe, dei monumenti, defilati o meno, con i quali ricordare ciò che dall'avvento del Regno d'Italia in poi in buona parte del Friuli è stato sostanzialmente cancellato dalla memoria pubblica, ma non ovviamente da quella privata. Un territorio legato all'impero asburgico, che ricorda i propri caduti italiani che hanno lottato per la propria terra asburgica. Nei ricordi  memorie delle famiglie che si son tramandate nel tempo è difficile raccogliere testimonianze negative di quel periodo, sostanzialmente si viveva tutti assieme, ognuno con le proprie peculiarità e l'irredentismo italiano era solo una minoranza di un manipolo di esagitati. Poi, come ben sappiamo, con la guerra, le cose son cambiate in modo terrificante, per arrivare alla dannazione della memoria che ha voluto cancellare secoli e secoli di appartenenza asburgica. Lentamente, questi cippi, targhe, dal cimitero di Ronchi, al comune di Villesse, a Lucinico,

Caso richiedenti asilo politico:Gorizia come un quartiere di Kabul?

La prima cosa che uno si domanda è: ma i richiedenti asilo erano a conoscenza dell'esistenza dell'ordinanza anti accampamento e dormitorio vigente per il noto parco della Rimembranza? In che modalità è stata a questi portata a conoscenza? In che lingua? L'intervento della questura, sul caso dei circa 40 richiedenti asilo politico, è chiaramente più che giuridico, politico, per dare un segnale alla città ma anche evidenziare che quello che potevano fare è stato fatto, ovvero una denuncia inutile che non produrrà alcun tipo di effetto, salvo forse qualche senso di timore, anche perché certamente non si può sbattere in galera una persona che si accampa in un parco, forse accadeva nel fascismo, ma questo regime sarebbe caduto da un pezzo, o sbaglio? Gorizia come un quartiere di Kabul, dice il Sindaco. Magari lo fosse, verrebbe da pensare per alcuni aspetti, perché Kabul è una metropoli cosmopolita, una metropoli che ha una infinità di bellezze, dai tipici bazar, ai musei internazionali, dal faro dell'indipendenza al palazzo reale e così via discorrendo. Ma certamente non era questo il pensiero del Sindaco attuale di Gorizia, anche perché Gorizia ha nella sua storia passata il suo essere centro multiculturale, e lo si può notare anche dalla significativa architettura diffusa per la città. Il problema è sempre lo stesso. Il regolamento di Dublino.Una volta che l’Italia ti ha preso in ‘carico’ si potrà finire nel Cara dove, teoricamente, l’accoglienza è disposta per il tempo necessario all’esame della domanda di asilo politico. Il lasso di tempo di permanenza nel Cara non dovrebbe superare i 35 giorni, ma può accadere che i tempi per avere una risposta si allunghino a dismisura, anche oltre i sei mesi,se dopo sei mesi dalla presentazione della domanda di protezione internazionale non è ancora stata presa una decisione sul caso, il richiedente avrà diritto a ricevere un permesso di soggiorno che avrà validità di ulteriori sei mesi e che gli consentirà di lavorare regolarmente fino a che la decisione non verrà presa. Ma, nell’attesa di ricevere questa risposta definitiva, il richiedente asilo politico non potrà lasciare l’Italia, perché se si spostasse in un altro Paese europeo rischierebbe di soggiornare irregolarmente, nonostante abbia avviato la procedura di asilo. Si tratta di persone imprigionate, che fuggono da situazioni determinate anche se non soprattutto da noi occidentali, e che hanno nella quasi totalità dei casi come unica prospettiva quella di andare oltre l'Italia. L'unica soluzione sarebbe quella di non identificarli, appena giunti nell'Italia intollerante, lasciare che possano attraversare il Paese per andare lì ove vogliono andare. Non è con la repressione, che si risolve tale questione. L'Italia si vanta di essere una potenza mondiale e come tale ha l'obbligo ed il dovere morale di attivarsi per aiutare queste persone, senza scaricare tutte le responsabilità solo sull'Europa che certamente ha delle colpe, ma l'Italia essendo la prima frontiera ha delle responsabilità morali, etiche e politiche più gravose. Il Sindaco si preoccupasse piuttosto del fatto che a Gorizia vi è una moria generale della città significativa, si preoccupasse del fatto che già dal tardo pomeriggio vede le sue strade essere sottoposte ad una sorta di coprifuoco, si preoccupasse su cosa si deve fare affinché Gorizia possa divenire città viva e non moribonda nel terzo millennio. La questione richiedenti asilo rischia di essere solo una sorta di deterrente, o distrazione, per non affrontare i reali problemi della città o forse per nascondere il proprio fallimento politico. 
E' innegabile che la questione richiedenti asilo debba essere  affrontata serenamente, e non con accanimento, ma è altrettanto innegabile che da mesi si parla solo di questo e non dei problemi reali e seri che affossano questa città che nel sistema di riforma degli Enti Locali, il suo peso politico in primis, rischia semplicemente di essere spazzato via.

Commenti

  1. Scusa ma qua il regolamento Dublino c'entra assai poco.
    Intanto non tutti i richiedenti in arrivo a Gorizia sono Dublinanti (questa è propaganda diffusa da Sap e Prefettura, attualmente gli arrivi riguardano tutte persone che giungono in Europa per la prima volta, e che se proprio hanno lasciato le impronte da qualche parte lo hanno fatto perchè costrette, in Bulgaria e Ungheria), e in ogni caso questo non fa automaticamente di loro dei senza tetto. Finisce in strada chi trova già piene le strutture di accoglienza esistenti. I più "fortunati" trovano accoglienza notturna presso il dormitorio cittadino gestito da Caritas (che devono abbandonare comunque la mattina presto, e che non fornisce pasti), gli altri si devono arrangiare, supportati solo dal gruppetto di volontari cittadini che da mesi tira avanti a fatica.
    Il fatto che si trovino a dormire al parco dipende dall'inerzia della Prefettura, che da mesi continua a elaborare solo soluzioni tampone ad un fenomeno assolutamente contenuto e piuttosto prevedibile (è arrivata l'estate, aumentano gli arrivi, sorpresa?!). Sono due mesi che dovrebbe partire se non altro l'accoglienza nei CAS (Centri di Accoglienza Straordinaria) nell'isontino, come da bando indetto dalla stessa Prefettura, eppure tutto si muove lentamente (anche grazie a quei SIndaci contrari alla presenza di migranti sul proprio territorio), e l'unica "soluzione" è quella di trasformare il CIE in un CARA. Peraltro, in nessun CARA d'Italia i tempi di permanenza sono 35 giorni, è una prassi ampiamente ignorata.
    Qua il problema non è che si parla solo di questo da mesi (che poi...davvero?), ma che se ne parla quasi esclusivamente con scarsa cognizione di causa.

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