Quella lenta riscoperta delle proprie origini ricordando i caduti austroungarici contro la damnatio memoriae del nazionalismo italiano

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Timidamente, negli anni, son sorti dei cippi, delle targhe, dei monumenti, defilati o meno, con i quali ricordare ciò che dall'avvento del Regno d'Italia in poi in buona parte del Friuli è stato sostanzialmente cancellato dalla memoria pubblica, ma non ovviamente da quella privata. Un territorio legato all'impero asburgico, che ricorda i propri caduti italiani che hanno lottato per la propria terra asburgica. Nei ricordi  memorie delle famiglie che si son tramandate nel tempo è difficile raccogliere testimonianze negative di quel periodo, sostanzialmente si viveva tutti assieme, ognuno con le proprie peculiarità e l'irredentismo italiano era solo una minoranza di un manipolo di esagitati. Poi, come ben sappiamo, con la guerra, le cose son cambiate in modo terrificante, per arrivare alla dannazione della memoria che ha voluto cancellare secoli e secoli di appartenenza asburgica. Lentamente, questi cippi, targhe, dal cimitero di Ronchi, al comune di Villesse, a Lucinico,

Ma se sono tutti contrari alla buona scuola perché non stoppare i lavori?

Certo che la consultazione pubblica sulla buona scuola, che non era un sondaggio, né una rilevazione demoscopica di tipo campionario,  un referendum, e non aveva neanche “ambizioni di rappresentare scientificamente l’opinione dei cittadini”, alla fine si è rilevata per quello che era. Il nulla, però con lo scopo di legittimare l'operazione della riforma in essere, e di conferire un minimo di apparenza di democrazia per un processo che necessita non di consultazioni in rete di qualche mese o dibattiti già indirizzati, ma di una vera costituente.
Perché la scuola, l'istruzione, il diritto allo studio, sono tutelati dai principi fondamentali della nostra Carta. E qui, con la riforma sull'autonomia, nota come buona scuola, non si tratta di riformare qualche segmento, ma l'intero asse fondamentale della scuola.  Ora, da settimane non si leggono altro che critiche, tanto che vi sarà uno sciopero sulle attività non obbligatorie, per arrivare allo sciopero di tre giorni già proclamato dai Cobas per maggio,che cadrà nelle note giornate delle prove Invalsi, ed ovviamente riguarderà anche la cattiva scuola di cui ora si parla. Ata dimenticati, roba da non credere, eppure è successo e continua a succedere, alcuni hanno anche attuato sciopero della fame per diversi giorni, una parte del precariato finirà di essere precaria e trasformata in docente ultra flessibile, la parte rimanente del precariato, quella più corposa, finirà di essere precaria semplicemente perché rischia di non avere più possibilità di insegnare e lavorare a scuola e ciò d'altronde era già stato previsto.
E forse neanche i dirigenti sono contenti, così come i docenti del vecchio ruolo, gli studenti che vedono incrementare la scuola delle competenze, scuola lavoro,e diminuire la portata di quella che dovrebbe istruire, e formare i cittadini del presente e del futuro. Chi scrive lettere alle più alte cariche dello Stato, chi diffide, chi semplicemente si prepara alla più grande mobilitazione e stato di agitazione nel settore della scuola che verrà. E' nell'aria. Dunque, non sarebbe saggio, da parte del Governo e del Parlamento fermarsi? Visto che la quasi totalità dei diretti interessati sono contrari a questa riforma? Il problema delle assunzioni? Basta attuarle senza distruggere la scuola immettendo il personale in ruolo con le vecchie regole ecc. D'altronde in Italia abbiamo visto come i soldi pubblici vengono sperperati, dalle grandi opere alle piccole opere inutili, milioni di milioni di euro e sicuramente la questione del risparmio non deve incidere più nel settore della scuola. Ma qui signori si gioca con la vita non solo dei lavoratori ma anche con i sogni e le speranze, l'istruzione ed i diritti delle future generazioni. Non dimentichiamolo.


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