C'era una volta Gorz. Gorizia, la città più tedesca del "nord est italiano"

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    Gorizia è oggi, a causa degli eventi del '900, conosciuta forse come la città più italiana, delle italiane, anche se la sua peculiarità discende dal passato asburgico, quello che affascina, quello che interessa i turisti, insieme alla questione dell'ultimo "muro" caduto che divideva Gorizia da Nova Gorica. A partire dal 1500 Gorizia conobbe la sua svolta, una città dove convivevano, senza ghettizzarsi, idiomi diversi, dove la cultura germanofona era rilevante, con l'ultimo censimento dell'Impero che arrivava a contare poco più di 3000 cittadini di lingua tedesca. Tedesco, sloveno, friulano, italiano. Il nome Gorizia, è un nome slavo, una città dallo spirito tedesco, di cui oggi si è praticamente perso pressoché ogni traccia. Salvo iniziative di qualche realtà associativa privata, che mantengono con impegno e passione viva la lingua tedesca a Gorizia e contributi da parte di alcuni storici e studiosi, in città si è assistito ad un vero e proprio annichilime

L'arroganza dell'Invalsi con un Miur indifferente

Uno degli aspetti più incredibili della nota del 27 aprile, e ribadisco nota, con la quale l'Invalsi ha comunicato il posticipo delle prove del cinque maggio, è l'aver inviato questa semplicemente per conoscenza al Miur. Ora, che l'intento sia stato quello di neutralizzare gli effetti dello sciopero è pacifico, ma voglio soffermarmi su quanto dichiarato dalla Presidente dell'Invalsi al Fatto Quotidiano: "Di fronte alle proteste del sindacato la presidente d’Invalsi fa una riflessione: “Facciamo una distinzione: i Cobas hanno sempre protestato contro le prove ma rispetto ai Confederali mi sono fatta carico delle loro motivazioni. Il loro sciopero, che non è contro l’Invalsi, è il 5: abbiamo tenuto conto della loro manifestazione”. Una scelta a detta della Ajello fatta in piena autonomia: “Ho scritto una mail al ministro solo ieri. Mi sono consultata solo con i miei dirigenti. So bene che non posso coinvolgere il Miur perché in quel caso si tratterebbe di attività antisindacale”.
Cosa si desume da tutto ciò? In primo luogo una scelta faziosa, parziale ed intenzionale, che lede non solo l'immagine di un sindacato, ma colpisce, gli iscritti di quel sindacato, i lavoratori e lavoratrici che avrebbero scioperato contro le prove dell'Invalsi, visto che la proclamazione dello sciopero riguardava il contrasto delle citate prove, che non sono servizio minimo essenziale. Mancanza di rispetto, sintomo di arroganza evidente e non nascosta. 
Un precedente, se non fermato con immediatezza, che ben un giorno potrà interessare altre realtà. Ma non solo, una interferenza nella gestione delle dinamiche sindacali incredibile, che in Italia, nella scuola, non si era mai vista. 
Altra considerazione è il fatto che se da un lato si riconosce l'antisindacabilità della condotta posta in essere, dall'altro emerge la mera impotenza del Miur. Cosa nota, cosa sussistente, poiché la normativa in essere conferisce in sostanza carta bianca all'Invalsi, su come organizzare quelle giornate, le date da scegliere, ma ciò deve avvenire nel rispetto della scuola pubblica, dell'autonomia che dovrebbe caratterizzare la scuola pubblica dall'ente ricerca quale l'Invalsi che in sostanza in quelle giornate, conferisce ordini, disposizioni, ovvero diventa più che un surrogato del Miur, l'effettivo datore di lavoro. Il Miur dovrebbe, per legge, esercitare la vigilanza, cosa che pare non essere emersa. Un Miur che riceve una comunicazione volta a stravolgere l'organizzazione delle scuole, che il 7 maggio avevano già predisposto altre attività, che comporterà una nuova interruzione dell'ordinaria attività didattica, solo per conoscenza, come dire, tu non conti nulla sono io qui che comando. Sicuramente l'arroganza dell'Invalsi ha posto in essere ciò che a molti era noto da diverso tempo, ma che solo ora è emerso con chiarezza inequivocabile. Nelle giornate delle prove Invalsi è l'Invalsi che  governa la Scuola. E ciò quanto è normale? Quanto è accettabile?

Marco Barone

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