Quella lenta riscoperta delle proprie origini ricordando i caduti austroungarici contro la damnatio memoriae del nazionalismo italiano

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Timidamente, negli anni, son sorti dei cippi, delle targhe, dei monumenti, defilati o meno, con i quali ricordare ciò che dall'avvento del Regno d'Italia in poi in buona parte del Friuli è stato sostanzialmente cancellato dalla memoria pubblica, ma non ovviamente da quella privata. Un territorio legato all'impero asburgico, che ricorda i propri caduti italiani che hanno lottato per la propria terra asburgica. Nei ricordi  memorie delle famiglie che si son tramandate nel tempo è difficile raccogliere testimonianze negative di quel periodo, sostanzialmente si viveva tutti assieme, ognuno con le proprie peculiarità e l'irredentismo italiano era solo una minoranza di un manipolo di esagitati. Poi, come ben sappiamo, con la guerra, le cose son cambiate in modo terrificante, per arrivare alla dannazione della memoria che ha voluto cancellare secoli e secoli di appartenenza asburgica. Lentamente, questi cippi, targhe, dal cimitero di Ronchi, al comune di Villesse, a Lucinico,

Quali legami tra la strategia della tensione e la questione Jugoslava?Dal caso Moro a Bologna

Recentemente avevo scritto un breve intervento ove formulavo il seguente quesito: “si può escludere qualche collegamento, legame diretto o indiretto tra la questione di Fiume e tutto ciò che vi è connesso, con le situazioni accadute in Italia durante il lungo periodo mediaticamente definito come strategia della tensione ?”. 
Che i germi velenosi di Gladio siano nati a Trieste è fatto notorio, che ancora oggi ci siano realtà che vogliono, per ragioni nazionalistiche, ma non solo, la “restituzione” delle terre contese, quali Fiume, Istria e Dalmazia, è altrettanto noto. Eppure, rileggendo da una diversa ottica, alcuni episodi, come accaduti in Italia, in concomitanza con fatti determinanti per la questione del Confine Orientale, per l'assegnazione di terre occupate dalla fine della prima guerra mondiale dall'Italia e poi perse per gli effetti del Trattato di pace del '47 emergono elementi a dir poco inquietanti che potrebbero conferire una lettura diversa per la comprensione di parte della strategia della tensione presentata come opera di destabilizzazione per stabilizzare l'ordine autoritario.
Aldo Moro è stato uno dei protagonisti per la risoluzione della vicenda del Confine Orientale fin dall'inizio. “Tra i diplomatici che in vari modi si espressero a favore della chiusura della questione confinaria con la presa d’atto della spartizione del TLT di fatto stabilita con il memorandum d’intesa del 1954, ricordiamo: l’ambasciatore a Belgrado in quegli anni, Roberto Ducci, e il suo predecessore, Alberto Berio; l’ambasciatore Riccardo Giustiniani, incaricato nella primavera del 1964 di condurre negoziati segreti per la sistemazione del confine settentrionale; il capo della delegazione italiana nel Comitato misto italo-jugoslavo previsto dallo Statuto speciale sulle minoranze contenuto nell’intesa del 1954, Manlio Castronuovo, e lo stesso consigliere diplomatico di Moro, Pompei”:. 
A Trieste nel '52 ci saranno i noti moti di rivolta, nati nel mese marzo, per protestare contro la piega che stava prendendo la questione del Confine Orientale, per la Zona B in particolar modo e sarà la Conferenza di Londra che si concluderà il 9 maggio del 1952 che porrà le basi per il noto memorandum di Londra del 1954. 
Gli anni a seguire saranno caratterizzati da diversi periodi di tensione e violenza, a partire dalla strage del 12 dicembre del 1969 preceduta dalle bombe antislovene di Trieste e Gorizia correlate direttamente alla storica e prima visita di un Presidente della Repubblica italiana in Jugoslavia. Presidente che venne accompagnato da Aldo Moro.
Così come inquietante è il legame tra il mancato(?) golpe del 1970 e la visita di Tito a Roma, ma per questo rinvio al seguente intervento: L’importanza politica dell’onorificenza riconosciuta a Tito nel 1969.
Così come particolare sarà l'attentato di Peteano, non una semplice azione contro i carabinieri, ma una mirata azione di vendetta voluta da apparati eversivi, che dovevano proteggere per conquistare l'area del Confine Orientale da una inesistente invasione da parte delle forze Jugoslave. Realtà collegate a gruppi fascisti veneti in relazione al Nasco di Aurisina, scoperto casualmente o fatto scoprire qualche mese prima. E Peteano si poneva a pochi passi dal confine con la Jugoslavia. 
E tutta la situazione che si determinerà in quel periodo caldo, minerà seriamente la stabilità della politica interna e parallelamente a ciò anche in Jugoslavia si vivevano diverse problematicità tanto che nel 1974 si realizzava una nuova Costituzione. Il rapporto tra Italia e Jugoslavia, da buono se non ottimale, subiva, in relazione a ciò, dei grossi rallentamenti, infatti, “il risultato fu un graduale allentamento dei legami politici tra i due paesi, che rallentò notevolmente la soluzione delle vertenze territoriali, giunta solo nel 1975, dopo una serie di negoziati fallimentari, numerose polemiche, crisi politiche e incidenti diplomatici M. BUCARELLI, La “questione jugoslava”, cit., pp. 51-75”. 
Ed il 1974 sarà un periodo importante che sfocerà nel novembre del 1975 con la firma, quasi segreta del Trattato di Osimo, quasi segreta perché non si diede alcun risalto pubblico ed un motivo ci sarà e questo motivo ora lo si può comprendere avendo una visione globale e complessiva di quello che stava accadendo. 
Trattato che porrà fine alla questione del Confine Orientale con la firma del ministro,controverso, degli Esteri italiano, Mariano Rumor, e quello jugoslavo, Milos Minic. E' il caso di ricordare che Moro, dal 1970 al 1974, assunse l’incarico di ministro degli Esteri, per divenire nuovamente presidente del consiglio fino al 1976. E sarà proprio il suo governo ad adoperarsi per quel Trattato. Non sfuggono, ora,  alcune coincidenze, oltre a quelle citate. Per esempio il 4 agosto del 1974 Moro era salito sull'Italicus ma prima di partire venne fatto scendere per firmare delle carte. Questa la versione nota. Poche ore dopo avvenne la strage sull’Appennino che, purtroppo, ebbe ripetizione dieci anni dopo. Non sfugge che il corpo di Moro, dopo 55 giorni di prigionia, venne fatto ritrovare il 9 maggio del 1978 ed il 9 maggio del 1952 è la data con la quale si conclude la Conferenza di Londra, che, come scritto in precedenza, porrà le basi per il noto memorandum di Londra del 1954. Non sfugge che in merito alla questione di via Gradoli emerge sempre con maggior forza un coinvolgimento dei servizi, così come non sfugge che per diabolico gioco di parole Gradoli sta per GLADIO R e casualità vuole che R, corrisponde all'Ufficio R e come è noto la “Stay Behind italiana, con compiti di guerra non convenzionale, costituita nel 1956 come una struttura NATO coperta dal massimo grado di segretezza, il cui coordinamento venne affidato il 18 ottobre 1956 alla V sezione SAD (Studi ed addestramento) alle dipendenze dell’Ufficio R, del SIFAR”. Si tratterà certamente di coincidenze, anche diaboliche, però dei pensieri sorgono. Il 16 dicembre del 1976 a Brescia, proprio durante la discussione di ratifica del Trattato di Osimo, esploderà la bomba di piazzale Arnaldo. Il dibattito parlamentare verrà sospeso subito dopo la lettura di questa poesia da parte di un parlamentare missino " Canto per ti, mia tera, sogno per ti mio, mar, canto che s’è preghiera, sogno che s’è un’altar, fede dei noni un giorno, fede dei figi doman. Tuti ve sento intorno cantar in italian” e riprenderà il giorno successivo. Ciò perché alla Camera giungerà la notizia del tremendo attentato, dimenticato per diversi anni. 
Così come è noto che dopo la morte di Tito, avvenuta nel maggio del 1980, in Jugoslavia nulla sarebbe stato come prima e certamente situazioni di destabilizzazione avrebbero potuto favorire le condizioni per la riconquista delle solite terre contese, cosa che poi non venne neanche tanto nascosta durante le tremende guerre dei Balcani. Tito, che nel discorso tenutosi alla Camera, in sua memoria, veniva ricordato anche con queste parole : “Gli va in parte riconosciuto il merito di aver attribuito una importanza prioritaria al superamento delle conseguenze di un passato drammatico e di essersi adoperato con tutto il peso della sua autorità per l'instaurazione di un nuovo clima tra le due sponde dell' Adriatico, non solo sul piano delle relazioni politiche, ma anche su quello dei contatti umani”.
E non sfugge che il 2 agosto del 1980, pochi mesi dopo la morte di Tito, giorno in cui veniva ascoltata anche la moglie di Moro  dalla Commissione Commissione parlamentare d'inchiesta sulla strage di via Fani, esplodeva a Bologna la funesta bomba fascista. Ed ancora una volta una coincidenza, il 2 agosto del 1947 con la legge n 811 il Parlamento italiano autorizzava il Governo della Repubblica italiana a ratificare il Trattato di Pace del 1947, Trattato che segnerà l'inizio delle vicende Confine Orientale dopo la fine della guerra, l'inizio del così detto esodo, l'inizio della grande causa per le terre contese, che ancora oggi esiste a colpi di propaganda e mistificazioni storiche. Insomma sussistono, a parer mio, dei legami tra la questione del Confine Orientale, in relazione alle terre contese e parte della strategia della tensione, e forse sarebbe il caso di approfondire tutto ciò, perché potrebbero emergere nuove prospettive dalle quali inquadrare uno dei periodi più bui della nostra storia repubblicana che ancora oggi necessita di verità e giustizia.


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