C'era una volta Gorz. Gorizia, la città più tedesca del "nord est italiano"

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    Gorizia è oggi, a causa degli eventi del '900, conosciuta forse come la città più italiana, delle italiane, anche se la sua peculiarità discende dal passato asburgico, quello che affascina, quello che interessa i turisti, insieme alla questione dell'ultimo "muro" caduto che divideva Gorizia da Nova Gorica. A partire dal 1500 Gorizia conobbe la sua svolta, una città dove convivevano, senza ghettizzarsi, idiomi diversi, dove la cultura germanofona era rilevante, con l'ultimo censimento dell'Impero che arrivava a contare poco più di 3000 cittadini di lingua tedesca. Tedesco, sloveno, friulano, italiano. Il nome Gorizia, è un nome slavo, una città dallo spirito tedesco, di cui oggi si è praticamente perso pressoché ogni traccia. Salvo iniziative di qualche realtà associativa privata, che mantengono con impegno e passione viva la lingua tedesca a Gorizia e contributi da parte di alcuni storici e studiosi, in città si è assistito ad un vero e proprio annichilime

Dico no alla giornata della memoria delle donne nella resistenza e sì al solo 25 aprile

E' stata da poco pubblicata, sul sito della Camera, la proposta di legge presentata a novembre 2014 volta ad istituire la Giornata in memoria delle donne nella Resistenza individuando come data, per tale ricorrenza, il 24 aprile. Ora, non voglio cadere nella scontata retorica, più di una volta sono intervenuto, nel mio piccolo, a sostegno del contrasto nei confronti di dati effettivi processi deficitari in merito alla mancanza di una giusta riconoscenza storica nei confronti delle donne partigiane nella resistenza. Ho sostenuto diverse battaglie, una su tutte quella finalizzata ad ottenere a Trieste una via per Ondina Peteani ma potrei riportare altri esempi. Condivido quando si scrive nel testo della proposta di legge che “nella guerra di Liberazione, a differenza delle altre guerre, non siamo in presenza solo di un protagonismo maschile: ci sono gli uomini che combattono e poi, quasi di contorno oppure sullo sfondo, ci sono tutti gli altri. Al contrario, è la Resistenza a indicare le specificità e in particolare quella femminile, che emerge con potenza nell'emergenza bellica. (..)Le cifre ufficiali registrano 35.000 partigiane, oltre 1.000 sono quelle cadute in combattimento e più di 2.000 quelle fucilate e impiccate”. Oppure quando si scrive che “è per tutto questo e per molto altro che riteniamo necessario, oltre che storicamente e socialmente doveroso, ricordare il fondamentale ruolo delle donne nella Resistenza e nel percorso fino alla Liberazione"  ma non con l'istituzione della giornata della memoria nella resistenza.  
Perché, obiezione tanto banale quanto reale, istituire una simile data, poi addirittura il giorno antecedente il 25 aprile, giorno che vuole il riconoscimento universale in Italia della liberazione dal fascismo e nazismo, giorno che unisce tutte e tutti, giorno che va oltre le differenze di genere, di sesso, giorno ove libertà, uguaglianza, solidarietà, fraternità continuano ad invadere, idealmente o meno, ma così è, con il dispiacere di qualcuno, le strade delle città e delle nostre comunità, dividerà, dividerà la memoria storica, dividerà la resistenza, sminuirà il 25 aprile e non a vantaggio certamente della memoria delle donne nella resistenza e potrebbe lasciare indurre che il 25 aprile sia allora il giorno della resistenza "muscolare" della liberazione ma solo per mano maschile.  Che sia invece il 25 aprile il giorno solenne ove ricordare e tramandare e condividere le gesta, gli ideali, i sacrifici, tutti, di uomini e donne, ragazzi e ragazze, compagni e compagne della e nella resistenza e che per tutti gli altri giorni della nostra vita ci si batta, a partire dalla toponomastica, dalla denominazione delle vie per andare oltre, per far conoscere la bellezza anche se difficile della resistenza, quanto amore per la libertà vi era, quanto amore per una società diversa e socialista o comunista con sfumature di anarchia vi era, uomini e donne uniti ed unite per quella fratellanza e sorellanza che il 25 aprile deve saper saldare. Per questi motivi dico no al 24 aprile e sì al solo 25 aprile, non è frammentando che si conferisce il giusto e doveroso riconoscimento alle donne nella resistenza, resistenza che è andata oltre ogni semplicismo e sterile sessismo, non dimentichiamolo. E' stata proprio nella resistenza che si è realizzata l'uguaglianza tra uomini e donne, è stata con la resistenza che la donna ha smesso di essere culto ed oggetto mistico, è stata con la resistenza che si è posta fine all'immagine dell'Italia donna che conduce l'uomo battagliero, muscoloso, alla guerra, che poi i valori della resistenza non siano stati pienamente colti e che oggi solo in poche realtà, penso a Kobane per esempio si sperimentano forme e sostanze di uguaglianza tra generi senza precedenti, con donne che imbracciano le armi per lottare per la democrazia, la libertà, è un problema non imputabile certamente alla resistenza od al fatto che non ci sia il 24 aprile che anticipa il 25 aprile e che comunque più che simbolicamente evidenziare lo stare dietro,come forza,alla resistenza, potrebbe invece evidenziare un restare indietro. Il 25 aprile è il giorno dei giorni e che sia questo ad unire, unire per la giusta memoria, per l'uguaglianza, fratellanza, sorellanza e libertà. 


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