Quella lenta riscoperta delle proprie origini ricordando i caduti austroungarici contro la damnatio memoriae del nazionalismo italiano

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Timidamente, negli anni, son sorti dei cippi, delle targhe, dei monumenti, defilati o meno, con i quali ricordare ciò che dall'avvento del Regno d'Italia in poi in buona parte del Friuli è stato sostanzialmente cancellato dalla memoria pubblica, ma non ovviamente da quella privata. Un territorio legato all'impero asburgico, che ricorda i propri caduti italiani che hanno lottato per la propria terra asburgica. Nei ricordi  memorie delle famiglie che si son tramandate nel tempo è difficile raccogliere testimonianze negative di quel periodo, sostanzialmente si viveva tutti assieme, ognuno con le proprie peculiarità e l'irredentismo italiano era solo una minoranza di un manipolo di esagitati. Poi, come ben sappiamo, con la guerra, le cose son cambiate in modo terrificante, per arrivare alla dannazione della memoria che ha voluto cancellare secoli e secoli di appartenenza asburgica. Lentamente, questi cippi, targhe, dal cimitero di Ronchi, al comune di Villesse, a Lucinico,

Trieste: si ricorda Piero Addobbati ma si dimentica Emilia Passerini,alcune riflessioni

Sul Piccolo del 27 ottobre 2014 è stata pubblicata la seguente notizia:  "La presidente della Regione, Debora Serracchiani, in un messaggio inviato per l’occasione al sindaco, indirizza anche un saluto ai fanti piumati, testimoniando a tutta la città di Trieste e ai suoi cittadini «l'ammirazione per la costanza, la forza e il coraggio che hanno dimostrato nel superare travagli difficilissimi e sanguinosi, annoverando tra loro le vittime estreme del Risorgimento nazionale, come il giovane Pierino Addobbati, e coronando infine l'anelito di rimanere italiani nel nome, nel fatto e nel diritto»".Non entro ora nel merito dei fatti del novembre del '53 di Trieste, però una riflessione è dovuta. Le notizie "ufficiali" che circolano in rete, in merito alla morte del ragazzo quindicenne Addobbati sono le seguenti"5 e 6 novembre 1953: sei cittadini di Trieste sacrificavano la propria vita a testimonianza della volontà delle genti giuliane di ricongiungersi alla Madre Patria. Addobbati, Bassa, Manzi, Montano, Paglia e Zavadil  erano tutti soci della Lega Nazionale. Lo erano in gran parte anche le centinaia di altri triestini che negli scontri di piazza venivano feriti nonché tutti coloro che, per sfuggire alla polizia del Governo Militare Alleato, erano costretti a cercare rifugio in Italia.".
Si legge anche che:" La medaglia d’oro al valor civile alla memoria è stata conferita dal Presidente della Repubblica Ciampi ai sei Caduti per Trieste italiana negli scontri del novembre 1953. È stata consegnata ai famigliari delle vittime il 26 ottobre durante la cerimonia per il cinquantennale del ritorno della città all’Italia, in piazza Unità, dal ministro delle Telecomunicazioni Maurizio Gasparri. Pietro Addobbati, Erminio Bassa, Leonardo Manzi, Saverio Montano, Francesco Paglia e Antonio Zavadil, sono stati definiti ultimi martiri del Risorgimento italiano".



L'Unità del 6 novembre 1953 a pagina 6, riprendendo l'articolo della prima pagina, scriverà: "(...) entrambi completamente estranei alla manifestazione, erano a terra in una pozza di sangue. Il vecchio Zavadil,colpito da un proiettile di moschetto al cuore era caduto fulminato all'istante. Il giovane Addobbati spirava poco dopo sulla macchina della Croce Rossa che lo portava all'ospedale".

La Stampa del sei novembre riporta delle testimonianze dalle quali si evince che in merito al ragazzo quindicenne “veniva visto a terra immoto il corpo di un ragazzo quindicenne con una chiazza rossa che si allargava sempre più nella polvere”, dunque non emergeva un suo coinvolgimento diretto nelle azioni di contrasto e nella sassaiola contro le “truppe occupanti” ed in merito all'uomo di sessant'anni che “è stato abbattuto in piazza, ma da lontano, mentre attraversava per i fatti suoi la strada”. Anche in questo caso, da parte della stampa come citata, non emerge nessun coinvolgimento diretto nelle azioni di lotta contro “le truppe occupanti” ma si evidenzia il loro essere vittime accidentali nei noti fatti violenti di Trieste.

E' da segnalare che la CGIL, insieme a UIL e CISL sospendeva il lavoro in tutta Italia per 10 minuti durante i funerali per i fatti di Trieste.


In questo video, pubblicato dall'Istituto Luce, una ricostruzione del novembre del '53

The Trieste Events (November 5-6, 1953) - Shot by cameramen of the Incom Italian Newsreel.


Ora, mi domando, perché non si è voluta ricordare anche Emilia Passerini Vrabec? Vittima delle violenze per la Trieste d'Italia? Nella tarda serata del 13 settembre a Trieste, criminali fascisti rimasti ignoti scaricavano una raffica dì mitra contro un circolo popolare. Una bambina di undici anni,Emilia Passerini, colpita dalla raffica moriva, una donna rimaneva gravemente ferita. Il 15 settembre a Trieste veniva proclamato uno sciopero generale e contestualmente, su invito della Lega nazionale, come riportano le cronache di quel tempo, aveva luogo una manifestazione a S. Giusto con la partecipazione di qualche migliaio di persone che si concluse con una mera aggressione nei confronti degli operai.Nelle prime ore del pomeriggio i lavoratori, visti gli scontri della mattina, abbandonavano tutti i posti di lavoro e scendevano nel centro della città per una risposta antifascista. I fascisti reagirono sparando contro una casa sita in via Tarabocchia e lanciarono sei bombe in diversi punti della città. 70 furono gli operai feriti e ricoverati in ospedale ed uno studente moriva.
Questo quanto si legge nella Nuova Alabarda: EMILIA PASSERINI VRABEC, UCCISA AD 11 ANNI DA NEOFASCISTI. "Quest'anno ricorreva il 67mo anniversario dell'assassinio di mia zia, Emilia Passerini, morta la sera del sabato, 13 settembre 1947, all'età di 11 anni, per mano e su mandato fascista. Si trovava nel Circolo Culturale Sloveno di Vicolo Ospedale Militare ad osservare la gente ballare. All'improvviso, gli spari di una mitragliatrice che - fortunatamente - si è inceppata dopo la prima raffica essendo stata montata frettolosamente con una sola vite, altrimenti i morti sarebbero stati molti di più. Infatti, mio padre, che all'epoca aveva 20 anni, racconta che gli spari hanno bucato le foglie degli alberi che circondavano la pista da ballo. Un crudele destino ha voluto che l'unica pallottola a colpire a segno ha trapassato la zona ascellare dell'amica Wanda Jerman andando a colpire in pieno la bambina che le stava accanto".

Il motivo relativo al fatto che per la ricorrenza dell'anniversario del "ritorno" di Trieste all'Italia o dell'amministrazione italiana su Trieste si omettano tutte quelle vicende che hanno determinato oltre 500 giorni di violenza estremista, neofascista e nazionalista per la Trieste d'Italia è a dir poco semplice,si deve tramandare solo una verità parziale e di parte, quella che vuole l'Italia nel suo complesso, come vittima, come soggetta a processi di martirio ed atti eroici e mai carnefice e mai responsabile di atti nefasti e criminali.


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