Quella lenta riscoperta delle proprie origini ricordando i caduti austroungarici contro la damnatio memoriae del nazionalismo italiano

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Timidamente, negli anni, son sorti dei cippi, delle targhe, dei monumenti, defilati o meno, con i quali ricordare ciò che dall'avvento del Regno d'Italia in poi in buona parte del Friuli è stato sostanzialmente cancellato dalla memoria pubblica, ma non ovviamente da quella privata. Un territorio legato all'impero asburgico, che ricorda i propri caduti italiani che hanno lottato per la propria terra asburgica. Nei ricordi  memorie delle famiglie che si son tramandate nel tempo è difficile raccogliere testimonianze negative di quel periodo, sostanzialmente si viveva tutti assieme, ognuno con le proprie peculiarità e l'irredentismo italiano era solo una minoranza di un manipolo di esagitati. Poi, come ben sappiamo, con la guerra, le cose son cambiate in modo terrificante, per arrivare alla dannazione della memoria che ha voluto cancellare secoli e secoli di appartenenza asburgica. Lentamente, questi cippi, targhe, dal cimitero di Ronchi, al comune di Villesse, a Lucinico,

L'ombra aldilà ed aldiquà del confine nel cimitero di Merna/Miren


Confini tracciati con il gesso, con la vernice bianca, poi pali e rete metallica e filo spinato. La mano “francese” che ha governato gli accordi del 1947 ha manifestato tutta la sua schizofrenia, con l'operato angloamericano, nella realtà brutale che ha partorito tante sofferenze nel goriziano. Terra storicamente multietnica, multi-comunitaria e poi frammentata in mille e più pezzettini. Frammenti che a volte hanno dato la possibilità di salvaguardare la propria permanenza nel territorio italiano, come accaduto per una Contessa e per la sua villa, grazie ad alte conoscenze, ma frammenti che a volte non hanno dato pace neanche ai morti,che hanno superato ogni confine lì ove il confine non doveva arrivare e dove è anche arrivato, con la sua rete fredda e metallica, nel cimitero di Merna. Si è già scritto molto sulle vicende di questo cimitero, su quello che è accaduto, da chi aveva metà corpo sepolto in Italia e metà in Jugoslavia, a chi si recava in quel posto per scambiare beni di prima necessità e così via discorrendo, anche se la nota enciclopedia libera, quale wikipedia, la più consultata in rete, ignora tale vicenda.



Poi nel 1975, con il Trattato di Osimo , come ratificato nel 1977, il confine verrà spostato in modo più razionale, per quanto possa essere razionale un confine, nessuna diagonale ma una linea tendente ad essere retta, una linea che ha dato pace ai morti lì sepolti riposando nella Jugoslavia prima e Slovenia poi. 



Oggi la diagonale della follia è ricordata da una linea con inciso la data del 1947, quando verrà il cimitero diviso dalla linea di confine come definita sulla carta nel trattato di Pace e quella del 1974, ultimo anno di tale divisione all'interno del cimitero, e la linea di confine verrà poi definita in modo più equilibrato, almeno all'interno del cimitero. Vedi la tua ombra oltrepassare la linea, aldilà del confine, ed il tuo corpo essere aldiquà del confine. Fisicità ed immaterialità che vibrano nel silenzio turbato dalla follia umana. All'interno di quel piccolo cimitero esiste anche una sala adibita a museo. Tra le varie cose non potrai non notare una scritta, che ricorda l'esodo rimosso e censurato in Italia, ma non in Slovenia, nel giro di un nano secondo la storia rimossa e la storia incisa nella memoria si scontrano.
100 mila sloveni fuggiti in Jugoslavia a causa del nazionalismo, irredentismo e fascismo italiano. Prima di uscire dal cimitero guarderai oltre il muro, ed oltre il muro vi è l'Italia, ma tu ora sei in Slovenia.
oltre il muro del cimitero di Merna è Italia

all'interno del cimitero di Merna è ora Slovenia
Sì, lo so bene, sto scrivendo ora una cosa banale, ma per quanto banale, per quanto scontata, personalmente continuo a viverla con turbamento e silenzio irrequieto. La tua ombra è in Italia, ma il tuo corpo è in Slovenia. Basta svoltare l'angolo e puoi recarti in Italia e ritornare nuovamente in Slovenia. Ma fino a qualche anno addietro tutto ciò era semplicemente impensabile poterlo vivere con tale facilità e velocità e normalità.

Marco Barone

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