La celebrazione del fascismo della passeggiata di Ronchi di D'Annunzio e l'occupazione di Fiume

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Mio caro compagno, Il dado è tratto. Parto ora. Domattina prenderò Fiume con le armi. Il Dio d'Italia ci assista. Mi levo dal letto febbricitante. Ma non è possibile differire. Ancora una volta lo spirito domerà la carne miserabile. Riassumete l'articolo !! che pubblicherà la Gazzetta del Popolo e date intera la fine . E sostenete la causa vigorosamente, durante il conflitto. Vi abbraccio Non sarà stato forse un fascista dichiarato, D'Annunzio, certo è che non fu mai antifascista, era lui che aspirava a diventare il duce d'Italia e la prima cosa che fece, all'atto della partenza da Ronchi per andare ad occupare Fiume, fu quella di scrivere a Mussolini, per ottenere il suo sostegno. Perchè D'Annunzio ne aveva bisogno. Il fascismo fu grato a D'Annunzio, per il suo operato,  tanto che si adoperò anche per il restauro e la sistemazione della casa dove nacque D'Annunzio e morì la madre. E alla notizia della morte, avvenuta il 1 marzo del 193

Ronchi: quando nel 1925 venne asportato il fascio ed i fascisti spararono all'impazzata

Segni di antifascismo, a Ronchi, ve ne sono stati diversi durante il periodo di consolidamento del regime, cosa per nulla facile e per niente scontata, ciò a significare come la comunità di Ronchi fosse stata sempre avversa al fascismo, ma la reazione, ovviamente, fu pesante e violenta.
Per esempio nella cronaca nazionale del 24 aprile 1925, si legge che a Ronchi, veniva asportato l'emblema del fascio da una casa dove era collocato, i fascisti spararono all'impazzata di notte e rimase ferito un lavoratore a colpi di rivoltella, altri, invece, vennero picchiati in modo selvaggio a colpi di bastone. Oppure il 22 ottobre 1926, in relazione anche alla diffusione di volantini e manifesti apparsi sul territorio, e reputati come sovversivi, partì una vera e propria retata da parte della polizia fascista. Si denunciavano perquisizioni a tappeto da Selz a Ronchi centro, indiscriminate, diversi arresti vennero effettuati a casaccio, contro presunti sovversivi, senza avere ovviamente alcuna prova e venivano prelevati da casa o dalle campagne per essere  poi rinchiusi nel carcere di Monfalcone.


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