C'era una volta Gorz. Gorizia, la città più tedesca del "nord est italiano"

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    Gorizia è oggi, a causa degli eventi del '900, conosciuta forse come la città più italiana, delle italiane, anche se la sua peculiarità discende dal passato asburgico, quello che affascina, quello che interessa i turisti, insieme alla questione dell'ultimo "muro" caduto che divideva Gorizia da Nova Gorica. A partire dal 1500 Gorizia conobbe la sua svolta, una città dove convivevano, senza ghettizzarsi, idiomi diversi, dove la cultura germanofona era rilevante, con l'ultimo censimento dell'Impero che arrivava a contare poco più di 3000 cittadini di lingua tedesca. Tedesco, sloveno, friulano, italiano. Il nome Gorizia, è un nome slavo, una città dallo spirito tedesco, di cui oggi si è praticamente perso pressoché ogni traccia. Salvo iniziative di qualche realtà associativa privata, che mantengono con impegno e passione viva la lingua tedesca a Gorizia e contributi da parte di alcuni storici e studiosi, in città si è assistito ad un vero e proprio annichilime

Scuola: se un docente è transessuale, il caso di Trieste


A Trieste farà certamente discutere il caso di una supplente che si è presentata a scuola, vestita da donna. Ciò perché, purtroppo, siamo ancora indietro con l'accettazione della diversificata identità di genere. Uso il lei, perché la persona in questione pur non avendo modificato l'anagrafe, che risulta essere ancora oggi al maschile, come comunicato nell'articolo del Piccolo del 29 maggio 2014, si definisce transessuale. Transessuale è la persona che sente in modo persistente di appartenere al sesso opposto e, per questo, compie un percorso di transizione che generalmente, ma ciò non è mica obbligatorio, si conclude con la riassegnazione chirurgica del sesso. Il termine si declina al femminile (“la” transessuale) per indicare persone di sesso biologico maschile che sentono di essere donne (MtF - Male to Female) e al maschile (“il” transessuale) per indicare persone di sesso biologico femminile che sentono di essere uomini (FtM - Female to Male). Per travestito, invece, si indica la persona che abitualmente indossa abiti del sesso opposto, indipendentemente dal proprio orientamento sessuale o identità di genere. Essendosi, per come emerso, la persona in questione, definita transessuale, il lei, è d'obbligo, come segno di rispetto per l'identità di genere ivi considerata. Ovviamente, le reazioni negative non sono venute meno. Le critiche principali andavano dallo stupore degli studenti, da chi si è messo a ridere a chi avrebbe affermato che in ambito scolastico è inopportuno vestirsi da donna se si è uomini. In controtendenza, è andata invece la dirigente scolastica della scuola in questione. Inopportuno è il fatto che in Italia non si applichi in modo concreto e deciso la Strategia Nazionale per la prevenzione ed il contrasto delle discriminazioni basate sull’orientamento sessuale e sull’identità di genere, predisposta e coordinata dall’UNAR, in collaborazione con le diverse realtà istituzionali, le Associazioni LGBT e le parti sociali. Eppure, a quanto pare, vi sono Paesi che sono più avanzati rispetto all'Italia. Penso all'India, ove recentemente la Corte Suprema indiana ha riconosciuto il diritto dei transessuali a essere considerati come «terzo sesso».  In Italia, invece, vige e domina spesso ignoranza  e cultura  reazionaria che favorisce l'odio e l'omotransfobia, spesso con la complicità anche delle istituzioni. La Raccomandazione CM/Rec(2010)5, più volte richiamata nella citata Strategia, ignorata in molte scuole, il Comitato dei Ministri ha rimarcato che le persone LGBT sono state vittime per secoli di intolleranza e di discriminazione, anche all’interno delle loro famiglie, ivi compreso sotto forma di criminalizzazione, marginalizzazione, esclusione sociale e violenza. Di particolare importanza è il richiamo al principio secondo il quale non può essere invocato nessun valore culturale, tradizionale o religioso, né qualsivoglia precetto derivante da una “cultura dominante” per giustificare il discorso dell’odio o qualsiasi altra forma di discriminazione, ivi comprese quelle fondate sull’orientamento sessuale o sull’identità di genere. Per quanto attiene alle discriminazioni nei confronti delle persone transessuali e transgender, è il caso di ricordare, a chi invoca la non opportunità di essere se stessi, che la Corte di Giustizia delle Comunità Europee, con sentenza C-13/94 del 30 aprile 1996 ha riconosciuto che si applicano le disposizioni introdotte dalla Direttiva 1976/207/CE relativa alla parità tra uomo e donna (recepita in Italia con la Legge 9  dicembre 1977, n. 903, in seguito modificata e integrata dalla Legge 125 del 10 aprile 1991). Pertanto il campo d'applicazione del principio della parità di trattamento tra uomini e donne deve considerarsi esteso anche alle discriminazioni nei confronti delle persone transessuali e transgender. Insomma, in una Europa che svolta letteralmente a destra, anche in modo reazionario, che addirittura vedrà tra i seggi parlamentari un filonazista,che al Parlamento europeo, nato come processo unitario dopo la caduta del fascismo e nazismo, non dovrebbe proprio metterci piede, certamente non sarà un momento facile per i diritti civili in questione, ma nonostante il tutto questi vanno difesi e conquistati e respinti i pregiudizi e tutti i sentimenti che partoriscono, a causa di ignoranza e razzismo, semplicemente odio ed intolleranza.


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