Quella lenta riscoperta delle proprie origini ricordando i caduti austroungarici contro la damnatio memoriae del nazionalismo italiano

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Timidamente, negli anni, son sorti dei cippi, delle targhe, dei monumenti, defilati o meno, con i quali ricordare ciò che dall'avvento del Regno d'Italia in poi in buona parte del Friuli è stato sostanzialmente cancellato dalla memoria pubblica, ma non ovviamente da quella privata. Un territorio legato all'impero asburgico, che ricorda i propri caduti italiani che hanno lottato per la propria terra asburgica. Nei ricordi  memorie delle famiglie che si son tramandate nel tempo è difficile raccogliere testimonianze negative di quel periodo, sostanzialmente si viveva tutti assieme, ognuno con le proprie peculiarità e l'irredentismo italiano era solo una minoranza di un manipolo di esagitati. Poi, come ben sappiamo, con la guerra, le cose son cambiate in modo terrificante, per arrivare alla dannazione della memoria che ha voluto cancellare secoli e secoli di appartenenza asburgica. Lentamente, questi cippi, targhe, dal cimitero di Ronchi, al comune di Villesse, a Lucinico,

Inno di Mameli, una canzonetta da cellulare




Nel 2012 con 208 voti favorevoli, 14 contrari e due astensioni, il Senato ha approvato, in via definitiva, il ddl n. 3366 sull'insegnamento dell'Inno di Mameli (già approvato dalla Camera), in cui risulta assorbito il ddl 3256 sull'Istituzione della Giornata dell'Unità d'Italia . Cioè si è introdotto a scuola l'insegnamento dell'inno ufficioso e non ufficiale, che solo per disposizione di un verbale del Consiglio dei Ministri del 1946, trova ancora oggi diffusione in certi e dati momenti. Atto giuridico per nulla vincolante, che ha trovato la sua forza di permanenza nella consuetudine. Ora da parte di un parlamentare di Fratelli d'Italia si deposita, una proposta di legge che ha lo scopo di trasformare questo inno da ufficioso in ufficiale. Non è la prima volta che ciò accade ed i tentativi sono sempre falliti. Nella sua proposta di legge che richiama in sostanza quelle del passato si legge che che gli italiani vedono nell'inno ufficioso di Mameli ciò che “scuote gli animi e suscita la commozione di coloro che lo recitano,poiché possiede tutti i riferimenti storici e i requisiti qualitativi sotto il profilo musicale per rappresentare l’Italia durante le cerimonie nazionali e internazionali”. Scritto il 10 settembre 1847, da Mameli, intitolandolo “Il canto degli Italiani” e musicato da Michele Novaro il 24 novembre dello stesso anno. Venne cantato per la prima volta a Genova durante una festa popolare e da allora con alti e bassi e diventato ufficiosamente l'inno italiano. Il Consiglio dei ministri del 12 ottobre 1946, presieduto da Alcide De Gasperi, acconsentì all'uso dell'inno di Mameli come inno nazionale della Repubblica Italiana ma così disponendo “(…) Su proposta del Ministro della Guerra si è stabilito che il giuramento delle Forze Armate alla Repubblica e al suo Capo si effettui il 4 novembre p.v. e che, provvisoriamente, si adotti come inno nazionale l’inno di Mameli . Giusto per dovere di cronaca il ministro della Guerra era Facchinetti, massone che arrivò a rivestire l’incarico di Primo Sorvegliante nel Consiglio dell'Ordine del Grande Oriente d'Italia. Inno che vuole l'Italia schiava di Roma come iddio la creò, inno che esalta la morte per difendere l'Italia, inno irredentista e massonico e maschilista, solo questo basterebbe per dire no all'inno di Mameli, che a dirla tutta, musicalmente è proprio orrendo. Una canzonetta, una musichetta da cellulare, però, pensandoci bene, viste le condizioni in cui si trova questo Paese, forse se lo merita pure.

il mio inno è e sarà questo:




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