Quella lenta riscoperta delle proprie origini ricordando i caduti austroungarici contro la damnatio memoriae del nazionalismo italiano

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Timidamente, negli anni, son sorti dei cippi, delle targhe, dei monumenti, defilati o meno, con i quali ricordare ciò che dall'avvento del Regno d'Italia in poi in buona parte del Friuli è stato sostanzialmente cancellato dalla memoria pubblica, ma non ovviamente da quella privata. Un territorio legato all'impero asburgico, che ricorda i propri caduti italiani che hanno lottato per la propria terra asburgica. Nei ricordi  memorie delle famiglie che si son tramandate nel tempo è difficile raccogliere testimonianze negative di quel periodo, sostanzialmente si viveva tutti assieme, ognuno con le proprie peculiarità e l'irredentismo italiano era solo una minoranza di un manipolo di esagitati. Poi, come ben sappiamo, con la guerra, le cose son cambiate in modo terrificante, per arrivare alla dannazione della memoria che ha voluto cancellare secoli e secoli di appartenenza asburgica. Lentamente, questi cippi, targhe, dal cimitero di Ronchi, al comune di Villesse, a Lucinico,

Il viale degradato della speranza, mi e ci scrive il padre di Nicholas Green



L'indifferenza nuove gravemente alla dignità.
L'indifferenza nuoce gravemente alla civiltà.
Ho cercato di rompere il muro dell'indifferenza con un piccolo ma incisivo scritto, quando percorrendo, durante la mia breve permanenza in Calabria, le strade di Vibo Valentia prima di giungere al Castello Normanno Svevo, avevo deciso di andare a salutare l'albero ed il viale della speranza, dedicato a Nicholas Green e Salvatore Riga.
Le condizioni di quel viale , per l'ennesima volta, mi hanno procurato viva indignazione, perché si possono scrivere le più belle parole, si possono collocare le più belle pietre, realizzare i più poetici viali, ma se la speranza ed il senso di rispetto non vengono coltivati, curati, amati, giorno dopo giorno, la retorica sarà solo un male ed una parvenza di cui non abbiamo bisogno.
Non abbiamo bisogno di apparenza.
Ho scritto un breve intervento dal titolo chiaro ed esemplificativo, pubblicato per reset italia, Vibo: Quel Viale della speranza dedicato a Salvatore Riga e in degradoE lì evidenziavo che il viale della speranza continua ancora oggi a presentarsi come un viale dell'immondizia, si scarica di tutto e di più, da pneumatici a frigoriferi a televisori a semplice spazzatura. Il piccolo recinto che circonda la pietra e l'ulivo, è invece circondato a sua volta da erbaccia ed ovviamente da qualche rifiuto.
Quell'intervento non è passato inosservato.
E mi scrive il padre di Nicholas Green il cui testo viene tradotto, per l'occasione, da Andrea Scarabelli.  
Parole forti, cariche di emozione ma anche di speranza.
"Gentile Sig. Barone, mi è molto dispiaciuto sapere tramite il suo articolo che il monumento a mio figlio Nicholas e a Salvatore Riga è talmente trascurato da farglielo definire come "un viale dell'immondizia". Nicholas aveva solo sette anni ed era in vacanza con la sua famiglia dagli Stati Uniti quando fu ucciso sull'autostrada nei pressi di Vibo, e i suoi organi donati salvarono la vita di cinque italiani e ridiedero la vista ad altri due tramite le sue cornee. Il Sig. Riga, che aveva 23 anni, fu travolto da un treno mentre cercava di salvare uno sconosciuto. La città di Vibo fu generosa nel costruire questo memoriale in quel bellissimo luogo, ma l'incuria si fa beffe della targa lì posta che chiede ai visitatori di non dimenticare un insegnamento di civiltà e amore. La ringrazio per aver reso pubblica questa situazione di degrado. Forse incoraggerà qualcuno a ripulire l'area. Cordiali Saluti, Reg Green".
P.S: Ho allegato una foto di Nicholas che fu scattata pochi giorni prima di essere ucciso."( la foto è quella ora pubblicata)

Ogni altro mio commento è superfluo. Che la comunità vibonese e calabrese colga questo messaggio, le emozionanti ed intense parole del padre di Nicholas, per Nicholas e Salvatore e per quella dignità che deve essere difesa in ogni giorno della nostra vita e che non si ripeta più, e che non accada più di vedere quel viale in condizioni semplicemente vergognose ed irrispettose verso chi ha sofferto immenso dolore ma anche reagito per salvare la vita ad altre vite umane.
Concludo con questo ulteriore messaggio rivolto ai calabresi da parte del padre di Nicholas : "Abbiamo sempre provato gratitudine per la gente della Calabria per il modo in cui hanno fatto tutto il possibile per confortare mia moglie Maggie, nostra figlia Eleanor che allora aveva quattro anni, e me quando Nicholas fu ucciso. Non abbiamo mai pensato che sia stata la Calabria ad uccidere Nicholas. Sarebbe potuto accadere ovunque. Sappiamo che le persone che vennero ad incontrarci o che ci scrissero in quei terribili giorni avrebbero fatto tutto quanto era in loro potere per proteggere nostro figlio. Non pensiamo che la trascuratezza del monumento rappresenti i loro sentimenti. Invece crediamo che il piccolo Nicholas viva nei cuori calorosi dei Calabresi di ogni genere ed età."


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