Quella lenta riscoperta delle proprie origini ricordando i caduti austroungarici contro la damnatio memoriae del nazionalismo italiano

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Timidamente, negli anni, son sorti dei cippi, delle targhe, dei monumenti, defilati o meno, con i quali ricordare ciò che dall'avvento del Regno d'Italia in poi in buona parte del Friuli è stato sostanzialmente cancellato dalla memoria pubblica, ma non ovviamente da quella privata. Un territorio legato all'impero asburgico, che ricorda i propri caduti italiani che hanno lottato per la propria terra asburgica. Nei ricordi  memorie delle famiglie che si son tramandate nel tempo è difficile raccogliere testimonianze negative di quel periodo, sostanzialmente si viveva tutti assieme, ognuno con le proprie peculiarità e l'irredentismo italiano era solo una minoranza di un manipolo di esagitati. Poi, come ben sappiamo, con la guerra, le cose son cambiate in modo terrificante, per arrivare alla dannazione della memoria che ha voluto cancellare secoli e secoli di appartenenza asburgica. Lentamente, questi cippi, targhe, dal cimitero di Ronchi, al comune di Villesse, a Lucinico,

Vibo: Quel Viale della speranza dedicato a Salvatore Riga e Nicholas Green



Il 1 Ottobre 1994 moriva Nicholas Green, dopo le gravi ferite subite nell'agguato, dovuto ad uno scambio di autovetture, accaduto sull'autostrada Salerno-Reggio, nel tratto vicino Vibo Valentia, la famiglia decideva di donare gli organi a giovani italiani in attesa di trapianto, Nel novembre del 1994 invece,un lavoratore delle Ferrovie dello Stato, Salvatore Riga, di 23 anni, nel tentativo di salvare la vita ad una persona che mentre attraversava i binari, stava per essere travolta da un treno merci, verrà investito proprio da quel treno merci nella stazione di Vibo-Pizzo. Il 17 dicembre 1994 nella parte più alta di Vibo Valentia, lì dove tra il cielo ed il verde agreste smarrisci il tuo sguardo oltre ogni possibile confine, veniva inaugurato il viale della speranza con tanto di grezza e possente pietra ove veniva collocata una targa che ricorda ancora oggi i nomi di Green e Riga.

Il viale della speranza continua ancora oggi a presentarsi come un viale dell'immondizia, si scarica di tutto e di più, da pneumatici a frigoriferi a televisori a semplice spazzatura. Il piccolo recinto che circonda la pietra e l'ulivo, è invece circondato a sua volta da erbaccia ed ovviamente da qualche rifiuto.

Se quello doveva essere il viale della speranza, se è l'incuria ed il degrado assoluto il modo di voler ricordare eventi che hanno segnato la vita di diverse persone e di una intera comunità, che dire? Eppure nella targa color verde si legge per non dimenticare l'insegnamento di civiltà ed amore...

Tipica retorica che è lungi, spesso, dalla realtà delle cose.


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