La celebrazione del fascismo della passeggiata di Ronchi di D'Annunzio e l'occupazione di Fiume

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Mio caro compagno, Il dado è tratto. Parto ora. Domattina prenderò Fiume con le armi. Il Dio d'Italia ci assista. Mi levo dal letto febbricitante. Ma non è possibile differire. Ancora una volta lo spirito domerà la carne miserabile. Riassumete l'articolo !! che pubblicherà la Gazzetta del Popolo e date intera la fine . E sostenete la causa vigorosamente, durante il conflitto. Vi abbraccio Non sarà stato forse un fascista dichiarato, D'Annunzio, certo è che non fu mai antifascista, era lui che aspirava a diventare il duce d'Italia e la prima cosa che fece, all'atto della partenza da Ronchi per andare ad occupare Fiume, fu quella di scrivere a Mussolini, per ottenere il suo sostegno. Perchè D'Annunzio ne aveva bisogno. Il fascismo fu grato a D'Annunzio, per il suo operato,  tanto che si adoperò anche per il restauro e la sistemazione della casa dove nacque D'Annunzio e morì la madre. E alla notizia della morte, avvenuta il 1 marzo del 193

Scuola: un cappello contro il manganello



Da Trieste a Palermo, da Cagliari a Bologna, da Roma a Torino, gli studenti, in questo 15 novembre 2013, sono scesi nuovamente in piazza ed ogni città aveva i propri cori, le proprie singole vertenze, ma tutte unite dall'unico elemento che unisce l'Italia studentesca in lotta, la ricostruzione, più che la difesa a parer mio, della scuola pubblica.
Scuole con amianto, scuole che cadono,ancora oggi,  a pezzi, scuole dove l'incertezza regna sovrana, e dove si assiste a quella rivoluzione, negativa, che vuole trasformati i docenti in operatori, gli studenti in clienti, che devono solo acquisire una valida certificazione delle competenze finalizzata all'apprendistato permanente nel mondo ultra-precario del lavoro.
Si vogliono emulare le cose negative delle scuole del nord Europa o americane, uccidendo secoli di storia della nostra scuola, una delle migliori al mondo.
Ed allora arrivati ad un certo punto, quando la rabbia, le proteste, sono letteralmente inascoltate, o se ascoltate poi ignorate, è chiaro che il livello dello scontro si alza.
Non sono gli studenti ad alzare il livello dello scontro, non è chi lotta, ma semplicemente chi governa questa scuola nel vigente fallimentare sistema sociale ed economico.
A Bologna vi sono state le tensioni più rilevanti.
In una delle foto pubblicate su Repubblica di Bologna, crea sconcerto e viva indignazione l'accanimento di alcuni agenti delle forze di Polizia contro uno studente.
Vedrai quello studente difendersi con un cappello di lana contro i manganelli.
Forse sarà accaduto qualcosa prima, forse quello studente avrà fatto qualcosa, o forse no, ma in ogni caso nulla può giustificare quel tipo di accanimento.
Il manganello contro il cappello.
Un cappello che è stato tolto alla scuola pubblica, da parte di chi protesta, per scoprire la realtà, per mostrare in tutta la nudità  le menzogne che avviliscono ogni intelligenza e sistema critico e lo Stato punisce chi ha commesso tale atto blasfemo. Ecco cosa ho voluto leggere in quel gesto, violento ed indegno, del manganello contro il cappello.
Una nudità che ben evidenzia il collasso della nostra scuola che molti continuano a non voler comprendere.
E' facile, d'altronde, mostrare i muscoli con i più deboli,no?
Certamente ognuno si assume le responsabilità delle proprie azioni, ma quel cappello contro il manganello proprio non mi va giù.



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