La celebrazione del fascismo della passeggiata di Ronchi di D'Annunzio e l'occupazione di Fiume

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Mio caro compagno, Il dado è tratto. Parto ora. Domattina prenderò Fiume con le armi. Il Dio d'Italia ci assista. Mi levo dal letto febbricitante. Ma non è possibile differire. Ancora una volta lo spirito domerà la carne miserabile. Riassumete l'articolo !! che pubblicherà la Gazzetta del Popolo e date intera la fine . E sostenete la causa vigorosamente, durante il conflitto. Vi abbraccio Non sarà stato forse un fascista dichiarato, D'Annunzio, certo è che non fu mai antifascista, era lui che aspirava a diventare il duce d'Italia e la prima cosa che fece, all'atto della partenza da Ronchi per andare ad occupare Fiume, fu quella di scrivere a Mussolini, per ottenere il suo sostegno. Perchè D'Annunzio ne aveva bisogno. Il fascismo fu grato a D'Annunzio, per il suo operato,  tanto che si adoperò anche per il restauro e la sistemazione della casa dove nacque D'Annunzio e morì la madre. E alla notizia della morte, avvenuta il 1 marzo del 193

L'assedio di Roma alcune considerazioni critiche



Il 19 ottobre è superato ma non finito.
Si è tenuta la piazza, cosa che per diversi motivi non è stato possibile fare il 15 ottobre del 2011, già si guarda oltre queste prime battute autunnali con lo scopo di organizzare un secondo grande momento nazionale di mobilitazione.
Da un lato vi è stata sì una città blindata, e dall'altro 70 mila manifestanti che hanno ben comunicato le ragioni di una protesta necessaria.

Azioni
Due sono state le azioni più significative e probabilmente poste in essere da due realtà antagoniste forse anche tra di loro. Quella al consolato tedesco, e quella più dura, più che essere una sorta di assedio al Ministero dell'Economia è stata in realtà una sorta di   attacco allo " scudo del Ministero che ha rischiato di ledere il corteo e forse anche altro. Forse si  pensava di essere nel 1283 «Consegnatevi a noi e potrete andare incolumi, se invece non accettate e sarete presi con la forza sarete tutti impiccati senza misericordia.» queste erano le parole dell'ultimatum di Guida da Albereto agli uomini di Cavillianum rinchiusi nella pieve fortificata da San Paolo. Ma eravamo a Roma e nel 2013 ed il Ministero era  probabilmente vuoto.

Certo si dirà il G8 di Genova, si dirà le cariche in Valsusa, si dirà tanto altro, si andrà a cercare il minimo particolare che possa giustificare quel tipo di azione. La cosa significativa è che,ad oggi, non sembrano emergere condanne verso quel tipo specifico di azione, né buoni né cattivi ma uniti, si dirà e scriverà. Ciò deve indurre alla riflessione. Esiste una rabbia sociale, esiste un disagio sociale ma esiste anche la serietà. Non è tanto una questione filosofica od etica di legittimo ed illegale,  od illegittimo e legale, pacifismo o non pacifismo, violenza o non violenza,  ma di serietà e responsabilità ed io quell'azione non la condivido, non la sostengo e ne prendo le distanze, perché non la considero né seria né responsabile, anzi. 
Ditemi che cosa c'è di rivoluzionario, di ribelle, di costruttivo, di edificante,  nel gettare bottiglie, pietre e fumogeni oltre ad uova e pane ( cibo)  contro una decina di poliziotti e finanzieri bloccati tra i blindati ed un Ministero chiuso ed incentivare le cariche delle forze dell'ordine.
Proprio non riesco a capirlo.
E' ovviamente da annotare la provocazione di Casapound ed il fatto che è stato loro permesso di formare un blocco con caschi e bastoni, situazione deprecabile.

Media
Altro elemento che è emerso e che merita attenzione è il comportamento dei media. Se da un lato si è affermata certamente la ricerca preventiva della solita tensione, dei soliti incidenti, che, salvo quell'azione deprecabile, non vi sono stati, questa volta, dopo i tipici tentativi di criminalizzare il conflitto sociale, anche per ignoranza e non comprensione delle dinamiche conflittuali e di movimento ma anche con lo scopo di depotenziare la manifestazione, hanno dato spazio ai contenuti del 19 ottobre e del 18 ottobre, giorno del primo sciopero generale contro l'austerità ed indetto da Cobas, Usb,Cub, Usi ed altri sindacati di base. Una forma di tentato assedio democratico che ha dato in qualche modo i suoi frutti di informazione. Erano anni che non si parlava dei contenuti di una manifestazione o di uno sciopero del sindacalismo di base, delle ragioni di una protesta che non si arresta e continua e continuerà. Certo si deve comprendere il come, si deve evitare di ricadere nei soliti errori di autoreferenzialità ed autoprotagonismo del passato, si deve evitare quel centralismo presuntuoso che si arroga il diritto di rappresentare chiunque ovunque, quando chiunque ed ovunque non è rappresentato dal centralismo e non vuole essere rappresentato dal centralismo.

Rapporti politici e caso M5S
Da un lato la politica istituzionale ha convocato un tavolo, cosa non scontata, con i manifestanti, e dagli esiti incerti. Anzi ciò alimenta il tipico dibattito, istituzionalizzare il movimento o non istituzionalizzare il movimento. Chi dirà che quell'apertura del governo è un tentativo di indebolire il movimento, chi una forma di debolezza del governo, chi un riconoscimento del movimento. Ma come è noto le Leggi si approvano in Parlamento e la forza del movimento è quella di far pressione perché certe e date Leggi abbiano o non abbiano luogo. Dall'altro è da registrare il fatto che sia in corso una rottura di “dialogo” con il M5S, ciò è dovuto principalmente alla presa di posizione dei portavoce di questo movimento sulla questione immigrazione . E' significativo che il sito di questo movimento/partito abbia praticamente ignorato il 19 ottobre. Non vi sono partiti di sinistra di massa che riescono a capitalizzare quanto nato in questo 19 ottobre, perché questo 19 ottobre qualcosa è nato. Certo arrivano nuove realtà politiche , ma i protagonisti sembrano essere sempre gli stessi che già hanno avuto un ruolo nella politica passata. Nuove forme politiche per una sostanza antiquata. E' necessaria una innovazione in tal senso e ciò potrà arrivare solo dalle nuove generazioni e da nuove idee che devono armonizzarsi con il passato ma senza rimanere imprigionate nel passato, nei soliti schemi. Certo il gioco è sempre lo stesso ma sono cambiate le regole e queste regole sono nettamente a sfavore di chi sta perdendo la lotta di classe.
Non parlo dunque della necessità di rottamazione ma di innovazione.
D'altronde il nemico da contrastare è sempre lo stesso, il capitalismo. Un capitalismo che vince la lotta di classe, che ha facilitato divisioni e frazionamenti di una sinistra che non si è sottratta a tale divisione e che è semplicemente sparita e certamente non è il PD un partito di sinistra a cui far riferimento e neanche il M5S una realtà omogenea di sinistra.
Questi movimenti, che sono anche una massa critica ed elettorale, prima o poi dovranno trovare un canale partitico di riferimento, la democrazia invocata lo richiede, questo partito innovatore oggi non esiste. Ed allora muteranno questi movimenti in soggetto elettorale?

Rapporto periferia e centro e distribuzione delle ricchezze
Le periferie sono il fulcro vitale dell'Italia.
L'Italia non è costituita esclusivamente da metropoli ma principalmente ed essenzialmente da tante piccole città e con le proprie varietà conflittuali e sociali. Metropoli e provinciopoli devono armonizzarsi, devono camminare insieme per ribaltare in modo democratico e radicale l'esistente partendo dal primo dei problemi, la distribuzione delle ricchezze. Si deve tramite l'assedio democratico e sociale e condiviso  costringere chi governa ad imporre una patrimoniale a quel 10 % della popolazione italiana, ricca e straricca, che detiene oltre il 50 % dell'intera ricchezza nazionale.
Partiamo da questo punto, da dove attingere le risorse che già esistono per far respirare milioni di famiglie. Partiamo dalla equa e giusta distribuzione delle ricchezze principio altresì teoricamente ben protetto nella nostra Costituzione.

Apriamo le porte del cambiamento ma con intelligenza, con dignità e non con complice violenza.


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