Quella lenta riscoperta delle proprie origini ricordando i caduti austroungarici contro la damnatio memoriae del nazionalismo italiano

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Timidamente, negli anni, son sorti dei cippi, delle targhe, dei monumenti, defilati o meno, con i quali ricordare ciò che dall'avvento del Regno d'Italia in poi in buona parte del Friuli è stato sostanzialmente cancellato dalla memoria pubblica, ma non ovviamente da quella privata. Un territorio legato all'impero asburgico, che ricorda i propri caduti italiani che hanno lottato per la propria terra asburgica. Nei ricordi  memorie delle famiglie che si son tramandate nel tempo è difficile raccogliere testimonianze negative di quel periodo, sostanzialmente si viveva tutti assieme, ognuno con le proprie peculiarità e l'irredentismo italiano era solo una minoranza di un manipolo di esagitati. Poi, come ben sappiamo, con la guerra, le cose son cambiate in modo terrificante, per arrivare alla dannazione della memoria che ha voluto cancellare secoli e secoli di appartenenza asburgica. Lentamente, questi cippi, targhe, dal cimitero di Ronchi, al comune di Villesse, a Lucinico,

Ultimo giorno di scuola e la messa





Laicità, laicità, cosa sei tu laicità?
Esistono norme, circolari ed anche sentenze, nonostante tutto, la prassi prevale, una prassi che vede prevalere il sentimento religioso dominante in Italia, tramite l'accordo con la parrocchia del luogo, evadendo ogni buon senso.
Circolari che ricordano agli studenti che durante l'orario scolastico si svolgerà nella vicina parrocchia una messa ove avverrà una sorta di benedizione per concludere l'anno scolastico, ma, e ci mancherebbe, chiunque decidesse di non partecipare, in ogni caso vedrebbe il diritto allo studio garantito, perché a scuola vi sarà sempre qualcuno pronto ad accogliere gli studenti, pronto a garantire il normale svolgimento dell'attività didattica.
Oppure messe svolte a scuola. In quanti luoghi ancora accade?
Eppure il d. lgs 16 aprile 1994, n. 297, all’art. 31 norma il divieto , nelle classi nelle quali sono presenti alunni che abbiano dichiarato di non avvalersi di insegnamenti religiosi, di svolgere pratiche religiose in occasione dell’insegnamento di altre materie o secondo orari che abbiamo comunque effetti discriminanti; la legge 11 agosto 1984, n. 449, di approvazione con la Tavola Valdese, che all’art. 9, vieta ogni eventuale pratica religiosa che si svolga in orario scolastico o secondo orari che abbiano effetti discriminanti per gli alunni, nelle classi in cui sono presenti alunni che abbiano dichiarato di non avvalersi dell’insegnamento della religione cattolica; la legge 22 novembre 1988, n. 516, relativa all’intesa con l’Unione italiana delle Chiese cristiane avventiste del 7° giorno ; la legge 22 novembre 1988, n. 517, relativa all’intesa con le Assemblee di Dio in Italia ; la legge 8 marzo 1989, n. 101, relativa all’intesa con le comunità ebraiche italiane ed altre ancora le quali in sostanza con principi similari dispongono il divieto di forme di insegnamento religioso diffuso nello svolgimento dei programmi di altre discipline e che siano richieste agli alunni pratiche religiose e atti di culto.


L'UAAR, sempre attento a tale disciplina, ricorda che il TAR per l’Emilia Romagna, Bologna, sez. II, del 17 giugno 1993, n. 250, annulla le delibere dei Consigli di circolo che avevano autorizzato lo svolgimento di cerimonie religiose in orario scolastico; oppure la sentenza del TAR per il Veneto, sez. II, del 20 dicembre 1999, n. 2478, che dichiara illegittima la delibera del Consiglio di circolo che disponeva lo svolgimento di attività religiose in orario scolastico.
In particolare, con tale ultima decisione, il TAR ha annullato anche la Circolare del Ministro per la Pubblica Istruzione del 13 febbraio 1992, prot. n. 13377/544/MS, nella quale il ministro affermava di ritenere che «…il Consiglio di Istituto […] possa deliberare […] di far rientrare la partecipazione a riti e cerimonie religiose tra le manifestazioni e attività extrascolastiche previste dalla lettera d) dell’art. 6, D.P.R. 416/74».

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