Il tempo si è letteralmente fermato alla stazione di Miramare di Trieste

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Un gioiellino liberty di epoca asburgica, che consente di arrivare al castello di Miramare, attraversando il polmone verde di Trieste, che affascina il viaggiatore, perchè il tempo si è fermato in via Beirut, a  Grignano come in nessun altro luogo a Trieste.  Un gioiellino che è ora chiuso, ora aperto, ma che necessita di essere valorizzato, riqualificato. Purtroppo già in passato preso di mira da azioni di vandali, ragione per cui venne eliminato il glicine che caratterizzava la pensilina esterna, preso di mira con vandalismi che hanno comportato spese per migliaia di euro da parte di RFI per effettuare interventi di restauro di natura  conservativa. Quella piccola stazione affascina e non ha eguali in Italia, ed è auspicabile che si possano trovare le risorse, gli intenti, la volontà, per farla ritornare ai fasti di un tempo. Purtroppo il tempo fa il suo corso e dei lavori di manutenzione sono necessari per ripristinare quel bene storico che viene invidiato da chiunque si soffermi a

Eros contro Marte



Colpiscimi pure, sentirò la lama della spada penetrare il mio corpo, ascolterò il lamento del sangue, macchierò la pelle con pennellate color rosso ardore, vedrò la furia immolare l'amore nella follia della passione.

Colpisci, colpisci colpisci.
Scolpisci la tua ira su questa carne, perché altro non sono che carne immolata in un tempo destinato a perir nella cenere del non sono.

Marte non uomo, Marte è una Dea, una donna senza identità, protetta nel suo velo pesante come un macigno di montagna fermo sul precipizio della ragione, affascinante come una piuma trasportata dal vento nell'immensità dell'oceano senza inizio senza fine, violenta come l'ira figlia dell'amore tradito.

Eros, uomo alla ricerca dello sguardo furioso di Marte, getta via il suo scudo, getta via i suoi veli, offre la nudità alla guerra, offre la nudità alla provocazione scandendo senza armonia alcuna solo ed in solitudine un lamento, colpiscimi, colpiscimi, colpiscimi.

Marte funesta come la tempesta che non c'è, urla nel silenzio, bagna il viso con lacrime dal sapor selvaggio di assenzio, corre contro Eros.
Colpirà il braccio, la spada entrerà ed uscirà da quella carne mortale di una Divinità che ha abbandonato ogni ritualità per assaporare il senso del limite.
Acciaio rovente accolto dalla terra rude e grezza .
Un tonfo secco.
Non sangue.
Non acqua.
Nulla.
Il nulla ha abbracciato Eros e Marte.
Nella sfida senza sfida.
In un sogno senza sognare.
Vedrai una colonna smarrirsi nel vuoto di quell'ordine dorico dell'epoca immortalata su quel fregio senza più metopa.
Ascolterai l'eco dell'amore.
Respirerai il profumo della passione prigioniera nella disumana ragione.

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