La celebrazione del fascismo della passeggiata di Ronchi di D'Annunzio e l'occupazione di Fiume

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Mio caro compagno, Il dado è tratto. Parto ora. Domattina prenderò Fiume con le armi. Il Dio d'Italia ci assista. Mi levo dal letto febbricitante. Ma non è possibile differire. Ancora una volta lo spirito domerà la carne miserabile. Riassumete l'articolo !! che pubblicherà la Gazzetta del Popolo e date intera la fine . E sostenete la causa vigorosamente, durante il conflitto. Vi abbraccio Non sarà stato forse un fascista dichiarato, D'Annunzio, certo è che non fu mai antifascista, era lui che aspirava a diventare il duce d'Italia e la prima cosa che fece, all'atto della partenza da Ronchi per andare ad occupare Fiume, fu quella di scrivere a Mussolini, per ottenere il suo sostegno. Perchè D'Annunzio ne aveva bisogno. Il fascismo fu grato a D'Annunzio, per il suo operato,  tanto che si adoperò anche per il restauro e la sistemazione della casa dove nacque D'Annunzio e morì la madre. E alla notizia della morte, avvenuta il 1 marzo del 193

A Trieste nasce la Piazza sociale.

Un megafono.
Una piazza.
E persone, uomini e donne che attraversano Piazza dell'Unità, chi per andare a vedere le vetrine dei negozi, chi per realizzare delle compere, chi per perdersi nella bellezza della Piazza chi per partecipare ad un processo di democrazia reale, la Piazza sociale.
I numeri certamente non erano enormi.
Ma non si poteva pretendere di più.
Una iniziativa organizzata in pochi giorni, con una diffusione d'informazione minima se non censurata dalla solita stampa, non poteva pretendere di più.
Una ventina di persone si sono ritrovate nel cuore della città di Trieste.
Per un motivo semplice ma profondo.
Parlare, confrontarsi, discutere di tutte quelle problematiche che caratterizzano il nostro tempo, la società che viviamo.
Un confronto che ha lo scopo di demolire quel muro dell'indifferenza, della paura, della passività che permette al sistema vigente di annientare giorno dopo giorno ogni diritto sociale esistente.
Ed allora la piazza deve ritornare ad essere il centro della vita di una democrazia partecipata e reale.
Si è discusso di vari argomenti, dalle speculazioni che certamente non mancano in città, alla situazione greca.
Sì, perché era presente Petros, che ha raccontato senza alcuna interruzione cosa ha visto e vissuto in Grecia, perchè la voglia di capire era enorme, perché il senso dello stupore e dell'indignazione non aveva fine.
" La gente scende in strada perché non ha più nulla da perdere" diceva Petros, che lunedì 19 marzo a Trieste sarà presente anche in dibattito pubblico.
Ed allora è proprio da questa ultima affermazione che dobbiamo ripartire.
Dobbiamo evitare che la gente scenda in strada solo perché non ha più nulla da perdere, dobbiamo lottare perchè la gente scenda in strada non solo per la disperazione, ma per la difesa di quei diritti che ancora sono difendibili, perché dopo sarà certamente dura, se non durissima.
Ed allora demolire il muro dell'indifferenza è possibile.
Un mattone nella giornata di sabato è stato sottratto a questo muro.
Tanti altri mattoni però sono ancora lì, ed allora la Piazza sociale ha deciso di riproporsi, salvo imprevisti, già dal prossimo sabato .
Vi sarà un pannello mobile dove le persone, i cittadini e le cittadine, potranno scrivere e proporre le problematiche che vorranno discutere, forse vi sarà anche qualche momento libero di rappresentazione artistica e musicale, ma il megafono sarà sempre là, in attesa di essere raccolto, in attesa di espandere e megafonizzare la voce della comprensione, la voce del perché, per le vie di una città che giorno dopo giorno accoglie sentimenti ed emozioni.
La Piazza sociale è una forma senza forma una sostanza dalle mille sostanze, che potrà trovare diffusione in tutte le città italiane.
Basta poco.
Un megafono.
Una piazza.
La voglia di confrontarsi oltre il muro dell'indifferenza.

Marco Barone

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