Sul sito persona e danno viene difussa una recente sentenza della Corte
di
Cassazione,
sez.
III
Penale,
sentenza
20
gennaio–
14
marzo
2012,
n.
9892
. La vicenda è semplice. Il Giudice di Pace condannava P.F. alla pena di 10 Euro
di ammenda per non avere in qualità di genitore esercente la patria
potestà, ottemperato all'obbligo scolastico nei confronti del figlio
minore risultato assente, senza giustificato motivo, per 84 giorni su
113 dell'anno scolastico.
Avverso tale decisione, il P.G. proponeva ricorso deducendo in particolar modo la violazione di legge per essere stata
irrogata una pena determinate sulla base di 15 Euro di ammenda quando
la norma prevede una pena non inferiore a 20 Euro né inferiore a
10.000
Il genitore interessato, era contumace e nello stesso tempo , da quello che si desume dal testo della sentenza, non forniva alcuna spiegazione né, ancor meno, un senso di
resipiscenza. La Corte condannava l'imputata alla pena di euro 20 di ammenda.
Io non sono un sostenitore della cultura repressiva autoritaria e penale del fenomeno della dispersione scolastica. A volte dietro questo fenomeno, in costante aumento, si celano problematiche sociali e culturali di difficile soluzione. Però una riflessione è dovuta. Quanto sarà costato alle casse dello Stato quel processo? Tra Giudice di Pace e Cassazione, cancellerie impegnate, tempo e carte, burocrazia e danaro pubblico impiegato per una sentenza che ha comportato la condanna di 20 euro di ammenda, come contrasto alla dispersione scolastica, verrebbe da dire che qualcosa non funziona.
Se si vuole intraprendere la via della repressione penale, che non condivido, si deve edificare un castello di norme che sia efficace, e per essere efficace vi deve essere una sanzione consistente e concreta e dissuasiva dal ripetere certi comportamenti non consoni a soddisfare l'obbligo scolastico.
Altrimenti non ha alcun senso impegnare le casse dello Stato, per avviare processi che portano a poco od a nulla. Le risorse impiegate per svolgere quel processo potevano essere certamente impiegate sul e nel sociale, investendo maggiormente nel settore dei servizi sociali, in quella interazione tra scuola e famiglie che è sempre più complessa ed articolata.
L' Unione europea ha fissato l'obiettivo di ridurre l'abbandono scolastico del 10% entro il 2020. In questo quadro, il Parlamento europeo ha votato il 1° dicembre 2011 un rapporto per affrontare la questione della dispersione scolastica.
Si tratterà dell'ennesimo intento astratto volto a contrastare un fenomeno figlio dell'elevato degrado sociale e culturale che invade giorno dopo giorno le strade di periferia delle nostre città?
Quale soluzione alla dispersione scolastica? Un tema caldo, dalle mille problematiche, su cui l'attenzione di tutte e tutti non deve mai, e dico, mai venir meno.
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