C'era una volta Gorz. Gorizia, la città più tedesca del "nord est italiano"

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    Gorizia è oggi, a causa degli eventi del '900, conosciuta forse come la città più italiana, delle italiane, anche se la sua peculiarità discende dal passato asburgico, quello che affascina, quello che interessa i turisti, insieme alla questione dell'ultimo "muro" caduto che divideva Gorizia da Nova Gorica. A partire dal 1500 Gorizia conobbe la sua svolta, una città dove convivevano, senza ghettizzarsi, idiomi diversi, dove la cultura germanofona era rilevante, con l'ultimo censimento dell'Impero che arrivava a contare poco più di 3000 cittadini di lingua tedesca. Tedesco, sloveno, friulano, italiano. Il nome Gorizia, è un nome slavo, una città dallo spirito tedesco, di cui oggi si è praticamente perso pressoché ogni traccia. Salvo iniziative di qualche realtà associativa privata, che mantengono con impegno e passione viva la lingua tedesca a Gorizia e contributi da parte di alcuni storici e studiosi, in città si è assistito ad un vero e proprio annichilime

Uccisa dalla pessima sanità e dalla burocrazia.

Ricordate la vicenda, triste, molto triste, di Federica Monteleone? 
La ragazza che a soli 16 anni, dopo quello che doveva esser un banale intervento di appendicite nell’ospedale di Vibo Valentia, è morta?
O meglio uccisa dalla pessima sanità.
Vi sono state anche delle condanne penali per tal evento figlio della grande incuria umana.
Ma la cosa più dolorosa, è che oltre al danno si è realizzata anche una incredibile beffa dal sapore amaro, molto amaro.
A casa di Federica è arrivata, dopo quattro anni dalla sua uccisione, la tessera sanitaria.
Tessera spedita dal sistema sanitario.
Quel sistema, la cui parte malata, ha ucciso una ragazza di soli 16 anni.
Uccisa due volte.
Uccisa dalla pessima sanità e dalla burocrazia.
Non oso pensare, immaginare, cosa possa aver provato la sua famiglia nel vedersi recapitare quella tessera.
Un pezzo di plastica che ha certamente comportato grande dolore e sofferenza.
La burocrazia  di tal società è anche questa.
Un pezzo di plastica che forgia dolore ma anche giusto e comprensibile rancore, nei confronti di quella parte del sistema perverso e malato, che spera di trovar riparo nella frenesia dell'informazione quotidiana e nell'indifferenza collettiva ma specialmente nell'oblio di quell'automatismo che tende ad abituare la società a queste meschinità.
Ma non si può dimenticare,non si deve dimenticare, proprio per evitar che si possa ancora morire di mal-società.
La burocrazia non ha dimenticato Federica.
Ma nel peggior dei modi.
Uccisa due volte, già, uccisa due volte.
Può essere sufficiente solo indignarsi?

La mamma di Federica ha dichiarato  «Quanti anni dovranno ancora passare prima che capiscano che me l’hanno già ammazzata una volta, la mia Federica? E che non si devono permettere di ammazzarla ancora?».

Marco Barone

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