C'era una volta Gorz. Gorizia, la città più tedesca del "nord est italiano"

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    Gorizia è oggi, a causa degli eventi del '900, conosciuta forse come la città più italiana, delle italiane, anche se la sua peculiarità discende dal passato asburgico, quello che affascina, quello che interessa i turisti, insieme alla questione dell'ultimo "muro" caduto che divideva Gorizia da Nova Gorica. A partire dal 1500 Gorizia conobbe la sua svolta, una città dove convivevano, senza ghettizzarsi, idiomi diversi, dove la cultura germanofona era rilevante, con l'ultimo censimento dell'Impero che arrivava a contare poco più di 3000 cittadini di lingua tedesca. Tedesco, sloveno, friulano, italiano. Il nome Gorizia, è un nome slavo, una città dallo spirito tedesco, di cui oggi si è praticamente perso pressoché ogni traccia. Salvo iniziative di qualche realtà associativa privata, che mantengono con impegno e passione viva la lingua tedesca a Gorizia e contributi da parte di alcuni storici e studiosi, in città si è assistito ad un vero e proprio annichilime

L'inizio della fine degli alberi di Viale XX settembre.

Quando arrivi sul Viale XX settembre a Trieste, tocchi con mano, respiri, senti e percepisci l'emozione della vita.
Pensi ad  Italo Svevo nato proprio in Viale XX settembre, un tempo via dell'Acquedotto, pensi alla rivoluzionaria Ondina Peteani, al controverso Vittorio Vidali ed al suo amore con Tina Modotti, pensi ad Umberto Saba oppure a James Joyce.
Ma pensi anche alla gioia vissuta dal  Rossetti  in relazione alla   promulgazione , nel 1811, di un decereto governativo che ordinava la creazione  del secondo filare di alberi proprio su quel Viale, ed al suo entusiasmo esternato con la ornamentazione dei sedili di pietra che fece collocare tutti a sue spese.
Altri tempi, verrebbe da dire.
E passeggiando sotto il Viale alberato ascolti le voci della rivoluzione di Ondina, le voci del sogno della libertà, senti i passi di Svevo, o intravedi lo sguardo di Saba, celato dall'ombra di uno dei tanti non più vivi alberi di via dell'Acquedotto.

Questo perchè quella che doveva essere  una lunga passeggiata alberata , il collegamento tra il centro e lo storico Teatro Rossetti, dove i numerosi  caffè offrono una pausa di riflessione all'artista sia di strada che teatrale; luogo ove  nel periodo natalizio per il tradizionale mercatino di San Nicolò  emergono tante e tante bancarelle,tutte colorate,è oggi, ahimè, espressione del degrado della società presente.
Alberi destinati a morire.
Non curati.
Sofferenti.
Ed ecco che nei primi giorni di marzo del corrente anno si sono realizzate le prime potature ma anche i primi abbattimenti degli alberi,ora, non più vivi.
Tante e tante automobili parcheggiate.
Trieste soffre per la mancanza di parcheggi, troppe auto, pochi parcheggi.
Ed il Viale per forza di cose è divenuto un parcheggio. O meglio è divenuto parcheggio la seconda parte del Viale, proprio quella che si estende dal Teatro Rossetti sino alla piccola scalinata tutta decadente,che congiunge il Viale con la periferia della città.
Un Viale dai due volti.
Ma un Viale sofferente.
Perchè abbandonare all'incuria, alla morte la natura?
E' facile poi dire altra soluzione non esiste se non abbattere l'albero morto!
Quando non ci pensa l'uomo, poi interviene la natura.
La Bora, che giunge in soccorso della natura.
Ponendo fine ad una lunga sofferenza.
Perchè non intervenire prima?
Perchè?

Nel 2003 nasceva un comitato  che avviava la propria attività di sensibilizzazione   in concomitanza con l’avvio dei lavori di “riqualificazione” del Viale, per mettere in evidenza  anche la totale assenza di ogni manutenzione e cura delle alberature.

E incredibile vedere come quel Viale cambi colore in armonia con il mutamento delle stagioni; ora verde, ora giallo, ora cupo ,ora vivo.
Foglie che celano il rude asfalto, rami che suonano il Regno di Arborea, gabbiani che cantano l'inno della natura.
Si possono salvare ancora i tanti alberi oggi presenti sul Viale?
O si vuole lasciare che anche questi patiscano la lenta incuria dell'uomo finalizzata al naturale abbattimento degli stessi per permettere una riqualificazione cementificata del Viale?

Credo che Svevo, Saba, Joyce e tanti altri si appellerebbero al buon senso dei triestini per salvare l'armonia ancora possibile tra il Viale xx settembre ed il progresso regresso moderno di questo secolo.

Marco Barone


Commenti

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