Quella lenta riscoperta delle proprie origini ricordando i caduti austroungarici contro la damnatio memoriae del nazionalismo italiano

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Timidamente, negli anni, son sorti dei cippi, delle targhe, dei monumenti, defilati o meno, con i quali ricordare ciò che dall'avvento del Regno d'Italia in poi in buona parte del Friuli è stato sostanzialmente cancellato dalla memoria pubblica, ma non ovviamente da quella privata. Un territorio legato all'impero asburgico, che ricorda i propri caduti italiani che hanno lottato per la propria terra asburgica. Nei ricordi  memorie delle famiglie che si son tramandate nel tempo è difficile raccogliere testimonianze negative di quel periodo, sostanzialmente si viveva tutti assieme, ognuno con le proprie peculiarità e l'irredentismo italiano era solo una minoranza di un manipolo di esagitati. Poi, come ben sappiamo, con la guerra, le cose son cambiate in modo terrificante, per arrivare alla dannazione della memoria che ha voluto cancellare secoli e secoli di appartenenza asburgica. Lentamente, questi cippi, targhe, dal cimitero di Ronchi, al comune di Villesse, a Lucinico,

Lasciatemi insegnare.

E' tardi.
Devo andare a scuola. Voglio andare a scuola. I miei bambini si aspettano che arrivi puntuale.
I miei bambini.
Si perchè li sento miei, non nel senso di proprietà privata, non sia mai, ma miei nel senso di partecipazione sociale effettiva ove viviamo e condividiamo emozioni, sentimenti, e cultura.
Siamo parte dello stesso progetto sociale. Loro sono miei, io appartengo a loro.
Ieri mi son prolungata sino alle 22 per decidere come impostare la lezione di storia. Oggi voglio parlar loro della storia dell'uomo moderno. Dell'Italia moderna. Della società moderna.
Anche questa è storia no? E' la nostra storia in cui tutti e tutte siamo parte viva ed attiva.
Beh forse qualcuno è anche passivo in ciò, perchè altro non fa che subire o piegarsi.

I libri sono in borsa. 
Bene ora posso andare.
Vado, corro, ed ancora corro.
Sono sudata.
Tra poco suonerà la campanella.
Eccomi!
Ci sono.
Buongiorno!
Buongiorno maestra.
Ah che bello. Nessuno che si alza in piedi.
Tutti sorridenti.
Tutti felici.
Tutti vivi.
Ai miei tempi altro che sorriso.
La scuola era un terrore. Appena arrivava il maestro tutti in piedi.
Guai a chi parlava.
Ecco le botte, ecco la bacchetta non magica.
Ricordo ancora le mani rosse.
O le punizioni dietro la lavagna, o le orecchie da ciuccio come dicevano in volgare i miei compagni di scuola.
Altri tempi.
Come sono belli i miei bambini.
Ma come farò oggi a dire loro che domani finirà il mio contratto di lavoro?
E' dall'inizio dell'anno che siamo insieme.
Abbiamo iniziato un progetto.
Abbiamo coltivato un terreno e diffuso tanti semi.
La stagione del raccolto è vicina.
Dovevamo raccoglierli insieme i frutti del nostro amato lavoro.
Ma ieri mi hanno detto che hanno sbagliato le graduatorie. Che numeri e numerini decisi da un sistema assolutamente folle e burocrate hanno deciso che io devo andare via da qui.
Perchè? 
Perchè non posso continuare il progetto con i miei bimbi?
E loro? 
Come lo dirò a loro.
Maestra tutto bene?
Si bimbi, fa caldo oggi. E' la primavera.
Allora parliamo della storia moderna.
La storia moderna è senza storia.
E' una storia che deve esser riscritta.
E' una storia dove dobbiamo vivere sogni, amore, e non tristezza o guerre o ingiustizie.
Insieme possiamo farlo.
Maestra ma noi lo stiamo facendo vero?
A giugno facciamo il mega disegno tutto colorato giusto?
Si bimbi. Lo farete.
Lo farete.
Vorrei dir loro lo facciamo.
Ma non posso.
Non è colpa mia.
Che colpa ho se il sistema ha deciso che oggi devo lavorare in questa scuola e domani in altra?
Come posso intraprendere un percorso di fiducia con i bimbi?
Progetti? Sogni?
Forse è anche questo che vogliono.
Un mondo senza fiducia. 
Abituarti sin da piccolo alla flessibilità.
Oggi un maestro, domani altro maestro.
Come nel mondo del lavoro.
Oggi un padrone domani altro padrone.

Maestra domani parliamo ancora di storia?
Cosa dico ora loro? Io voglio solo poter insegnare loro l'amore per la cultura, con loro e per loro.
Maestra perchè piange?
Non piango bimbi.
Non sto piangendo.
E' la primavera, il polline. Quelle palline bianche che volano via nel ciel tutto colorato.
E' il polline.Palline di polline.
E' il polline. Palline di polline.

Marco Barone

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